Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Basta conflittualità, su Betile e Sant’Elia I Riformatori vogliono l’accordo

Fonte: La Nuova Sardegna
19 giugno 2008

GIOVEDÌ, 19 GIUGNO 2008

Pagina 1 - Cagliari

Il testa a testa tra Regione e Comune







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CAGLIARI. «Andiamo avanti», ha precisato Giorgio Angius, consigliere comunale dei Riformatori parlando del Betile e del progetto di riqualificazione abitativa di Sant’Elia. Ieri sera il partito che fa capo a Massimo Fantola ha tenuto un convegno su «Fronte del mare, Betile, Sant’Elia e dintorni», il secondo di una serie di incontri, come preciserà alla fine del simposio Michele Cozza, con l’obiettivo di dibattere i maggiori problemi della città.
Per i Riformatori, come ha precisato anche il consigliere comunale Sandro Vargiu, è importante proseguire sulla strada dell’accordo di programma, ma «con un documento concertato anche col Comune e non solo imposto dall’alto». Nel marzo scorso il consiglio comunale non aveva ratificato l’accordo che il sindaco Emilio Floris e il presidente della Regione Renato Soru avevano firmato un mese prima. «Si trattava di un documento incompleto - ha ricordato Angius - ma ora si deve andare avanti, pur con tutte le precisazioni che dovranno essere fatte. È questo il compito di un amministratore comunale, altrimenti si entra nella logica del “non fare”».
Nel merito degli interventi Gian Paolo Marchi (docente nella facoltà di Ingegneria e già assessore comunale all’Urbanistica) ha usato senza parsimonia la matita blu, soprattutto per il progetto di riqualificazione abitativa di Sant’Elia proposto dall’architetto olandese Rem Koolhaas. Un piano che, secondo Marchi, difficilmente risolverebbe il problema del quartiere: un rione concepito, a suo tempo, come un ghetto isolato dalla città. Quel tipo di concentrazione avrebbe creato problemi a tutti, indipendentemente delle persone. Mentre il problema dell’emarginazione potrà essere risolto («lo dice la pubblicistica scientifica che tratta di questo tipo di insediamenti»): o in due o tre generazioni così come avvenuto per le case popolari di via Bacaredda e via Sonni, e anche per il Cep; oppure diluendo la presenza dell’edilizia sociale in tutta la città con un processo graduale che occupa, «in genere, una ventina d’anni». Ma la responsabilità non è solo di Rem Koolhaas, bensì di chi non gli ha dato le indicazioni giuste. Anche se il grnade architetto - è stato affermato da altri - ha probabilmente lavorato con distrazione su questo intervento. Inoltre, ha continuato Marchi, la qualità della vita urbana deriva dagli stimoli che la città riesce a dare. Mentre nel progetto di Koolhaas, questi sono ben pochi. Oltre al fatto che non è semplice fare di Sant’Elia una centralità, visto che non ci si riesce per tante altre realtà, come Castello, urbanisticamente molto più centrali. Il Betile, che potrebbe essere costruito anche in un’altra area, viene visto come un volano per il turismo. Ma attorno al museo tutto resta sostanzialmente come prima. Nel progetto di Koolhaas c’è anche lo spostamento dello stadio. La struttura proposta e la posizione (non più ad anello e che guarda verso il Betile) toglie alla città la vista del museo. Inoltre, non avendo la pista di atletica, in questa struttura si pone il campo di gioco lontano dagli spettatori.
Parole critiche verso il museo anche da parte di Enrico Montaldo che ha messo in dubbio il fatto che una struttura simile possa avere un ruolo positivo in rapporto all’emancipazione sociale ed economica della popolazione del borgo. Mentre Gian Franco Fara (presidente del Coni) ha sottolineato l’esigenza di decidere sul «che fare?» dello stadio. (r.p.)