MARTEDÌ, 24 NOVEMBRE 2009
Pagina 6 - Sardegna
Il consorzio Galsi presenta il progetto per portare due miliardi di metri cubi di gas nelle case dei sardi
Cappellacci: «Accordo storico». Resta il problema dei collegamenti interni
«La Sfirs può avere un ruolo nella commercializzazione»
CAGLIARI. Dal deserto algerino nel 2014 arriverà il metano in Sardegna. Si può dire che ormai è tutto pronto per avviare il secondo gasdotto Algeria-Italia. Dopo le verifiche effettuate e i calcoli di ingegneria, il consorzio Galsi attende le ultime autorizzazioni: la valutazione d’impatto ambientale che arriverà nella prossima primavera e l’imprimatur del ministero per lo sviluppo economico.
Il presidente del Galsi, Roberto Potì, ha indicato nella seconda metà del 2010 la data d’inizio dei lavori. Il convegno sulla metanizzazione è servito alla Regione per ribadire la volontà di portare il gas nell’isola ed equiparare i sardi agli altri italiani. Il progetto è pronto e Potì ha spiegato le difficoltà superate per individuare il percorso. «Più volte è stato cambiato il tracciato tra la Sardegna e la Toscana, a causa di situazioni geologiche a rischio», ha spiegato Roberto Potì, laurea in ingegneria nucleare al Politecnico di Torino, incarichi all’Ansaldo, General Electic, Edison. Al progetto hanno collaborato otto archeologi per evitare l’impatto con monumenti e beni archeologici; due subacquei hanno consentito di individuare una nave francese della prima guerra mondiale affondata al largo di Cagliari e un villaggio rurale romano nel mare davanti Olbia. «Solo per le analisi sotterranee», ha spiegato Potì, «sono stati necessari 40 milioni».
Il presidente Cappellacci commenta: «Per la Sardegna questo accordo assume una valenza storica e rilancia il ruolo del nostro Paese in un’area, quella del Mediterraneo, che torna ad avere un ruolo strategico nello scacchiere internazionale, fungendo da raccordo e crocevia tra l’Occidente, i Paesi dell’Est, l’Africa e il Medio Oriente». Tra i problemi da risolvere c’è quello delle interconnessioni, la costruzione dei collegamenti del tratto a terra. Spiega l’assessore Giorgio La Spisa: «La Sardegna rappresenta un mercato importante. Due miliardi di metri cubi annui di gas su otto devono essere utilizzati per il fabbisogno energetico isolano, sia di industrie che di privati. Basta questo per capire che l’interconnessione alla rete è un interesse di tutti». Antonio Tilocca è il presidente della Sfirs del nuovo corso: la Finanziaria, trasformata in una società in house, non ha più nulla da spartire con la vecchia Sfirs che faceva da tenda a ossigeno per le aziende decotte. E ora «potrà avere un «ruolo determinante nella commercializzazione del gas», ha affermato Tilocca, «non per lucrare ma come fattore di sviluppo». Le risorse ci sono: fondi della programmazione e, nella migliore delle ipotesi, l’autofinanziamento. Resta da definire il ruolo delle imprese sarde: in gioco c’è un miliardo di euro ma la selezione è nelle mani di Snam Rete gas cioè Eni.