Sabato sera di movida a Cagliari, la rabbia dei residenti del centro storico: “Aggravate le nostre patologie di insonnia”
Con una lettera al direttore di Casteddu Online, che ieri notte aveva testimoniato la notte di divertimento di centinaia di giovani cagliaritani, il Comitato Rumore No Grazie protesta: “Se l’avvenimento si fosse svolto dentro una sfera di cristallo sarei stata d’accordo con Lei: purtroppo non è così e quell’assembramento ha coinvolto- come succede da più di dieci anni- gli sfortunati abitanti di una zona della città che ha solo la “colpa ” di essere stata scelta come luogo privilegiato di raduno senza avere nessuna delle caratteristiche urbane necessarie”
Lotta all’inquinamento acustico e ambientale è lotta culturale
Egregio dottor Norfo, direttore di Casteddu Online,
Lei ha magnificato oggi nel suo articolo “Cagliari, esplode la movida: centinaia di giovani tra Corso e Marina, il virus non fa più paura” le meraviglie della ripresa della movida con toni da commosso osservatore del fenomeno. Non me ne voglia se la invito a guardare alle molte altre facce della realtà.
Se l’avvenimento si fosse svolto dentro una sfera di cristallo sarei stata d’accordo con Lei: purtroppo non è così e quell’assembramento ha coinvolto- come succede da più di dieci anni- gli sfortunati abitanti di una zona della città che ha solo la “colpa ” di essere stata scelta come luogo privilegiato di raduno senza avere nessuna delle caratteristiche urbane necessarie. Ne è ben consapevole- e l’ha segnalato al vostro Ennio Neri qualche giorno fa- il presidente della Commissione delle Attività Produttive Pierluigi Mannino che propone lo spostamento della movida dalle “zone più cariche come Marina e Stampace” verso zone di periferia. Le motivazioni del presidente Mannino sono condivisibili perché in una visione globale di sviluppo urbano non si può far “prevalere la monocultura della somministrazione” ma bisogna incentivare altre forme di interesse civile. Il presidente Mannino cita le attività artigianali e noi potremmo aggiungere che occorre puntare anche su altri due obiettivi fondamentali: sulla cultura come offerta di occasioni alternative (cinema, teatro, biblioteche, centri culturali, centri d’arte) dove si coltivino l’attitudine alla dialettica e l’amore per la conoscenza dei giovani. E sul rispetto dell’ambiente. Spendersi per una cultura dell’ambiente – da parte dell’amministrazione civica ma anche da parte del mondo della sanità, della scuola, della stampa etc.- significa soprattutto incidere sui comportamenti individuali per diffondere attenzione ai valori nocivi dell’aria che respiriamo e ai valori nocivi di rumore che emettiamo.
Perché –ricordiamolo sempre- l’eccessivo carico di uomini e di auto nelle zone più delicate della città, quelle del centro storico, ne compromette ogni giorno di più la delicata compagine architettonica col carico culturale di memoria storica che esse rappresentano non solo per i cittadini ma per tutti i Sardi.
Non si tratta quindi solo di rivendicare il diritto alla quiete e al riposo (che dovrebbero essere tutelati dalla quotidiana applicazione delle leggi) ma ci sono di mezzo il benessere spirituale e la ricchezza culturale di una città che dovrebbero essere perseguiti con quotidiani provvedimenti materiali a tutela dell’ambiente.
E qui arriva lo sconforto perché, con un guizzo di onestà impagabile, Lei non ha taciuto che nella notte di Sabato 6 giugno, è stato “quasi impossibile rispettare le distanze, pochissime mascherine e pochissimi controlli”. E – aggiungiamo- ancor meno sono stati rispettati i livelli di rumore massimo consentito in Marina e Stampace, aggravando le patologie da insonnia cronica dei residenti.
Maria Laura Ferru, comitato Rumore No Grazie