Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

L’isola primitiva e selvaggia di Porrino

Fonte: La Nuova Sardegna
23 febbraio 2010

MARTEDÌ, 23 FEBBRAIO 2010

Pagina 36 - Cultura e Spettacoli



Al Comunale di Cagliari l’opera «I Shardana»



LIRICA Partitura eclettica, coacervo di stili

GABRIELE BALLOI

CAGLIARI. Col cinquantenario della scomparsa, nel 2009, e quest’anno con il centenario della nascita, le iniziative per commemorare il compositore e musicologo Ennio Porrino, organizzate dal Lirico assieme al Conservatorio Pierluigi da Palestrina, forse non potevano che sfociare proprio nell’esecuzione, seppure in forma di concerto, dell’opera «I Shardana - Gli uomini dei nuraghi».
Porrino non ebbe per gran parte della sua vita una particolare conoscenza o frequentazione della propria terra d’origine, ma ne coltivò a distanza un sempre vivo interesse. Difatti, lasciata la Sardegna ancor prima d’aver compiuto i due anni, vi tornerà ventisettenne partecipando ad attività di regime fascista cui, purtroppo, aderì in un dato momento della sua esistenza, pagandone successivamente il fio con l’enorme sospetto che dovette subire nell’ambiente musicale italiano. Fu poi, per tre anni, anche direttore del Conservatorio di Cagliari.
«I Shardana» non ebbe facile né breve gestazione. Dopo il contributo iniziale negli anni 1934-40 di Claudio Guastalla, librettista di Respighi (di cui Porrino fu allievo), il compositore stesso cominciò a lavorare per proprio conto sul testo del dramma in tre atti. Soltanto nel ’49 arriverà ad una stesura definitiva, e altri dieci anni saranno necessari per veder rappresentata quest’opera. È il 21 marzo del 1959 e al Teatro San Carlo di Napoli l’autore stesso dirige finalmente «I Shardana», replicati al Massimo di Cagliari, mesi dopo la morte di Porrino, con scene e costumi dell’allestimento sancarliano. A Roma nel 1960 si tiene all’Auditorium del Foro Italico un’ultima esibizione, benché in forma oratoriale, da cui si ricaverà l’unica registrazione esistente. Un’ultima esibizione, però, fino a questa domenica al Comunale, dove l’opera ha ripreso vita con Anthony Bramall alla guida di Orchestra e Coro del Teatro Lirico di Cagliari (coro istruito da Fulvio Fogliazza).
Il cast vocale è piuttosto valido, ma spicca fra tutti la voce possente, di timbro adamantino e fulgido, del tenore Rudy Park (Torbeno) forte e sicuro in ogni registro; ottima vocalità pure quella del soprano Maria Billeri (Bèrbera Jonia); abbastanza convincenti tutte le altre interpretazioni: Giorgio Surian (Gonnario), Alessandro Senes (Orzocco), Anna Rita Gemmabella (Nibatta), Gevorg Hakobyan (Norace) e Gianlunca Floris (Perdu). La direzione di Bramall è come sempre brillante e accuratissima.
Le vicende narrate ne «I Shardana» possono rammentare per certi versi l’«Aida» di Verdi: una storia in cui guerra, amore e morte s’intrecciano, anche se in questo caso sullo sfondo d’una Sardegna preistorico-nuragica; anche qui abbiamo due amanti, appartenenti a popoli fra loro in conflitto, che muoiono entrambi a causa d’una relazione impraticabile. E, in tutto ciò, la musica di Porrino ha risultati discontinui, ora d’indubbio fascino e ora decisamente manieristici. Di certo è una partitura eclettica, dove si realizza un coacervo di stili disparati. Prendete un po’ di Puccini, un po’ del primo Schoenberg, un po’ di Ravel, di Debussy, di Orff, shakerate il tutto e avrete qualcosa che assomiglia a «I Shardana».