Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Satta, scuola-simbolo: lezioni di tutti i colori

Fonte: L'Unione Sarda
18 gennaio 2010

Le esperienze



«Le quote degli stranieri in classe? Noi le abbiamo già introdotte da qualche anno». La scuola elementare Satta è un po' il simbolo a Cagliari della scuola che si avvia a diventare multietnica. Non solo è l'istituto dove, secondo le statistiche fornite dall'assessorato alla Pubblica Istruzione, c'è la maggiore presenza di stranieri iscritti: l'anno scorso su 361 alunni gli stranieri erano 37. Ma è anche un laboratorio di integrazione dove già da diversi anni si devono fare i conti con la presenza di bambini che vengono dall'estero: cinesi, filippini, pakistani, rumeni.
SCUOLA SATTA Prima ancora che il ministro Gelmini emettesse la circolare che fissa un tetto del trenta per cento alla presenza di alunni stranieri per ciascuna classe, alla Satta ci avevano già pensato. «Non più di tre, quattro per classe», spiegano. «È un metodo che abbiamo pensato di adottare per favorire l'integrazione, la socializzazione e un proficuo inserimento degli alunni stranieri». Provvedimenti simili si rendono necessari proprio mentre la situazione sta iniziando a cambiare anche nell'Isola. Perché non solo i flussi migratori portano famiglie straniere a trasferirsi in Sardegna per lavoro, ma anche perché - spiegano alla scuola - «aumenta il numero dei bambini stranieri adottati da coppie italiane». La presenza di bambini stranieri ed extracomunitari è comunque ancora lontana da quel trenta per cento fissato per legge. Provengono perlopiù da Cina, India, Bangladesh, Pakistan, Europa dell'Est. Per consolidare l'impiego della lingua italiana ed evitare che alcuni bambini rimangano dietro nella preparazione, la scuola inoltre ha messo in campo «percorsi e progetti specifici che vanno avanti tutto l'anno, anche in luglio, con docenti specializzati». In soldoni, qualche ora in più da dedicare all'apprendimento della lingua.
LE ESPERIENZE Cambia lo scenario, il luogo è l'asilo di via Raffaello. Qui la direttrice della scuola, Suor Maria Efisia guida il tour tra le classi. Nella prima salta subito agli occhi il viso di una bambina cinese impegnata a disegnare insieme ai suoi compagni. Sulla sinistra due bambini filippini giocano con i compagni di classe, tutti italiani. «A questa età non ci sono certo problemi di integrazione», spiega Graziella, la maestra. Tra le scuole comunali per l'infanzia, quella di via Raffaello ha il maggior numero di bambini stranieri. Ma siamo sempre entro percentuali minime: dodici su 132 alunni, meno del dieci per cento. In un'altra classe la situazione è analoga: la normalità assoluta di bambini che, anche se hanno la forma degli occhi diversi, sono italiani a tutti gli effetti. «È capitato a volte che un bambino arrivasse coi genitori dalla Cina e il giorno dopo fosse già da noi, senza conoscere la lingua», raccontano altre due maestre, Tiziana e Rita. «Ma nel giro di poco tempo era già perfettamente integrato e conosceva la lingua». Anche alla scuola elementare di via Garavetti il numero di bambini stranieri si aggira intorno alla decina, ripartiti fra trenta classi di scuola elementare e 7 di scuola materna. «Noi a Cagliari siamo coinvolti molto marginalmente da quella disposizione», spiega il preside Francesco Manconi.
ANDREA TRAMONTE

17/01/2010