Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Tre anni per una concessione di 18 metri quadri

Fonte: L'Unione Sarda
9 giugno 2008

Gli intoppi. Le peripezie di due imprenditori cagliaritani tra costi elevati e progetti da modificare

Il campionario dei problemi: dai contrasti estetici ai marchi delle sedie
C'è chi ha atteso tre anni, chi due mesi. Significa che ottenere uno spazio all'esterno del proprio locale per installare tavolini (sulla strada o sotto un gazebo) non è così semplice come appare. Anzi, la procedura per ottenere i permessi di occupazione del suolo pubblico nasconde numerosi ostacoli. Lo testimoniano i titolari di esercizi che sono riusciti nell'impresa.
«Sono riuscito a ottenere le autorizzazioni dopo 3 anni», racconta Hans Wein, proprietario del pub Bierkeller in viale Trieste, che la settimana scorsa ha finalmente inaugurato il suo spazio all'aperto. Per lui la trafila è stata lunghissima. «Ogni volta qualcosa non andava bene. In particolare», spiega, «c'era un conflitto estetico con la chiesa che abbiamo davanti. Il mese scorso ci hanno concesso 18 metri quadri, lo spazio di due parcheggi». Ma Wein non si accontenta. «Vorremmo mettere un gazebo elegante come quelli che ci sono nel largo Carlo Felice. Ma per quello ci vorrà ancora tempo. E non è nemmeno una spesa di poco conto: solo l'ingegnere chiede 4 mila euro per il progetto. Ed è tra i più economici».
Marcello Lai, proprietario di Linea Notturna, locale aperto da vent'anni in via Mameli, la trafila è stata più veloce ma complessa. «Nel mio caso si trattava di chiedere in concessione parte della strada asfaltata», racconta, «per cui non bastava il benestare del Comune: occorreva anche il via libera dei vigili urbani che hanno dovuto fare una riunione e ridistribuire il piano dei parcheggi. In tutto ne sono stati eliminati tre, per accontentare la mia richiesta: volevo 30 metri quadri, ne ho ottenuto 24». In mezzo c'è una procedura complessa. «L'impegno maggiore è la presentazione del progetto che descriva come si trasforma la zona. Per forza di cose deve farla un tecnico abilitato e non è sicuramente una spesa esigua. Ancora più complesso se decidi di mettere un gazebo: a quel punto vengono richieste pratiche che assomigliano a quelle di una concezione edilizia. E soprattutto serve la firma di un ingegnere che si assume responsabilità del progetto, togliendole al Comune».
Sotto controllo anche gli arredi. «Ho dovuto penare parecchio per convincere il Comune a lasciarmi usare i tavolini in lamiera», prosegue Lai. «Il problema? Non consentono l'utilizzo di arredi sponsorizzati. Così io, che dovevo utilizzare tavoli forniti da un'azienda di bevande, preparati con un design adatto a città come Venezia, Roma e Firenze fatti per essere in linea con gli arredi urbani di centri storici, ho avuto problemi a lungo. Colpa di un piccolo rilievo col logo dell'azienda. Idem per gli ombrelloni, le sedie, le fioriere: niente deve avere un aspetto eccessivamente invasivo».
«Sono riuscito a predisporre tutto a tempo di record e le autorizzazioni mi sono arrivate dopo due mesi», conclude Lai, che un anno fa ha potuto allestire lo spazio attrezzato . «Ma ne è valsa la pena».
STEFANO CORTIS

07/06/2008