Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Un capolavoro in due settimane

Fonte: L'Unione Sarda
22 ottobre 2009

Prime lirica. Quattordici giorni bastarono nel 1832 a Donizetti e Romani per comporre l'opera

Stasera al Lirico “L'Elisir d'amore” di Mirabella

“Una prima donna tedesca... un tenore che balbetta…un buffo che ha voce da capretto…”: insomma un compagnia di canto su cui Gaetano Donizetti nutriva qualche dubbio, ma per la quale si impegnò a scrivere un'opera in soli quattordici giorni. Così nacque L'Elisir d'amore , melodramma giocoso in due atti, in scena, da stasera alle 20,30 e sino a sabato 31, al Lirico di Cagliari, in una nuova produzione ideata da Michele Mirabella, che ne cura la regia, e con l'Orchestra e il Coro del Teatro diretti dal maestro concertatore e direttore Antonino Fogliani.
Dietro le quinte della prima rappresentazione oggi c'è la concitazione che accompagna ogni nuova sfida, allora c'era la nevrotica sollecitazione di un impresario, in spasmodica ricerca di nuovi titoli, e un'improvvisa, frettolosa collaborazione di Donizetti con Felice Romani, il librettista più famoso del tempo. Ciò non impedì all' Elisir d'amore di ricevere, il 12 maggio 1832 al Teatro della Canobbiana di Milano, un immediato successo, restando in cartellone per 32 recite.
Nei versi, Romani non mise molta originalità, riprendendo più o meno con fedeltà Le Philtre , il poema che Eugène Scribe aveva preparato per Auber. Ma nella musica Donizetti mise il meglio della sua vena melodica, dando vita al capolavoro. Pubblico e critica furono subito conquistati mentre tutti i teatri facevano a gara per avere il titolo in cartellone. Così a Cagliari L'Elisir arrivò nel settembre dell'anno successivo alla prima, accompagnato dal favore generale. Un successo non scontato. Anche perché non era facile, nell'Italia di quegli anni, riuscire a distaccarsi dall'autorevole e ingombrante modello della musica di Rossini. Eppure, proprio con quest'opera Donizetti riuscì ad elaborare uno stile comico nuovo, riprendendo gli elementi migliori del melodramma rossiniano, fondendoli con gli spunti sentimentali propri dell'opéra-comique e realizzando un processo di umanizzazione dei personaggi.
Per ciascuno di loro Donizetti individua una tipologia melodica che ne evidenzia le caratteristiche con sentimenti portati anche all'eccesso. Tratti marcatamente buffi e spudorati per Dulcamara, spacciatore di medicamenti e filtri a buon mercato, contrapposti a quelli appassionatamente malinconici di Nemorino, pastore timido che si lamenta sulle rive del ruscello. A lui è affidata la tematica del sentimento, con il suo canto spianato, che con “Una furtiva lagrima” apre la strada a un tenore nuovo per l'opera comica: quello che da allora in poi verrà chiamato tenore lirico-leggero o tenorino di grazia. Anche il canto di Adina segue l'evoluzione psicologica della ragazza: prima capricciosa, con un canto di agilità ricco di fioriture, che rimarca le sue ripulse sdegnose e infine innamorata - anche grazie alla provvidenziale eredità capitata a Nemorino - che si riconosce nella cantabilità del finale. E, al loro fianco, Belcore, militare vanitoso, con toni da baritono maestosi e marziali, annunciato da rulli di tamburo. A fare amare L'Elisir è la tipica melodia, la vena buffa del bergamasco, che trasforma con inventiva la lacrima in sorriso e dà attenzione particolare anche a coro e orchestra, creando un “colore” unico che fa dell' Elisir una delle opere più raffinate di Donizetti.
A Cagliari, oggi Désirée Rancatore è Adina, Celso Albelo Nemorino, Roberto De Candia Belcore, Bruno De Simone Dulcamara, Manuela Bisceglie Giannetta.
GRECA PIRAS

22/10/2009