Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Mannoni: «Ora le regole sul paesaggio saranno più rigorose con tutti»

Fonte: La Nuova Sardegna
8 febbraio 2010

DOMENICA, 07 FEBBRAIO 2010

Pagina 1 - Cagliari





Dopo la sentenza del Consiglio di Stato gli ambientalisti sottolineano il recupero completo del piano Ppr e del Codice Urbani

ROBERTO PARACCHINI
CAGLIARI. L’ex assessore alla Cultura della Regione Maria Antonietta Mongiu non usa mezzi termini: «Finalmente è stato riconosciuto il lavoro che abbiamo fatto con la Giunta giudata da Renato Soru». Plaudono anche gli ambientalisti e l’ax assessore ai Lavori pubblici Carlo Mannoni. Mentre per la Coimpresa, nella sostanza non è cambiato niente: «Siamo nel pieno diritto e questa sentenza lo ha confermato», precisa Giuseppe Cualbu, amministratore della società.
L’oggetto del contendere è la lottizzazione integrata della Coimpresa su Tuvixeddu, colle al cui interno si trova la necropoli punico romana più ampia del Mediterraneo. La storia (relativamente) recente parla di un accordo di programma, firmato nel 2000 dalla Regione, dal Comune e dall’impresa interessata che prevedeva sia un parco di 23 ettari (per la zona archeologica), che una edificazione di circa quattrocento appartamenti in un’altra parte del colle, a lato di via Is Maglias e ai piedi di Tuvumannu. In parallelo sin dagli anni Novanta del secolo scorso, da quando si era iniziato a parlare di questo intervento, ambientalisti e intellettuali (tra cui Giovanni Lilliu) si sono battuti per la tutela completa di tutto il colle di Tuvixeddu perchè valore unitario paesaggistico e memoria storica della città, anche negli aspetti morfologicamente compromessi. Poi c’è stato il codice Urbani del 2004 che, tra le altre cose, ha precisato il valore culturale del paesaggio («non commercializzabile») e l’intervento della giunta regionale di Renato Soru che ha bloccato l’intervento. Successivamente sono seguiti una serie di esposti e contro esposti che hanno portato la questione nelle aule (soprattutto, ma non solo) dei tribunali amministraivi. In questo quadro, nell’agosto del 2008, Fausto Martino, l’allora responsabile della sovrintendenza per i beni architettonici, ha annullato le due autorizzazioni paesaggistiche date dal Comune alla Coimpresa per altrettante licenze edilizie. Alcuni mesi dopo il Tar a cui aveva fatto ricorso la società di costruzioni ha annullato la decisione di Martino, mentre il Consiglio di Stato, nel novembre scorso, ha ripristinato l’atto del soprintendente. Una decisione motivata in quanto nell’autorizzazione data dal Comune «manca una valutazione della compatibilità paesaggistica più dettagliatamente attenta alle specifiche modalità costruttive».
Ma non solo: l’importanza di questa sentenza, al di là del fatto che si riferisce a una cubatura di un decimo dell’imtervento complessivo di lottizzazione, spiega Mannoni (già assessore ai Lavori pubblici durante la Giunta di Renato Soru), «sta nel fatto che ha un grande valore generale». Se prima «l’elemento fondante poteva essere considerata l’autorizzazione paesaggistica del 1999, oggi è diventato il piano paesaggistico regionale (Ppr) che ha sviluppato le indicazioni del Codice Urbani. E questo signfifica che quando la Coimpresa dovrà richiedere nuove concessioni edilizie e, quindi, autotizzazioni paesaggistiche. Queste ultime saranno molto più severe di prima in quanto il riferimento è il Ppr e non l’autorizzazione rilasciata nel 1999, considerata generica dal Consiglio di Stato».
La sentenza è stata accolta positivamente anche da Vincenzo Tiana, responsabile regionale di Legambiente, che ha anche invitato la Regione a realizzare un «grande parco archeologico-ambientale». In particolare la decisione riguarda l’annullmento della concessione per il comparto E3, cioè la collina della Polveriera, la zona compresa fra via Is Maglias e il cosiddetto «catino», per circa quindicimila metri cubi.
«Il Consiglio di Stato - ha precisato Tiana - conferma quanto Legambiente e la passata Giunta regionale vanno dicendo da anni, ossia che le autorizzazioni edilizie richieste allo stato attuale debbano tener conto sia del vincolo paesaggistico del 1997 che del Codice del Paesaggio e del piano paesaggistico della Regione del 2006 che aveva compreso Tuvixeddu e Tuvumannu. In sostanza l’autorizzazione paesaggistica del 1999, riferita al Piano generale, costituisce solo una cornice di riferimento ma non fa discendere automaticamente le autorizzazioni edilizie». Inoltre Questa sentenza «consente di anteporre l’interesse della città di Cagliari e il fondamentale ruolo storico e identitario rispetto agli interessi speculativi che da anni cercano di manomettere questo patrimonio», ha sottolineato anche il senatore Della Seta, capogruppo Pd in commissione Ambiente».