Rassegna Stampa

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Sant’Efisio ai tempi del Covid, l’Alter Nos Tocco: “Celebrazioni in piena sicurezza, lo dobbiamo ai

Fonte: web Castedduonline.it
22 marzo 2021

Sant’Efisio ai tempi del Covid, l’Alter Nos Tocco: “Celebrazioni in piena sicurezza, lo dobbiamo ai nostri cari”

Il presidente del Consiglio comunale è il 365° Alter Nos: “La volontà e il desiderio che ho di contribuire alle celebrazioni nascono dalla fede in Dio e dalla devozione per Sant’Efisio”.

 

Il Coronavirus non ferma Sant’Efisio. Come già anticipato nei giorni scorsi da Casteddu Online , sarà Edoardo Tocco l’Alter Nos della 365esima Festa che si celebrerà nelle giornate dall’1 al 4 maggio, durante le quali saranno rievocate le vicende di inizio IV secolo del martire guerriero e si scioglie il voto perpetuo a lui rivolto durante la pestilenza del 1652.

A conferire il prestigioso incarico è stato il sindaco Paolo Truzzu, in videoconferenza durante il Consiglio comunale dello scorso martedì 16 marzo. Anche questo 2021, per il secondo anno consecutivo il cerimoniale si apre in modalità telematica a causa della pandemia da Covid-19.


Presidente, il suo è uno tra i volti più noti in città. Ma chi è Edoardo Tocco?

Sono nato Cagliari sessantanni da una famiglia stampacina da generazioni. Con una laurea in economa e commercio, il mio impegno attivo nella vita della comunità cittadina è iniziato nel 2001, con la presidenza della Circoscrizione Sant’Avendrace. Grazie a ciò ho preso coscienza di quello che poi è diventato impegno politico, sempre declinato come vicinanza alle persone e alle loro esigenze. Nel 2006 sono stato eletto consigliere comunale con il sindaco Emilio Floris, poi ancora nel 2011 e nel 2019. Intanto, a due anni e mezzo di distanza dal primo mandato a Palazzo Bacaredda, nel 2009 sono stato eletto consigliere regionale, poi riconfermato nel 2014. Per tutto questo mi sento di ringraziare ancora una volta Dio, la mia famiglia e le persone che mi sostengono.

L’Alter Nos è uno dei grandi protagonisti della Festa, rappresenta il potere civile e quello religioso. Dopo la solenne vestizione del mattino dell’1 maggio e la partecipazione alla Santa Messa a lui dedicata, ha sempre sfilato a cavallo davanti al cocchio che trasporta tra la folla di devoti e turisti il simulacro del Santo, dalla chiesetta di Stampace sino a quella di Nora, passando per Giorgino, Su Loi (Capoterra), Villa D’Orri (Sarroch), Villa San Pietro e quindi Pula.

Non sappiamo ancora in quali termini potranno svolgersi quest’anno le celebrazioni, ma per lei cosa significa fare/essere Alter Nos?

Sono già stato investito di questa importante carica nel 2007. Ricordo bene quando domandai al sindaco Floris di concedermi quest’onore nel nome di mio padre Efisio: allora avevo poco più di quarantanni e le circostanze soprattutto di vista sanitario erano ben diverse. Oggi la mia cristianità è più matura, ma come allora la volontà e il desiderio di contribuire attivamente alle celebrazioni nascono dalla fede in Dio e dalla devozione per Sant’Efisio. In principio fu una promessa solenne, fatta l’11 luglio 1652 dalla Municipalità di Cagliari al suo protettore. Da allora è stata onorata ogni primavera, con devozione e gratitudine, anche sotto i bombardamenti del 1943. L’intercessione di Sant’Efisio fu invocata per far cessare la peste, che nel XVII secolo devastava la città.

Come l’anno scorso anche per questa 365 edizione la parola d’ordine sarà sicurezza per evitare la diffusione del virus. Quale consiglio darebbe al lettore?

Abbiamo vissuto l’anno più drammatico dal Dopoguerra. Tante le perdite in termini di vite umane, lavorativi, culturali e trasversalmente tutti gli ambiti sociali. Ma se si vuole uscire dalla pandemia occorre guardare al futuro adottando stili di vita corretti per prevenire il contagio e limitare il rischio di diffusione del nuovo Coronavirus. Perciò è fondamentale la collaborazione e l’impegno di tutti a osservare alcune norme igieniche come lavarsi spesso le mani, evitare il contatto ravvicinato, mantenere una distanza interpersonale di almeno un metro e usare le mascherine facciali. Lo dobbiamo a noi stessi e ai nostri cari.