Reportage

Una rivoluzione green: armati di zappa per cambiare il mondo

Autore: Laura Carossino,
10 maggio 2012, 10:15
Gli orti urbani: l'iniziativa sarda e le possibilità di condurre una vita ecosostenibile comodamente da casa.

Il Comune di Cagliari verso gli orti urbani: intervista al consigliere comunale Davide Carta

Il fenomeno degli orti urbani si sta allargando a dismisura in Italia come nel mondo: secondo i dati forniti dalle Nazioni Unite, più di 800 milioni di persone nel globo praticano l'agricoltura urbana, contribuendo dal 15 al 20 per cento della produzione mondiale di cibo.

La città di Cagliari intende adeguarsi a questa linea di tendenza e in che modo?
Lo sviluppo degli orti urbani era fin dall’inizio un punto del programma del Sindaco Zedda e della coalizione del centrosinistra. Gli orti urbani hanno, infatti, una forte valenza da un lato di tipo culturale per l’orientamento alla tutela e valorizzazione dell’ambiente, il riappropriarsi del lavoro della terra e la valorizzazione dei terreni comunali, e dall’altro di tipo sociale connesso alla possibilità di assegnare la gestione ad associazioni e favorire quindi forme di socializzazione, nonché alla possibilità di beneficiare dei frutti della terra derivanti dall’autoproduzione.

Si è quindi approvata una mozione che prevede l’attivazione di un progetto pilota sperimentale per l’avvio degli orti urbani nel comune di Cagliari. Questo primo progetto, oltre a dare la possibilità di valutare le modalità regolamentari ed attuative di tali iniziative, che avranno comunque un carattere no profit, avrà anche la finalità di favorire e promuovere attività di formazione e sensibilizzazione nei confronti delle scuole, dell'università, delle associazioni e della cittadinanza in genere. Relativamente alle modalità realizzative si sperimenteranno le modalità di approvvigionamento idrico in relazione alle singole aree individuate, ma soprattutto saranno previsti sistemi di coltivazione biologica e naturale.

Secondo lei esistono a Cagliari delle aree che possano essere realmente adibite ad orti urbani?
La mozione approvata impegna l’amministrazione ad effettuare una ricognizione delle aree comunali disponibili per iniziative di orti urbani ed a verificare i necessari passaggi di tipo amministrativo nonché i necessari adeguamenti infrastrutturali come ad esempio sistemi di irrigazione, pulizia e sistemazione preliminare del terreno.
Ci sono alcune aree possibili nella zona del quartiere di San Bartolomeo, nella via San Paolo, nella Piana di San Lorenzo, ma per avviare un progetto pilota per la sperimentazione dell’iniziativa degli orti urbani, saranno individuate aree comunali privilegiando quelle con possibilità di realizzare sistemi di irrigazione.

Ci sono aree degradate che possono essere recuperate tramite il progetto in questione?
Gli orti urbani sicuramente favoriscono la riqualificazione ambientale e possono essere utili per recuperare e dare una funzione sociale ad aree degradate. Sicuramente ci sono aree nella zona del quartiere di San Bartolomeo, nella via San Paolo, nella Piana di San Lorenzo che possono essere meglio valorizzate e recuperate, rispetto all’attuale situazione di abbandono.

Quale tipo di supporto potrebbe offrire il comune di Cagliari per la realizzazione di orti urbani?
Il progetto pilota e la ricognizione delle aree servirà per capire questo. In particolare si dovrà valutare la possibilità di mettere a disposizione dei cittadini e delle associazioni dei terreni pronti per la coltivazione, rimuovendo eventuali ingombri e/o sterpaglie ed eventualmente fornire l’acqua per la coltivazione. Un tema specifico riguarderà poi la necessità ed opportunità di realizzare delle recinzioni idonee per la protezione di tali attività.

Secondo lei quali soggetti potrebbero trarre vantaggio dalla realizzazione di orti urbani nella città di Cagliari? A chi fondamentalmente sono destinati? Per chi sono pensati?
I progetti di orti pubblici saranno destinati ai cittadini singoli ed associati. In prima applicazione il bando ed il progetto saranno destinati alla partecipazione di associazioni di cittadini riconosciuto o spontanee e non di singoli richiedenti, indicando criteri di partecipazione che privilegino i proponenti che mostrano un maggiore mix sociale (come età , posizione lavorativa, reddito familiare, disabilità).