Il progetto della Trevi Energy di Cesena prevede 33 pale installate nello specchio di mare tra punta Zavorra e Sarroch
Pili (Pdl) lancia l'allarme: «Autorizzazioni in corso»
Una società di Cesena vuole piantare in mare 33 aero-generatori per produrre 99 megawatt, la concessione è richiesta per 50 anni.
Senza fare troppo rumore i signori del vento marciano a passo di carica. Mentre sul territorio, dopo le rassicurazioni del ministro Matteoli, amministratori e associazioni di cittadini hanno abbassato il livello di guardia, la Capitaneria di porto manda avanti l'iter autorizzativo per i parchi eolici off-shore nel Golfo degli Angeli. Anche in questo caso nell'assoluto silenzio o quasi. Tanto che qualcuno nota che le forme pubblicitarie (obbligatorie per legge) utilizzate sembrano quasi tese a nascondere la notizia. Anche se certamente così non è.
LOTTA DURA A lanciare l'allarme ieri mattina è stato il deputato del Pdl Mauro Pili, che ha reso noto che la Capitaneria di porto sta portando avanti la procedura a proposito dell'istanza di concessione demaniale marittima (per 50 anni) presentata dalla società Trevi Energy per la realizzazione di un impianto eolico off-shore composto da 33 turbine capaci di produrre 3 megawatt ognuna (per un totale di 99), alte fino a 90 metri oltre il livello del mare, nel tratto tra punta Zavorra e Sarroch. «Con la pubblicazione delle procedure di avvio delle autorizzazioni per realizzare l'impianto sul golfo di Cagliari si compie un affronto politico e istituzionale senza precedenti - denuncia Pili, che ieri ha presentato un'interrogazione urgente ai ministri Matteoli, Prestigiacomo e Bondi - serve una revoca delle procedure attivate, visto che c'è una manifesta violazione delle più elementari norme di tutela ambientale, naturalistica, culturale, archeologica che si concentrano su quel tratto di mare».
I RISCHI A preoccupare è certamente l'impatto del progetto presentato: pale alte fino a 120 metri (30 dei quali sotto il livello del mare), oltre 10 chilometri quadrati di specchio acqueo occupati. «È inaccettabile che questa corsa alla conquista del mare sardo abbia la minima possibilità di realizzarsi - aggiunge Pili - l'avvio delle procedure doveva essere impedito non per ragioni istituzionali, e vi sarebbero tutte le ragioni, ma per l'incongruenza dell'impianto proposto con l'area prescelta. I progetti presentati in quell'area di mare sono la dimostrazione che non è pensabile sottostare alle provocazioni di miliziani del vento che pensano di poter perseguire lauti guadagni deturpando le coste della Sardegna rapinando a piene mani gli incentivi sull'eolico che sono pagati anche dai cittadini sardi».
LA SOCIETÀ La Trevi Energy di Cesena è una società per azioni con capitale sociale di un milione di euro. Negli elaborati tecnici che accompagnano il progetto di autorizzazione la società sostiene che «il continuo sviluppo tecnologico delle turbine eoliche permette di realizzare macchine sempre più silenziose», tuttavia il rumore emesso e la conseguente immissione nell'ambiente costituiscono un elemento imprescindibile di verifica nella progettazione di un impianto eolico, almeno a giudicare dalle bocciature a impianti simili, arrivate in altre parti della Penisola. I riferimenti normativi compaiono nel decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri del marzo 1991 (“Limiti massimi di esposizione al rumore degli ambienti abitativi e nell'ambiente esterno”) e nel decreto del ministero dell'Ambiente del marzo 1998 (“Tecniche di rilevamento e di misurazione dell'inquinamento acustico”). Testi dai quali dovrà ripartire chi si vuole opporre alla muraglia eolica.
ANTHONY MURONI
03/03/2010