Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Povertà, la crisi colpisce il ceto medio

Fonte: L'Unione Sarda
23 dicembre 2009

Nel Terzo Rapporto i dati raccolti dai 31 centri d'ascolto: 2300 persone in stato di disagio
Sono 9.500 le richieste d'aiuto alla Caritas, molte in città

Nel terzo rapporto della Caritas la fotografia sullo stato di disagio dei sardi.
Sono sempre di più i sardi che bussano ai centri di ascolto della Caritas, e non solo per chiedere viveri e vestiti o per farsi pagare la bolletta della luce. Lo stato di disagio parte certamente da problemi economici e dalla mancanza di lavoro, motivi che spingono sempre più persone a chiedere aiuto. Ma il disagio ha mille facce: può essere la spia di una forma di solitudine o di conflitti familiari, espressione dei più svariati bisogni, legati al problema della casa o alla salute o, di questi tempi, anche all'immigrazione quando è lo straniero a chiedere sostegno. È la realtà con cui la Caritas deve fare i conti in Sardegna: una realtà che sfugge alle statistiche, monitorata dai 31 centri di ascolto, fin dal 2005 quando è stato istituito il primo a Cagliari, in viale Fra Ignazio, grazie a volontarie come Rosaria Floris (una delle pioniere).
È tutto scritto nel “III Rapporto regionale su povertà ed esclusione sociale in Sardegna” (a gennaio sul sito web), presentato ieri dal direttore della Caritas diocesana di Cagliari don Marco Lai, a Sant'Elia, «un po' il luogo simbolo del disagio e dove i problemi si accavallano». Assieme a lui monsignor Giovanni Paolo Zedda (vescovo di Iglesias delegato della Conferenza episcopale sarda), don Roberto Sciolla (delegato regionale Caritas) e Raffaele Callia, responsabile del Servizio studi e ricerche della Caritas e curatore dell'analisi.
IDENTIKIT Sono 2.384 (l'8,4% in più rispetto al 2007, in gran parte cagliaritani) le persone che nel 2008 sono state ascoltate, una o più volte, nei centri d'ascolto aderenti al “progetto rete” di Caritas italiana. Non tantissimi: molti per pudore scelgono il silenzio. Tuttavia un campione significativo. Sono soprattutto le donne (il 59,7% del campione) a chiedere aiuto, anche perché molto spesso si fanno portatrici del disagio di altri familiari. Per lo più giovani, tra i 40 e i 44 anni: il 92% potrebbe lavorare ma è costretto a chiedere un sostegno. E soprattutto disoccupati (65,6%). I dati confermano che il disagio abita soprattutto in famiglia (il 42,7% del campione è sposato) anche se cresce la fascia dei separati e divorziati (il 17,5%) che bussa alla Caritas. «Le donne - spiega Callia - sono più vulnerabili, spesso sono disoccupate, ragazze madri o hanno vissuto un divorzio o una separazione e devono farsi carico da sole dell'allevamento dei figli. Ma i dati mettono in luce anche una componente significativa di persone - il 9,3% di pensionati e il 12,1% con un'occupazione più o meno stabile - che non ce la fa a terminare il mese: pur avendo un introito non riesce a far fronte alle spese ordinarie, soprattutto in quest'ultimo periodo di crisi economica e finanziaria mondiale preceduta dal rincaro dei beni di prima necessità, dall'euro e dalle difficoltà strutturali del mercato del lavoro nell'Isola». La vita pesa di più quando si è analfabeti o giù di lì (il 74,5% delle persone che chiedono aiuto) e senza lavoro.
BISOGNI Nel 2008 9.500 richieste di aiuto, anche da parte di quel ceto medio un tempo insospettabile e che oggi rappresenta le “nuove povertà”. I problemi economici e del lavoro sono alla base di oltre la metà delle necessità dei sardi che chiedono viveri e vestiti (il 59,5%), un sussidio economico (16,1%) e qualche volta anche un lavoro. A questo proposito i centri di ascolto orientano le persone verso strumenti e leggi ad hoc, dalle quali potrebbero avere un vantaggio, riconquistando fiducia e autonomia. «Si crea una rete - spiega don Marco - un percorso di accompagnamento che aiuti le persone a riavere autostima: aiutiamo non solo a prendere ma a recuperare il valore del denaro e della vita». Un esempio che sia da monito ai governanti: «Riuscire a scoprire i bisogni sommersi della società - sottolinea monsignor Zedda - aiuta anche i responsabili delle istituzioni a valutare con maggiore sapienza l'impegno di riprogettare il nostro mondo». È don Sciolla a rivolgersi ai Comuni, «perché i piani locali sui servizi alle persone e le misure contro le povertà estreme siano subito messe in atto, con aiuti economici alle famiglie sotto forma di prestito e micro-credito: ci attendiamo una condivisione diffusa dei dati da ogni comunità e più partecipazione in ogni zona della Sardegna».
CARLA RAGGIO

23/12/2009