Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Alla Festa dell’accoglienza immigrati da cinquanta nazioni

Fonte: La Nuova Sardegna
8 gennaio 2010

VENERDÌ, 08 GENNAIO 2010

Pagina 2 - Cagliari

Domenica alla Fiera l’incontro promosso dalla Curia

MARIO GIRAU
CAGLIARI. Forse non riuscirà a pronunciare in perfetto campidanese un solenne “Benibeniu frari”, ma è certo che l’arcivescovo vuole dare sostanza e concretezza al “Benvenuto fratello” che pronuncerà, anche a nome dei sardi, all’indirizzo dei oltre millecinquecento immigrati che domenica parteciperanno alla “Festa dell’Accoglienza e dell’Incontro” promossa da Caritas, Migrantes, e Acli con la collaborazione di oltre 50 organizzazioni religiose, sociali, culturali e sindacali. “Dichiareremo pubblicamente - ha detto ieri il presule ai giornalisti - tutta la nostra accoglienza ai nostri fratelli immigrati che vengono in questa città da 50 nazioni diverse. Ce lo possiamo permettere perché Cagliari è una città a dimensione umana. E’ un riconoscimento reciproco nella dignità di cittadini e di figli di Dio. Anche un grazie per il lavoro che essi fanno tra la nostra gente”. Preoccupazione, invece, di Mani per un’impossibile accoglienza, quella dei carcerati.
L’arcivescovo, con questa iniziativa in programma per l’intera giornata di domenica alla Fiera campionaria, intende accogliere tutti i migranti a qualsiasi etnia, nazionalità, continente, colore della pelle e religione essi appartengano. Degli oltre 560 mila diocesani, quasi 10 mila sono stranieri immigrati, di cui 1578 minori. Il presule parlerà il linguaggio dell’accoglienza e di una pastorale che contribuisca a rendere gli immigrati veri protagonisti all’interno della nostra società civile, delle comunità religiose, cristiane in modo particolare
Sulle orme dell’evangelico “Chi accoglie voi, accoglie me”, la Chiesa non ha atteso manifestazioni particolari per incontrare gli immigrati. Nelle mense e nei centri d’ascolto Caritas la presenza di extracomunitari e di persone provenienti dall’Europa dell’Est è fatto quotidiano. Qualche parrocchia cagliaritana, con l’accordo del vescovo, ha già aperto le porte alla celebrazione di riti cristiani non cattolici. Ora questa collaborazione interreligiosa sarà istituzionalizzata e la diocesi metterà a disposizione chiese cattoliche o, comunque, spazi definiti, luoghi fisici di aggregazione e di culto. Nelle chiese di La Palma e San Bartolomeo si riunisce con i loro sacerdoti la comunità filippina residente in città. Romeni e bielorussi a San Sepolcro; gli Uniati - greco- cattolici di rito bizantino - a san Bartolomeo e sant’Agostino. Per costoro è in arrivo un sacerdote dall’Ucraina che il vescovo ha intenzione di utilizzare anche in qualità di viceparroco in una comunità cagliaritana. I polacchi frequentano la chiesa di Silius e intervengono a celebrazioni nella loro lingua officiate da sacerdoti polacchi. Nel volgere di qualche mese questa sistemazione logistico-pastorale dovrebbe essere completata.
Un’altra forma più difficile di accoglienza è impossibile all’arcivescovo e alla Chiesa cagliaritana: risolvere i problemi dei carcerati. “Domenica prossima - ha aggiunto monsignor Mani - inizierò la mia giornata nella casa circondariale di Buoncammino pregando con i detenuti e per i due carcerati che si sono tolti la vita. Ancora una volta ripeterò agli ospiti di quella struttura che quella è una sistemazione provvisoria”.
Don Marco Lai, con don Gianfranco Zara (Migrantes) e Fabio Meloni (presidente provinciale Acli) ha presentato la manifestazione del 10 gennaio che prevede i saluti delle massime autorità istituzionali di regione, provincia e Comune, gli interventi delle delegazioni delle cinquanta nazionalità presenti in città, il canto del “Deus di salvet Maria” e il pranzo a base di malloreddus, riso e cuscus. Nel pomeriggio festa con canti, musiche e ritmi internazionali. L’associazione “Sardegna solidale” da ogni comune della provincia farà partire un pullman per il trasporto, completamente gratuito, andata e ritorno dei partecipanti.