VENERDÌ, 12 FEBBRAIO 2010
Pagina 1 - Cagliari
MAURO LISSIA
CAGLIARI. Sulla gestione degli spazi e dei siti culturali l’amministrazione comunale è a un bivio: c’è la finanziaria regionale che impone la proroga fino al 2012 dei rapporti attuali, ma quanto stabilisce viale Trento potrebbe essere in contrasto con le norme nazionali che regolano le concessioni di beni pubblici. Non è un problema da poco, perchè con l’inchiesta giudiziaria sui contributi per lo spettacolo, che vede indagati fra gli altri i dirigenti comunali Ada Lai e Bruno Soriga, la Procura della Repubblica ha messo il dito su una vecchia piaga: gli spazi pubblici concessi o affidati in gestione a società e cooperative senza alcuna procedura di evidenza pubblica. Graziosi omaggi, spesso fondati su contiguità politiche, che agli occhi dei magistrati potrebbero suonare come reati. Un caso fra i casi: l’anfiteatro romano, affidato alla Sardinia Jazz della famiglia Palmas senza alcuna gara. Una procedura normale per il Comune, un’ipotesi di abuso d’ufficio per il pm Marco Cocco che indaga sulla vicenda. Ma quello dell’anfiteatro non è che un episodio, perchè a scorrere l’elenco dei siti e degli spazi che il comune ha dato in gestione a privato i punti interrogativi prevalgono sulla certezza che le regole siano state rispettate. Ecco perchè il dirigente Mimmo Solina, appena arrivato agli uffici comunali, ha preferito cautelarsi: «Abbiamo posto il problema all’ufficio legale - spiega Solina - per capire se l’amministrazione deve allinearsi a quanto stabilisce la finanziaria regionale oppure no. E’ un tema complesso, perchè le leggi non sono chiarissime. Il Comune aveva diffuso una richiesta di manifestazioni di interesse per poi andare avanti con le procedure negoziate, ma in attesa di dirimere la questione è tutto fermo». Quindi il Comune aveva scelto la strada della procedura a evidenza pubblica e per la verità la scelta è arrivata già nella primavera del 2009, quindi prima che l’inchiesta della Procura facesse saltare il coperchio di quelli che appaiono come favoritismi inspiegabili. Perchè l’anfiteatro è un caso, ma forse i dirigenti comunali dovrebbero spiegarne anche altri: la società Blu Pegaso è un esempio eclatante. Gestisce per conto del Comune il museo di città, il palazzo di città e la passeggiata coperta. Ha ricevuto i tre spazi con un affidamento diretto, senza gara d’appalto. Ed è curioso osservare come la sede della Blu Pegaso sia la stessa del coordinamento provinciale di Forza Italia: via Roma 121. Poi c’è il Consorzio Camù, che nel complesso gestisce il Castello di San Michele, l’Exmà, il Ghetto degli ebrei, il Lazzaretto e le torri pisane. Sulle procedure seguite per rendere legali queste forme di gestione il presidente della commissione cultura Maurizio Porcelli non scende nei dettagli: «Ci sono stati dei bandi - ricorda il consigliere - per l’affidamento diretto». Nessuna traccia di appalti, dunque: sono stati gli uffici comunali a valutare i requisiti delle società candidate alle gestioni, per poi decidere in libertà. Difficile rintracciare i criteri seguiti per le scelte: nelle delibere si va sul generico. Malgrado alcune assegnazioni di spazi abbiano sollevato polemiche pubbliche. Come nel caso dell’Auditorium, concesso all’Akroama di Lelio Lecis fra le rimostranze di altre compagnie teatrali. Una cosa è certa: tutte le convenzioni sono scadute, i gestori vanno avanti in regime di proroga grazie alla Regione che prepara la riforma generale dei criteri per l’affidamento degli spazi pubblici.