Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Il drink si beve sotto un tetto di stelle

Fonte: L'Unione Sarda
9 giugno 2008

Il Comune punta a snellire le procedure ancora farraginose. L'assessore Carta: «Favoriremo l'aumento di questi locali»
La carica dei bar e ristoranti all'aperto: ora sono 120
Per favorire la creazione di ulteriori spazi all'aperto il Comune è pronto anche a restringere le strade del centro storico.
Il gazebo del ristorante di via Azuni chiuso? Soltanto un fatto accidentale: a Cagliari non è vietato mangiare (e bere) sotto le stelle. Anzi, la città vuole, addirittura, far sì che aumentino i locali in grado di ospitare i propri clienti all'aperto. «Un orientamento politico sia mio che del sindaco», garantisce l'assessore alle Attività produttive Paolo Carta. In effetti, negli ultimi anni sono aumentati enormemente i bar e i ristoranti che offrono un servizio all'aperto. «Circa un centinaio i classici, quelli cioè con tavolini, sedie ed eventualmente ombrelloni, più un'altra quindicina dotati di strutture come gazebo o pedane». Numeri ancora incerti, visto che proprio in questi giorni gli uffici comunali stanno procedendo a un censimento di tutte le strutture.
LA NORMATIVA Una crescita dovuta al fatto che la normativa facilita l'ottenimento di queste autorizzazioni: in passato, gli imprenditori si dovevano rivolgere allo sportello unico che era obbligato a rispondere entro i novanta giorni. In caso di mancata risposta, però, era necessaria una conferenza di servizi. La nuova normativa regionale garantisce, invece, una risposta entro venti giorni, con la clausola del silenzio-assenso. Normativa che, ovviamente, deve essere ancora metabolizzata a pieno da parte degli uffici comunali: per ottenere l'autorizzazione occorre il parere da parte dell'assessorato al Traffico e del comando dei Vigili urbani (spesso queste strutture portano via parcheggi). E in caso di strutture come i gazebo è necessario anche il parere dell'assessorato all'Urbanistica. A frenare, in questo caso, però, c'è un'altra normativa regionale: certe strutture devono essere compatibili con il Piano paesaggistico regionale.
I COSTI Ma, prima di ottenere l'autorizzazione, gli imprenditori devono farsi i conti in tasca. Devono, cioè, stabilire se vale la pena pagare quello che il Comune chiede per l'occupazione del suolo pubblico. Le cifre? Esistono tre fasce: della prima fa parte tutto il centro storico mentre nella seconda sono inserite altre strade cittadine; la terza, infine, è riservata alle vie di Pirri oltre che ad alcune zone periferiche. La tariffa è a metro quadrato: nella prima fascia, si pagano 23,43 euro per un anno, nella seconda 20,30 e nella terza 17,18. Per piazzare un adeguato numero di tavolini occorrono almeno tra i quindici e i venti quadrati: in pratica, servono tra i 350 e i 470 euro, se il locale è al centro della città. Una situazione differente rispetto a qualche anno fa quando esisteva anche la possibilità di concessioni stagionali che, però, risultavano essere eccessivamente costose.
LE PROSPETTIVE Ora l'amministrazione punta ad aumentare il numero dei locali che offrono il servizio all'aperto. «Anche se dobbiamo fare i conti», spiega Paolo Carta, «con l'articolo 20 del Codice della strada». Queste strutture, per intendersi, non possono essere piazzate nella carreggiata. Ma ci sono alternative: la strada può anche essere ridotto con l'utilizzo di dissuasori o altri blocchi (come è accaduto, per esempio, con il De Candia). Nuovi locali all'aperto potrebbero, per esempio, trovare spazio in Castello. «In fondo, è quello che accade in tutto il mondo. Non vedo perché noi dovremmo comportarci diversamente».
MARCELLO COCCO

07/06/2008