Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Comune in ritardo sul bando di gara»

Fonte: L'Unione Sarda
25 febbraio 2010

Stadio. Cellino striglia gli uffici e annuncia: ci saranno ristoranti, negozi e posti di lavoro 

Il presidente rossoblù: siamo a febbraio e niente è successo

Cellino freme. Il presidente del Cagliari chiede al Comune di sveltire le pratiche per la gara del nuovo stadio.
Scaramantico (per usare un eufemismo) com'è, preferirebbe non rilasciare interviste prima di un appuntamento importante come Udinese-Cagliari («finisce male tutte le volte che parlo di stadio alla vigilia di una partita»). Ma da un paio di settimane, cioè da quando è tornato in Italia per seguire la sfortunata trasferta dei rossoblù in casa dell'Inter, Massimo Cellino non riesce a contenere la voglia di rivelare i grandi progetti che ha (avrebbe?) in serbo per “la Cagliari calcio” del futuro. E, gira che ti gira, tutto ruota sempre attorno al Sant'Elia. Quasi un'ossessione. Anche perché i tre mesi di tempo che la Giunta comunale si era presa per scrivere il bando sulla cessione del diritto di superficie sono praticamente scaduti e tutto sembra essersi fermato.
Siamo appena a febbraio e l'appuntamento di giugno è già un tormentone. Non è partito un po' troppo presto?
«Forse sì. Ma molto del mio entusiasmo è dipeso dai risultati della squadra, senza contare l'adrenalina accumulata nel tentativo di acquisizione del West Ham. Ho pensato che valesse la pena di provare a realizzare a Cagliari un progetto che sembrava tagliato su misura per l'Inghilterra. Anche se qua è tutto più difficile».
Perché?
«Spesso il problema siamo noi sardi».
Che fa, cita il suo amico Cappellacci?
«Esattamente. Condivido lo spirito di quell'affermazione. Siamo generosi, ospitali, pieni di pregi. Ma tendiamo a dividerci e sappiamo essere terribilmente invidiosi».
E allora perché continuare a investire?
«L'entusiasmo dei tifosi mi ha contagiato e mi stimola. E, mi creda, tutti mi chiedono del nuovo stadio. Quando si fa? Come sarà? E io rispondo: chiedete al Comune. Perché atti concreti non ce ne sono. Persino i miei giocatori, leggendo i giornali, hanno creduto che ormai fosse tutto a posto».
Due delibere non sono un atto concreto?
«Quella della Giunta, di fine novembre, diceva che entro tre mesi ci sarebbe stato il bando di gara per l'affidamento del diritto di superficie. Siamo a fine febbraio, ma niente è successo».
Si è capito che i suoi programmi sono legati allo stadio. È previsto anche un maggior coinvolgimento dei tifosi, magari con una sorta di azionariato popolare?
«Assolutamente no, si tratta di ipotesi diverse. Si parla di un intreccio tra vecchio e nuovo modo di vivere un abbonamento. Oggi si va alla partita pregando che non piova e sperando di avere la fortuna di trovare un parcheggio sicuro, portandosi un panino da casa e sfidando la sorte se si deve usufruire del bagno. Il sogno è quello di avere una casa confortevole per tutti».
È questo il progetto della Karalis arena?
«Saranno posti di lavoro, comfort, parcheggi, bar e ristoranti che apriranno solo in occasione delle partite. Questo è il mio sogno. E spesso ho paura che possa rimanere solo tale, almeno a Cagliari».
Perché questo dovrebbe essere legato ai programmi futuri, quelli annunciati per giugno?
«Nei giorni scorsi ho incontrato i “senatori” della squadra: Conti, Lopez, Agostini. Li ho informati del progetto di rilancio, perché ne possano parlare con i loro compagni, soprattutto con quelli più corteggiati sul mercato. Abbiamo fatto una sorta di patto: confermo tutti se ho la prospettiva di rendere la società più forte e la squadra capace di lottare per il vertice. Altrimenti non me la sento di mortificare le loro aspettative. E loro si sono detti d'accordo».
Ma i rapporti con il Comune quali sono?
«Formalmente buoni. Niente di personale con sindaco e assessori. Ma un'azienda non ha sentimenti, deve fare i conti con i fatti. Se anche quest'anno se ne andrà così, senza certezze sul nuovo Sant'Elia, dovremo convenire sul fatto che sono mancate o la volontà o la capacità per fare bene le cose. L'impressione è che ci siano spaccature: chi di giorno tesse la tela e chi di notte la disfa. Questo fa male non tanto al Cagliari calcio ma all'intera comunità. Perché immagino che si verifichi anche nella gestione delle altre questioni. E allora mi spiegherei perché questa dà l'impressione di essere una città ferma, in decadenza».
Non ha paura di essere considerato ingeneroso, viste le delibere assunte dalla Giunta?
«Do atto al sindaco Floris, a qualche assessore, consigliere e dirigente comunale, di lavorare per trovare soluzioni. Ma non basta provarci, occorre portare a casa risultati».
Tra l'altro si parla di una gara. E lei non dovrebbe avere certezze riguardo a una vittoria.
«Infatti non ne ho. Ma per aver quanto meno speranze di successo, la gara dovrebbe essere organizzata».
Quando pagherà i debiti che ha con il Comune?
«Massimo Cellino non ha debiti. E anche la società ritiene di non averne, in ragione dei tanti lavori che si è dovuta sobbarcare per tenere lo stadio aperto in questi anni. Ho recentemente detto al sindaco di essere pronto a trovare un accordo. Aspetto che mi convochino per un arbitrato, il giorno dopo il Cagliari calcio pagherà quanto dovuto. Ma anche su questo versante è tutto fermo».
Ma c'è anche una sentenza per il periodo 1970-1994. Non si potrebbe iniziare da quegli 800 mila euro?
«Quella sentenza di primo grado, già appellata da noi, dimostra una sola cosa: per 24 anni, da Marras a Rocca, da Amarugi a Orrù, mai nessuno ha sborsato una lira per l'affitto dello stadio. Il primo a pagare sono stato io. Anche questo vorrà dire qualcosa».
Ha già minacciato tante volte di andare via da Cagliari. Non ha paura di avere tra le mani una pistola scarica?
«Infatti questa volta non sto minacciando niente. Sto giocando a carte scoperte. Aspetterò giugno e vedrò se ci saranno atti concreti, non posso fare altro. Se non ci saranno deciderò, sentiti i tifosi e i giocatori, cosa fare. O continuare a stare in questo stadio-fantasma o trovare altre soluzioni. Ma sempre con una squadra condannata a vivacchiare».
ANTHONY MURONI

25/02/2010