Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

«Sindaci di frontiera, contro il centralismo»

Fonte: La Nuova Sardegna
8 febbraio 2010

DOMENICA, 07 FEBBRAIO 2010

Pagina 5 - Sardegna



Cherchi spiega tutti i perché dei 198 gonfaloni in piazza




ALFREDO FRANCHINI

CAGLIARI. La sfida per «avvicinarsi» un po’ all’Europa, lanciata dai cinquantamila che sono scesi in piazza venerdì, trova il simbolo nell’adesione di 198 Comuni della Sardegna. E sì che i sindaci stanno in frontiera per dare le prime risposte al malessere del cittadino ma il numero delle adesioni è decisamente alto.
«I Comuni hanno partecipato con un documento basato su tre punti», spiega il presidente dell’Anci, Tore Cherchi, «la necessità di realizzare le riforme per modernizzare la pubblica amministrazione i cui ritardi sono la prima causa di arretratezza del Mezzogiorno; il sostegno alle famiglie con adeguate politiche sociali e, ovviamente, il lavoro che è il problema dei problemi, quasi una maledizione biblica se ci troviamo sempre ad avere, sia pure con piccole variazioni numeriche, centomila disoccupati cronici».
L’adesione dei sindaci e dei Comuni, però, ha motivazioni ancora più profonda: «Della manifestazione abbiamo apprezzato la concentrazione di obiettivi», spiega Tore Cherchi, «la voglia di superare l’attuale senso di smarrimento. E ce la possiamo fare». Il federalismo interno, sulla carta, dà una grande possibilità ai sindaci. I Comuni, ora coinvolti nei processi di sviluppo dato che il sessanta per cento degli investimenti pubblici passa attraverso i Municipi, sono posti dalle norme sul federalismo alla pari con le altre istituzioni. (Lo prevedeva già la riforma Bassanini ma il federalismo accentua il ruolo). «E però non si tratta solo di consultarci», spiega il presidente dell’Anci, «ma di essere messi in condizione di lavorare». Sul piano pratico gli ostacoli sono innumerevoli. Il primo è il Patto di stabilità: «Il punto politico è spingere sulle riforme e capire cosa possono fare i Comuni. L’Autonomia è la leva anticipatrice dei processi del federalismo ma sono anni che non riesce a decollare lasciando spazio a un pericoloso neo-centralismo che contraddice proprio l’intento federalista. Per il Patto di stabilità i Comuni italiani hanno 33 miliardi che potrebbero essere immessi nel sistema e che, invece, non possono essere spesi. Ti scontri col Patto di stabilità, aumenti le entrate ma non puoi spendere». Comuni in difficoltà specie quando, ad esempio, la Regione taglia i fondi per i non-autosufficienti: mille euro a testa che pesano sulle famiglie. Anche la questione dell’occupazione ruota attorno all’inefficienza della macchina amministrativa: «Se prendiamo il rendiconto del Por 2007-2013 vediamo che è stato speso ben poco e che poi è stato adoperato il Fondo garanzia fidi per evitare il disimpegno automatico delle risorse. E in questa fase gli investimenti pubblici assolvono la funzione di stimolo anche per i privati».
Serve un’inversione di marcia. I disoccupati chiedono e pretendono lavoro protestando in prima istanza, proprio con i loro sindaci. E quando accade che dalle rispettive trincee i primi cittadini marcino su Cagliari, non trovano certo le porte del Palazzo spalancate: «Quando siamo andati in Consiglio regionale per la protesta sul Fondo unico, chiedevamo semplicemente l’applicazione di una legge. Ci hanno trattati da accattoni e non c’è un solo parere del Consiglio delle autonomia che sia stato accolto dal Consiglio regionale. Voglio dire che prevale ancora una visione centralista».