Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

La bimba che per il Comune non esiste

Fonte: L'Unione Sarda
9 novembre 2009

I genitori (italiano e spagnola) chiedono il doppio cognome, l'ufficio Anagrafe si rifiuta

Eva è nata da più di due mesi ma non è stata mai registrata

Per l'anagrafe la piccola deve essere registrata solo con il cognome del padre, nonostante una sentenza della Corte d'appello.
Eva è nata da due mesi, ha già fatto i primi vaccini. Ma per lo Stato italiano non esiste. Nel suo piccolo, è una perfetta sconosciuta anche per il Comune, dove vivono i genitori: il padre è un professore universitario. La madre, sua collega, è nata in Spagna: un particolare che regala automaticamente alla bambina le due cittadinanze. E dunque, sostengono i genitori, anche il diritto ad avere il doppio cognome, come da tradizione iberica.
IL PROBLEMA Gli ufficiali di stato civile del Municipio non sono però d'accordo: la piccola deve essere registrata con il cognome del padre, prendere o lasciare. E il genitore ha lasciato: si è rifiutato di firmare un documento che riteneva valido solo a metà. Anche perché dalla sua parte c'è una sentenza del 2008 firmata dai giudici della Corte d'appello, che riguarda il suo primo figlio, Pablo: nelle nove pagine di motivazioni i magistrati spiegano che, anche se le leggi italiane non lo consentono, i funzionari dell'anagrafe avrebbero dovuto iscrivere il bambino con il doppio cognome in base al Diritto europeo: «Come gli organi amministrativi, sono giuridicamente tenuti a disapplicare le norme interne incompatibili con le norme del Trattato Cee con l'interpretazione datane dalla Corte di Giustizia europea».
L'ACCUSA Il padre attacca: «Questa sentenza vale anche per mia figlia». In Municipio, dove citano una pronuncia della Corte costituzionale sull'argomento, rimangono arroccati sulle proprie posizioni. Morale: Eva (dopo sessantacinque giorni) ancora non esiste, almeno sotto l'aspetto della fredda burocrazia. In compenso si parla di lei in altri documenti. In due lettere indirizzate al sindaco (21 ottobre e 5 novembre) il professore universitario segnala una «grave violazione delle norme» e «gravi pregiudizi che possono derivare ai diritti fondamentali di mia figlia». Già, perché questa è ovviamente una questione di principio, ma la bambina per lo Stato non esiste e dunque non ha né assistenza sanitaria («per vaccinarla ho dovuto firmare un'autocertificazione») e non può neanche essere titolare di un biglietto aereo. Quindi non potrà partire il prossimo fine settimana insieme ai genitori, per la Spagna: «È sequestrata all'interno dell'Isola», si legge nelle pagine indirizzate al primo cittadino.
L'INTERROGAZIONE E un riassunto kafkiano è messo nero su bianco anche in un'interrogazione scritta dal consigliere comunale Giuseppe Macciotta e in una richiesta d'intervento all'ambasciata spagnola di Roma.
Andrea Pinna, dirigente dell'Anagrafe, sostiene di non calpestare nessun diritto e ricorda: «La nostra legge prevede che la bambina abbia un solo cognome. Se il padre vuole, però ci sono diverse strade: avrebbe potuto rivolgersi alla Prefettura per modificare il nome, dopo la registrazione». Ma ora sarà la Procura della Repubblica a pronunciarsi: il 27 ottobre il Comune ha spedito gli atti al terzo piano del Palazzo di giustizia.
MICHELE RUFFI

07/11/2009