Reportage

Marina: il biglietto da visita della città

Autore: Alessandro Solinas,
17 luglio 2012, 10:24
Nel quartiere di fronte al porto percentuale record di residenti immigrati

Don Marco Lai: Marina ha saputo accogliere gli immigrati

A Sant’ Eulalia era già stato nel 1984, in missione da giovane sacerdote. A distanza di 25 anni, è tornato ufficialmente. Nel 2010 l’allora Arcivescovo di Cagliari, Giuseppe Mani, lo ha chiamato alla guida della parrocchia. Don Marco Lai ha accettato con entusiasmo, ritrovando peraltro un quartiere profondamente cambiato. “Agli inizi degli anni  ‘80 c’erano in giro poche macchine e molti bambini. Le strade erano praticamente i cortili in comune delle case. Le famiglie erano legate da stretti rapporti di solidarietà. Era un quartiere popolare sino in fondo” Con il tempo sono scomparsi anche i profumi:”per sentire quello di pesce oggi devi passare davanti ai ristoranti. 30 anni fa bastava girare per le strade di Marina, abitate da molti pescatori”. In passato sovraffollata, Marina si è progressivamente spopolata, in parte per effetto di vecchie graduatorie per l’assegnazione di case popolari che portarono molte famiglie in affitto nel rione a trasferirsi in periferia. Il recente arrivo di un flusso di immigrati ha cambiato nuovamente volto e storia del quartiere di fronte al porto, una metamorfosi senza traumi “Marina ha saputo accettare, armonizzarsi”. Come arrivare a una completa integrazione? “Attraverso la conoscenza reciproca, il dialogo interculturale e interreligioso, dove l’accettazione della differenza diventa affermazione di civiltà”. Le formule di pacifica convivenza trovano quotidiana conferma anche alla Caritas diocesana di Cagliari, di cui Monsignor Lai è direttore: “La Caritas è un laboratorio d’incontro di culture, nazionalità storie ed anche religioni,. Tutti lavorano insieme per il bene comune”.
Sulla richiesta dei musulmani di costruire una Moschea, il parroco di Sant’Eulalia non lascia spazio alla retorica: “Ci sono valutazioni sulla Moschea che spettano alle istituzioni politiche. Tuttavia, il culto deve essere garantito a tutti con una sala dove poter pregare anche quando piove. A Torino, ad esempio, dove al momento non c’è una Moschea, ci sono almeno 5 sale di culto””. L’aperto sostegno del direttore della Caritas alla libertà di culto ha spinto alcuni esponenti della comunità musulmana  a proporlo per presiedere  un Centro di confronto interculturale e interreligioso.
Animato dalle attività culturali e arricchito di nuove lingue e colori multietnici, al quartiere servono ora “ politiche abitative per tutti, per tutte le tasche, senza lasciare niente al caso o alla speculazione””. Secondo gli auspici, gli interventi per riportare gli abitanti a Marina potrebbero restituirle, almeno in parte, la sua fisionomia. “Non riesco ad immaginarmi il centro storico senza la sua cultura, senza le sue tradizioni. Non può limitarsi alla presenza di alberghi,ristoranti, uffici e campus diffuso.  Nelle vie ci deve essere anche gente che le abita, che “strilla”. Un conto è per i turisti visitare ruderi o bei palazzi architettonici. Un altro è incontrare il cuore pulsante della città”. Don Lai guarda con  interesse al futuro del rione “Marina è in piena evoluzione. Nel centro storico Cagliari si gioca una buona fetta del suo futuro”.
 

“L’integrazione passa attraverso il dialogo e la reciproca conoscenza”