Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Cinquantamila per il lavoro

Fonte: La Nuova Sardegna
8 febbraio 2010

SABATO, 06 FEBBRAIO 2010

Pagina 3 - Fatto del giorno



Obiettivo: dare una risposta all’emergenza e soprattutto progettare il futuro



E’ l’ultima occasione, se andrà bene si riaccenderanno le speranze per nuove opportunità

FILIPPO PERETTI

CAGLIARI. Basta con l’inseguire solo le emergenze, bisogna progettare un futuro di sviluppo. E’ il messaggio che lo sciopero generale e il corteo dei 50 mila, approvando come per acclamazione la piattaforma regionale di Cgil Cisl e Uil, hanno lanciato alla politica. Non pensino Stato e Regione di dare risposte solo per l’immediato, l’isola chiede ben altro. Sotto i riflettori, naturalmente, le pressanti vertenze dell’Alcoa e della Vinyls, ma per le strade di Cagliari ha marciato l’intera Sardegna, una Sardegna stremata dalla lunga crisi che che sta diventando sempre di più crisi sociale. Una trasformazione visibile nei volti dei manifestanti: gente che la recessione l’ha sta già avvertendo sulla pelle e che ha solo un lumicino di speranza. Quando il sindacalista nazionale della Uil, Carmelo Barbagallo, ha urlato dal palco «sono venuto da Roma per dirvi che non chiuderà neanche una fabbrica», la folla lo ha subissato di fischi e da commenti sarcastici per fargli notare che di fabbriche aperte ne sono rimaste ben poche.
Una manifestazione meno colorita di altre volte e più preoccupata, ma anche molto più robusta. E i segretari generali Enzo Costa (Cgil), Mario Medde (Cisl) e Francesca Ticca (Uil) alla fine apparivano soddisfatti. Nessuno nei tempi recenti ha messo in campo una forza di tali dimensioni: tutte le Province con il debuttante gonfalone dell’Ups di cui andava fiero il presidente Roberto Deriu, 198 Comuni su 377, la Chiesa con l’Ufficio della pastorale per il lavoro (in prima fila don Pietro Borrotzu), l’intero mondo del volontariato, i rettori di Cagliari e di Sassari, studenti universitari e delle scuole superiori, il pianeta del precariato, i forestali, artigiani, piccoli imprenditori (e la solidarietà della Confindustria), negozianti, eccetera, eccetera. Perché la crisi riguarda tutti. Sono ben 600 le aziende in crisi, 100 mila i lavoratori che usufruiscono dei diversi ammortizzatori sociali, ben 200 i disoccupati rispetto alle 500 mila persone che sono attualmente al lavoro. In questa isola che vanta il record di pensionati e che ha il più basso tasso di natalità, il sindacato ha tenuto accesa la speranza. Ma, alla fine, Costa, Medde e Ticca non nascondevano anche una grande preoccupazione, la stessa dei manifestanti: è forse l’ultima occasione, se non porterà al successo per molti sarà la resa. Enzo Costa ha individuato «il giro di boa» nel passaggio «dalla crisi alle opportunità», secondo la parola d’ordine dello sciopero, nella ripresa della vertenza Alcoa: «Se va bene si riaccenderà la speranza per tutti». Se va male..., nessuno ci vuole pensare.
Il grande successo di questo sciopero è anche la ritrovata unità del sindacato sardo. E c’erano anche Ugl e Css. «Nessuno - ricordava Medde - ricorda una battaglia vinta con il sindacato diviso».
Di nuovo modello di sviluppo fondato non sugli umori delle multinazionali ma sulla valorizzazione delle risorse e delle capacità locali per un’economia pià equa e duratura, hanno parlato tutti i protagonisti del palco. Più che contro qualcuno (benché non siano certo mancate gli attacchi al governo Berlusconi e alla giunta Cappellacci) è stato uno sciopero «per». Lo ha chiarito subito Medde, parlando anche per conto di Costa e Ticca, lo hanno detto con accenti diversi i segretari nazionali: dopo Barbagallo, hanno parlato anche Gianni Baratta (Cisl) e Susanna Camusso (considetata la numero 2 dopo Guglielm Epifani). Ma ne hanno parlato soprattutto i testimonial: gli studenti universitari di Cagliari (il fonnese Andrea Coinu) e di Sassari (Giosuè Cuccurazzu), il forestale di Orgosolo, l’operaio della Vinyls, il delegato dell’Alcoa e un altro operaio della stessa azienda (c’erano forti tensioni) o e quello dell’Eurallumina, Antonello Pilotto, che più di altri ha detto «no» agli aziendalismi perché «è la lotta di tutta la Sardegna».
Dopo l’incidente del finto emigrato che, ottenuto il microfono, ha invitato alla lotta armata (è stato sollevato di peso e allontanato) e le conclusioni del congresso, i commenti sono stati tutti positivi. «Adesso inizia il bello», ha detto Medde riferendosi non solo alle emergenze ma anche al rapporto con le istituzioni e alla politica: «Sono mesi che facciamo proposte e sono mesi che non ci ascoltano». «Il piano di sviluppo va discusso anche noi, bisogna individuare con chiarezza tutti gli interventi per il rilancio dell’occupazione e delle produzioni», ha affermato Costa. «E’ stata una manifestazione straordinaria che dovrebbe far riflettere la politica sarda perché i lavoratori sono stanchi di promesse, hanno bisogno di risposte concrete e di un governo, regionale e nazionale, che si assuma le sue responsabilità», ha dichiarato Susanna Camusso, che nella Cgil nazionale è la responsabile industria. Gli ha fatto eco Enzo Costa: «Diamo tempo alla Regione sino a lunedì, perché questa manifestazione è un punto di partenza, pretendiamo il confronto sui temi regionali e l’immediato apertura operativa del tavolo a Palazzo Chigi». La Vertenza Sardegna del resto è incontestabile: «Non chiediamo favoritismi, chiediamo che l’isola sia messa sullo stesso piano degli altri».