VENERDÌ, 27 NOVEMBRE 2009
Pagina 2 - Cagliari
Vertice a palazzo di giustizia per fare il punto sull’inchiesta giudiziaria per abusi edilizi od occupazione di suolo pubblico
Il magistrato vuole vederci chiaro anche sulle autorizzazioni per cibi e bevande
CAGLIARI. La Procura stringe i tempi dell’inchiesta sui baretti del Poetto: ieri il pm Gaetano Porcu ha incontrato la squadra di polizia giudiziaria che ha compiuto le ispezioni a luglio scorso, cui sono seguite le ordinanze di demolizione firmate dal responsabile del servizio edilizia privata comunale Mario Mossa. Il magistrato ha fatto il punto sugli accertamenti e ha valutato i prossimi passi da compiere. A parte gli abusi edilizi, sui quali esistono prove inconfutabili a carico dei titolari dei chioschi-bar, la filiera delle responsabilità sembra ora allungarsi: le attività di ristorazione e di vendita delle bevande risulterebbero infatti autorizzate dal servizio attività produttive del Comune. Ma è proprio qui che il pm Porcu intende disporre gli approfondimenti: il sospetto è che i permessi siano stati rilasciati senza alcuna verifica sulla regolarità delle strutture. In assenza di controlli essenziali e obbligatori, come quelli sull’ampiezza dei locali cucina, sugli scarichi, sulla funzionalità degli impianti per la cottura dei cibi. Si tratta di capire se gli uffici comunali abbiano accolto le richieste dei chioschisti dando per scontato che i locali fossero in regola. Fra gli atti all’esame della Procura non c’è infatti alcuna traccia di ispezioni, verifiche tecniche, di qualcosa che certifichi il rispetto delle norme cui devono attenersi i ristoratori. La realtà che sembra emergere è quella che si temeva: fino all’ordinanza di demolizione arrivata il mese scorso i titolari dei baretti del Poetto hanno lavorato in assoluta libertà, come se la spiaggia fosse casa loro. E’ certo che nel corso degli anni hanno aumentato illegalmente volumetrie e superfici, chiudendo spazi all’aperto e creandone di nuovi senza alcuna autorizzazione. Ma con la crescita delle strutture si è allargato anche il campo delle attività: da semplici bar di spiaggia i chioschi si sono trasformati in ristoranti, alcuni grandissimi. Tutto questo in concomitanza con il ripascimento della spiaggia, che ha ingigantito gli spazi disponibili. Ora però l’arenile si sta pian piano riavvicinando alle dimensioni precedenti al marzo del 2002, quando la Provincia decise di riversare sul lido bianco una valanga di materiali grigi. Così che alla fine si potrebbe assistere a una riedizione delle rotonde del Lido e del D’Aquila, autentici obbrobri realizzati negli anni del dopoguerra e mai demoliti.
Nei prossimi giorni la polizia giudiziaria, su incarico del pm Porcu, lavorerà alla ricostruzione storica degli abusi edilizi commessi dai titolari dei chioschi. Saranno esaminati uno per uno in base alle schede elaborate dopo le ispezioni di luglio e collocati con precisione nel tempo con l’aiuto di mappe e progetti. Questo per distinguere gli abusi prescritti da quelli ancora perseguibili. Ma al di là di questa catalogazione, necessaria per chiudere l’inchiesta giudiziaria, resterà il problema dell’occupazione abusiva di suolo pubblico: questo reato non risulterebbe prescritto perchè è ancora in corso. E malgrado si parli di tutt’altro, è questo l’ostacolo maggiore da qui alla regolarizzazione delle strutture: legge alla mano non c’è alcuna possibilità di sanare alcun abuso. Così come - se l’amministrazione comunale deciderà di rispettare il richiamo della Regione, basato sulla direttiva europea che disciplina le competenze sul demanio marittimo - non esiste alcuna ipotesi di rinnovo delle concessioni se non attraverso una gara pubblica aperta. Su questo punto il sindaco Emilio Floris è stato categorico: niente illusioni. (m.l)