Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

«Case? Comune schizofrenico»

Fonte: La Nuova Sardegna
27 maggio 2008

MARTEDÌ, 27 MAGGIO 2008

Pagina 1 - Cagliari



Marisa Depau (Pd): «Fare alloggi da ex scuole, prima dicono sì poi no e ora ripropongono la loro trasformazione in appartamenti»



Oggi in Consiglio il bando per l’edilizia abitativa popolare

ROBERTO PARACCHINI
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CAGLIARI. «Non c’è programmazione e si naviga a vista. Sulla questione-alloggi sembra che esista solo il problema delle ristrutturazioni, pur giusto. Ma bisogna anche costruire nuove case visto che vi sono migliaia di famiglie senza casa che non hanno la possibilità di pagare gli attuali fitti», lamenta Marisa Depau la pasionaria: la consigliera comunale del Pd che da sempre si occupa dei senza tetto.
«Come mai, prima, viene rifiutata la ristrutturazione ad uso abitativo di 4 scuole dismesse (e c’era tanto di delibera e di progetto)? E poi, adesso, per due di queste, se ne chiede la demolizione per realizzare alloggi di edilizia popolare? Si tratta di un atteggiamento assurdo e schizofrenico», protesta Depau.
Il nuovo programma straordinario regionale di edilizia abitativa a canone sociale sarà discusso oggi dal consiglio comunale. La proposta di partecipare al bando ipotizza la demolizione e la ricostruzione degli ex edifici scolastici di via Flumentepido e via Abruzzi, da destinarsi a edifici di edilizia residenziale pubblica. E questi due caseggiati facevano parte dei quattro che si sarebbero dovuti dismettere, «ma per i quali - spiega Depau - si era scatenata una grande polemica». La consigliera non aveva esitato a polemizzare anche con il suo partito. «Oggi la Giunta si giustifica affermando che prima si trattava di ristrutturare, mentre adesso si deve demolire e ricostruire - continua Depau - ma se a suo tempo avessero chiesto di poterlo fare, la Regione lo avrebbe certamente concesso. La realtà è che sulla questione-case e, in particolare, sulla necessità di realizzare abitazioni nuove per i senza tetto, l’esecutivo non ha alcuna programmazione. Non solo, «anche per un’altra scuola dismessa, quella di via Monsignor Piovella, ai primi dell’anno era capitato lo stesso: l’avevano proposta per un altro bando, statale per gli sfratti. Ma avevano fatto tutto all’ultimo momento. E la richiesta non era passata».
La delibera per il recupero delle quattro scuole risale alla passata consiliatura e prevedeva, complessivamente, la realizzazione di un centinaio di case di edilizia sovvenzionata. Ma una serie di considerazioni, aveva affermato i consiglieri di maggioranza (su cui aveva concordato parte dell’opposizione), hanno portato a ritirare il documento. Tra le motivazioni il fatto che con la realizzazione di abitazioni, quelle aree venivano private di importanti strutture da utilizzare come servizi, oltre al fatto che il costo della riqualificazione sarebbe stato molto alto (circa 140mila euro ad alloggio). «In parallelo, però - precisa Depau - l’amministrazione non fa niente e così non solo non diamo risposte all’emergenza abitativa, ma rischiamo di non entrare in importanti finanziamenti. Il bando nazionale per alloggi per gli sfrattati, ad esempio, l’abbiamo perso».
Ultimamente si è parlato diverse volte di un piano di zona per l’area di San Lorenzo, in cui dovrebbero essere realizzati tutta una serie di interventi abitativi: sovvenzionati, convenzionati, concordati e di edilizia privata residenziale. Il piano prevede opere in grado di ospitare circa diecimila abitanti. «E tutto questo va bene - precisa Depau - ma va detto che si tratta di progetti a medio termine e che saranno realizzati, se tutto andrà bene, non prima di dieci anni. Intanto perdiamo diversi milioni di euro e lasciamo la gente nelle topaie. Non dimentichiamo, ad esempio, che a Mulinu Becciu vi sono ancora le case albergo in cui vi sono famiglie che vivono in cinque in quattordici metri quadrati. O che a Is Mirrionis vi sono ancora le case parcheggio in cui settantasei famiglie vivono in condizioni disumane, pur abitandovi da diversi anni. Si è detto tante volte di demolire quelle case per poi ricostruirle decenti, ma non lo si è mai fatto». Non solo, per Depau vi sono esempi eloquenti di come non dovrebbero andare le cose: «In via Tuveri abbiamo raggiunto il massimo del paradosso. Lì l’amministrazione possiede uno rudere avuto attraverso una donazione in cui era indicato espressamente che il lascito avveniva per essere utizzato per i senza tetto. Invece non si è fatto niente. E così abbiamo perso un’altra possiblità per i senza casa».