Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Vidèo Anfossi e l'anima del colore

Fonte: L'Unione Sarda
11 giugno 2008

Mostre

È un maestro del colore, Vidèo Anfossi. L'artista cresciuto a Sassari ma nato in Francia, a Le Havre nel 1933, chiude oggi alla Galleria La Bacheca di Cagliari un'antologica intitolata “Tematica dell'arte visiva”.
In mostra, a dare un saggio della sua lunga carriera, marine e ritratti, barche e pescatori, fiori, cavalli, cavalieri. Una pittura figurativa sfaldata, specie nelle opere più recenti, da pennellate pastose che riproducono con realismo fedele solo alcuni particolari.
Il resto è interpretazione, il risultato di una visione fantastica e emozionale esplicitata dalle cromie accese e luminose. Azzurri intensi, tocchi di rosso, incursioni di giallo, un bianco che talvolta si fa trasparente.
Sono stesure rapide, le sue, si dice che componga le sue tele senza ripensamenti, in particolare quando riprende i cavalli in corsa o, spostandosi verso altre tematiche, un “Abisso animale” o un “Approdo di sensi”.
Ha studiato all'Accademia di Brera, Vidèo Anfossi, ed ha esordito giovanissimo, nel 1948, in una collettiva organizzata a Sassari dall'Enel. Da quel momento non ha mai cessato di sperimentare tecniche e materiali diversi, cimentandosi con la scultura in bronzo, la calcografia nei suoi vari procedimenti e il disegno su carta, innestando non di rado nelle sue opere juta, catrame, sabbia.
Autore di formazione classica, non ha ignorato le suggestioni delle maniere moderne ma son le scene di vita sarda a costituire il soggetto costante della sua attenzione. Figlio d'arte, nipote di Tosino Anfossi e cugino di Francesco Ciusa, ha da sempre maneggiato pennelli e scalpelli. Il percorso creativo di Vidèo Anfossi è stato sistematicamente sorretto da sostanziali consensi, anche da parte di augusti colleghi. Così scriveva di lui Pietro Antonio Manca nel 1971: «Le forme che Anfossi va conquistando e che sono in parte adombrate in certi rapidissimi abbozzi, formano l'esperienza e la fermezza della sua pittura».
Mentre Melkiorre Melis, nel 1967, notava nei suoi quadri «una pittura tenue e tonale velata a volte di trasparente malinconia, dove la Sardegna canta dolci motivi in sottofondo».
Non mancano, nel catalogo, il nutrito curriculum e stralci di cenni critici firmati, tra gli altri, da Mario Ciusa Romagna e da Marco Magnani né qualche cenno alle origini blasonate della sua famiglia.
ALESSANDRA MENESINI

11/06/2008