Rassegna Stampa

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Cagliari, sos di prof e studenti dell’Alberti: “Presto non avremo più la nostra storica sede”

Fonte: web Castedduonline.it
8 marzo 2023

 

Cagliari, sos di prof e studenti dell’Alberti: “Presto non avremo più la nostra storica sede”

È molto incerto, dopo 51 anni, il futuro della scuola tra viale Colombo e il lungomare di Su Siccu. Il contratto con l’Autorità portuale scade a settembre e l’edificio è in parte inagibile. Ragazzi e genitori, insieme ai docenti, pronti a manifestare tutta la loro rabbia. Già scritta una lettera sos al ministro Valditara

 

La paura per il futuro è tanta, immensa tanto quanto il tempo durante il quale il liceo scientifico Alberti è esistito: cinquantuno anni. La sede principale dell’istituto di Cagliari incastonato tra viale Colombo e la pineta di Su Siccu, infatti, potrebbe chiudere i battenti per sempre a settembre. In quella data, infatti, scadrà il contratto di affitto con l’Autorità portuale di Cagliari: studenti e famiglie, insieme ai docenti, bracolano totalmente nel buio e non sanno quale sarà il loro destino. Giovedì 9 marzo, dalle 10:30, ci sarà una manifestazione di protesta sotto i pini della pineta, sono previste non meno di 1500 persone: una mobilitazione “per richiedere una sede definitiva ed adeguata del nostro liceo. L’edificio è infatti un bene demaniale in parte inagibile ma con enormi potenzialità turistiche, gestito dall’Autorità portuale. Il liceo Alberti, terzo liceo scientifico della Sardegna per qualità nelle graduatorie della Fondazione Agnelli, da settembre rischia di non esistere più”.

 

Già spedita una lettera sos al ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara. Eccola, di seguito: “Una scuola intelligente è una scuola che crea serenità nell’apprendimento e nell’insegnamento», ha detto lei giustamente. Ecco, la nostra è forse una scuola stupida, molto stupida. Di fatto non è neppure una scuola, sebbene in teoria, e nella vita quotidiana di migliaia di persone, il nostro sia uno storico liceo scientifico del centro città (nel 2022 orgogliosamente abbiamo compiuto 50 anni), il terzo scientifico della Sardegna per qualità nelle graduatorie della Fondazione Agnelli, e da quasi dieci anni anche un ottimo e assai richiesto liceo linguistico. Lavoriamo con impegno e serietà, vinciamo progetti nazionali, viaggiamo e ospitiamo studenti in scambio, siamo inclusivi, combattivi, innovativi. Solo che noi non abbiamo una scuola, un edificio che sia nostro (cioè di tutta la cittadinanza) e che ci consenta di essere propositivi e sereni per i mesi e gli anni a venire. Dall’ormai lontano 1972, signor Ministro, noi abbiamo avuto solo una “sede”. Per molti di noi è la sede più bella d’Italia, sicuramente una delle migliori. Una pineta ombrosa al lato, il golfo di Cagliari proprio davanti, i delfini (sì, i delfini, ha letto bene) che nuotano vicino alla riva e talvolta ci fanno distrarre durante le lezioni. Tuttavia non è la nostra scuola. È la “sede temporanea” che ci è stata assegnata appunto nel 1972 per consentire a chi di arriva dall’hinterland e dai comuni costieri di non fare più di due cambi di mezzo pubblico, e per questo viene scelta da moltissimi pendolari (il 60% dei nostri ragazzi). Abbastanza vicina alla stazione, consente una mobilità sostenibile (a piedi, con l’autobus o con la bicicletta), e copre un’area altrimenti sguarnita di Licei per decine di chilometri quadrati. Il problema è che tale sede non è una scuola: è un bene demaniale oggi in parte inagibile (quel che era il nostro laboratorio di chimica e qualche aula) ma con enormi potenzialità turistiche, gestito dell’Autorità portuale. In riva al mare, in un’area che la stessa Autorità e la Città metropolitana di Cagliari stanno rilanciando in questi anni proprio per la sua rilevanza paesaggistica e strategica: il porto, l’area fieristica, un bel percorso cicloturistico e sportivo, la basilica di Bonaria. Il problema è che una scuola in quest’area viene giudicata improduttiva. Anche se “produce” intelligenze e competenze, anche se crea futuro e prospettive di sviluppo reali, non fa cassa, non fa denaro. Di fatto, da decine di anni noi viviamo con l’incubo di uno sfratto e contratti di locazione temporanei. L’ultimo è del 2019 e scadrà a settembre 2023. Cosa sarà dopo del Liceo «Alberti«, non sappiamo. Perché in tutti questi anni, signor Ministro, nessun amministratore, di nessuna parte politica, ha voluto risolvere questa situazione, nonostante le nostre richieste e i molti momenti di emergenza. Quando il numero dei nostri studenti è cresciuto — e in una zona ad alto rischio di dispersione questa è stata senz’altro una buona notizia — si è preferito darci, in aggiunta a questa, altre sedi temporanee, spesso poco adeguate alle nostre esigenze (per grande distanza e assenza di laboratori e spazi degni) invece di trovare per noi, per non dire costruire o ricostruire, un edificio che noi possiamo chiamare la “nostra scuola”, adatta a noi tutti e degna del suo ruolo. Sembra non esserci oggi alcun progetto per il Liceo Alberti di Cagliari: se la nostra “sede” verrà destinata ad altro – manca pochissimo a settembre – noi verremo dislocati in extremis ove forse i nostri studenti, i pendolari in particolare, non possono arrivare se non con grande dispendio di carburante, tempo, denaro. Abbiamo bisogno di quella serenità di cui ha parlato lei. Prima di condividere i sogni, signor Ministro, noi chiediamo alle autorità competenti (gli enti locali ai quali lei ha parlato di scuole «intelligenti») un impegno fattivo per realizzare una cosa concreta: dare al nostro Liceo una scuola vera, sicura, adatta a chi la vive. Un edificio definitivo e degno, che possibilmente ci contenga tutti, che non ostacoli i tanti pendolari frantumando e disperdendo in zone disagevoli il loro diritto allo studio. Se non potrà essere quello della sede storica, esistono ad esempio decine di terreni ed edifici pubblici intorno a noi (ex caserme per la maggior parte, ma non solo) che sono praticamente dismessi e abbandonati. Sarebbe facile riconvertirli, se ci fosse una volontà politica e una visione lucida di futuro. Invece no, non per la Scuola. Non vogliamo l’ennesima sede temporanea, non un contratto debole e incerto, proroghe e promesse. Vogliamo una scuola, per tutti noi”.