Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Edem sarda, sgombero e proteste

Fonte: L'Unione Sarda
11 febbraio 2010

Giorgino. La Caritas ha trovato una sistemazione per tutti i 110 occupanti abusivi della fabbrica di viale Pula

In 15 resistono fino a sera, scontro sfiorato con la polizia

I senegalesi trasferiti in sette case a Cagliari, Assemini e Quartu. Sgombero tranquillo durante il giorno, tensione di sera, durante una manifestazione della Rete antirazzista.
Gli ultimi quindici senegalesi salgono sul pulmino della Caritas, direzione hotel Quattro mori: sono le 20,40, le stanze fetide dell'Ex Edem Sarda sono vuote già da almeno un'ora, ma convincere gli irriducibili a passare una notte in albergo, dodici ore prima della scadenza dell'ordinanza di sgombero, non è stato semplice. Il lieto fine è il risultato di un tira e molla in mezzo al maestrale ghiacciato di Giorgino, che ha visto da una parte la polizia e i servizi sociali del Comune, dall'altra un gruppo di un centinaio di ragazzi della Rete antirazzista cagliaritana e gli extracomunitari, che volevano rientrare nella vecchia fabbrica dopo averla abbandonata. Una manciata di loro, dopo aver visto i nuovi alloggi è tornata sotto lo stabilimento dove si produceva bentonite, dove nel frattempo era stata convocata una manifestazione di solidarietà.
LA PROTESTA La contestazione («questo sgombero è illegale») è iniziata alle 18,30 e si è rinforzata nel giro di mezz'ora, quando in viale Pula sono arrivati anche tre avvocati - Mario Canessa, Carlo Monaldi e Mario Maffei - che per oltre un'ora hanno parlato con il vice questore Giuseppe Gargiulo. Tutto mentre gli agenti in assetto antisommossa, guidati dal dirigente Gianfranco Murgia, osservavano i movimenti della folla. Nessuna carica, anche se almeno in un paio di momenti gli uomini del Reparto mobile e i colleghi della Digos sono sembrati sul punto di intervenire. Così non è stato, e anche se i legali hanno annunciato querele e un esposto in Procura, davanti allo stabilimento occupato negli anni Novanta è tornata la calma. Un finale teso, lontano parente dello sgombero sereno a cui hanno assistito le guardie giurate assunte dal Cacip per vigilare sull'edificio in attesa della demolizione.
GIORNATA TRANQUILLA Sulla passerella di legno, improvvisata per guadare le pozzanghere che circondano il vecchio sito industriale, passa di tutto: decine di scatole di riso, intere cassette di cipolle, vecchi computer, televisori e antenne satellitari. Coperte della Tirrenia, un frigorifero, pentole ammaccate e bombole piene di gas. Alla fine, cioè quando il sole tramonta su Giorgino, non c'è più nulla dentro l'Edem. Rimane solo la puzza dell'umidità incollata ai muri e l'odore della pecora bollita, cucinata insieme al riso fino a sera, nel cuore del trasloco. I volontari e i mediatori della Caritas sono arrivati ieri mattina, poco dopo l'alba. Tre camion a disposizione, con i quali hanno trasportato decine di trolley e valigie nelle case di Assemini, Flumini, Cagliari, Pitz'e Serra. Sette abitazioni in tutto, più un paio di stanze in un bed & breakfast (rifiutate però dai 7 immigrati che avrebbero dovuto occuparle: sono state giudicate troppo piccole) e infine gli ultimi 15 posti in hotel presi in extremis dai senegalesi che avevano rifiutato il B&b e da altri 8 che si erano trattenuti a Giorgino. Una parte invece ha trovato ospitalità da altri immigrati. Le camere d'albergo verranno pagate dalla Caritas, che con il direttore Marco Lai ha coordinato lo sgombero, insieme ai servizi sociali del Comune. Sia la dirigente dell'area servizi al cittadino Ada Lai che la funzionaria Angela Lai non hanno mai lasciato viale Pula, per trovare una «soluzione abitativa» per tutti i senegalesi.
I NUMERI Quanti? Dentro la fabbrica, in mezzo a topi («grandi come gatti», racconta terrorizzato chi è entrato nel casermone di cemento armato) e materassi accatastati nelle scale, erano 110. I primi a trasferirsi sono stati i 44 residenti nel Comune di Cagliari, seguiti da tutti gli altri. Clandestini e non. Stamattina alle 9 qualche senegalese tornerà nella fabbrica per recuperare le ultime cose (un frigorifero e un motore d'auto, lasciati nelle stanze) poi, salvo sorprese, partirà la seconda fase. Cioè la bonifica della struttura, coperta da decine di lastre d'amianto (gli operai incaricati dal Cacip hanno iniziato già ieri a lavorare per lo smaltimento) e la demolizione della struttura.
L'ABBATTIMENTO Si comincerà con gli alloggi, quelli in condizioni più preoccupanti, poi si andrà avanti con i capannoni costruiti sul retro dell'Edem Sarda. Dove l'eternit abbonda, insieme ai liquami: è qui che sono finiti, per quasi vent'anni, gli scarichi dei bagni e delle cucine di quella che molti, ancora ieri, chiamavano «casa».
MICHELE RUFFI

11/02/2010