Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Nel Largo anche gli eredi della Gioc

Fonte: L'Unione Sarda
11 febbraio 2010

Oggi, domenica e martedì da Santa Restituta la kermesse delle maschere del folclore cittadino



«Noi vogliamo portare avanti questo carnevale per non far morire il quartiere. Il carnevale lo abbiamo nel sangue». Forse sta tutta in queste parole una delle ragioni più forti per cui la ratantira continua a vivere, quasi come se si trovasse dentro una piccola sacca resistenziale, un presidio della memoria.
Le parole sono di Fausto Casti, stampacino doc che insieme al figlio Vito e più o meno a tutta la famiglia cerca di mantenere vivo il tradizionale carnevale casteddaio. Con passione e anche con qualche difficoltà. Del resto il rischio dell'estinzione era forte dopo la fine della Gioc, la gioventù operaia cattolica che dalla metà degli anni quaranta si è occupata di organizzare la ratantira nelle strade del quartiere, ogni anno, fino a quando l'associazione non si è dispersa dopo lo sfratto dalla chiesa di Santa Restituta.
La piccola associazione della famiglia Casti, la Acgs (Associazione culturale giovani di Stampace, non ancora costituitasi formalmente), lavora a margine del carnevale organizzato dal Comune, per continuare la tradizione della ratantira, la chiassosa sfilata di maschere che attraversa Cagliari. «Ho frequentato la Gioc fin da bambino», racconta Fausto Casti, «e quando l'associazione è morta abbiamo pensato di non disperdere quella tradizione e tramandarla alle nuove generazioni». Non a caso durante le prove in giro per le strade del quartiere - rese possibili grazie alle autorizzazioni richieste dalla Società di Sant'Anna, che pure quest'anno non entra formalmente nel carnevale - giravano anche i bambini più piccoli impegnati a suonare i tamburi della ratantira.
La sfilata è in programma oggi, domenica e martedì - con una piccola trasferta sabato a Monserrato - e da Via Santa Restituta, dove l'associazione ha sede, si sposterà lungo il Largo Carlo Felice, via Manno, via Garibaldi, via Sonnino, via Roma per poi tornare nel Largo. Ci saranno pagliacci, diavoli ( Is tiaulus ) e alcune maschere tipiche che affondano le loro radici nel folclore cittadino: come ad esempio le panettèras (le panettiere) o i piccioccus de crobi , i ragazzini che andavano a fare la spesa e poi portavano la roba nei cesti. I figuranti dovrebbero essere cinquanta. Con la speranza espressa da Vito Casti: «Che il gruppo possa crescere e mantenere viva questa tradizione».
ANDREA TRAMONTE

11/02/2010