Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Quintali di rifiuti fra le baracche: «Rischi sanitari»

Fonte: L'Unione Sarda
13 dicembre 2019

Quintali di rifiuti fra le baracche: «Rischi sanitari»

Galli e galline razzolano in mezzo a quintali di rifiuti di ogni tipo, ratti e liquami. Le roulotte e le baracche fatte di legno e vecchie lamiere sono disposte a semicerchio e cingono una sorta di ampio cortile fangoso dove sono parcheggiate auto senza targa, alcune parzialmente “cannibalizzate”, insieme a quattro furgoni all'apparenza perfettamente funzionanti.
L'odore è acre e insopportabile. Il tanfo di resti organici in decomposizione si mischia a quello delle plastiche bruciate, del legno marcio, del ferro arrugginito, dei materassi ammuffiti gettati un po' ovunque. Sembrano immagini scattate alla periferia di Nairobi o in una qualunque delle altre infernali discariche maleodoranti del Terzo Mondo dove frotte di disperati di accalcano per trovare qualcosa di utile. Siamo invece nel campo rom abusivo di via San Paolo, stretto fra la laguna di Santa Gilla da una parte e il quartiere di Sant'Avendrace dall'altra, ad appena 300 metri in linea d'aria dal palazzo della Giunta regionale.
La mega discarica
La baraccopoli con annessa la più grande discarica abusiva della città, sorge a metà della via, occupando un'area di circa 10 mila metri quadrati accanto a un deposito di mezzi usati e a due vecchi capannoni abbandonati. Le abitazioni sono lontane: davanti c'è il muro della ferrovia che corre parallela alla via dedicata al più grande missionario della cristianità, alle spalle la campagna e poi la grande laguna. Sul marciapiede, di fronte all'ingresso, sino a pochi giorni fa c'era una vecchia Fiat Punto ridotta a un rottame, ora sostituita da un carrello della spesa ricolmo di spazzatura. Un cagnolino scorrazza per il campo e abbaiando mette in fuga i corvi intenti a banchettare coi rifiuti. Fra le baracche sembra non ci sia nessuno ma, percorsi pochi metri, ecco spuntare due uomini che da lontano osservano gli estranei con fare minaccioso. Qui, appena due anni fa, subito dopo un incendio, i vigili del fuoco avevano riscontrato «la presenza di diverso materiale altamente inquinante» spiegando che esisteva «un grave pericolo per la salubrità e la pubblica incolumità». Da allora però nulla è cambiato. Anzi, forse la situazione è persino peggiorata. Nessuno controlla, nessuno interviene.
Il progetto
Eppure, almeno in teoria, l'intera zona di via San Paolo, da tempo in cima alla top ten delle aree più degradate della città, è destinata in futuro a diventare un piccolo paradiso. Proprio qua, dove ora ci sono solo rifiuti, dovrebbe infatti sorgere un parco urbano con aree verdi, piste ciclabili e nuovi impianti sportivi: un progetto inserito nel “Programma straordinario d'intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie” varato nel 2016 e per il quale il Comune ha già ottenuto 18 milioni di euro di finanziamento.
Bonifiche ferme
Il problema però è che prima di procedere con la progettazione, l'intera area necessita di importanti opere di bonifica e di demolizione. Lavori per i quali il Comune ha stanziato, all'inizio di quest'anno, 2 milioni di euro ma che ancora non sono neanche iniziati. La zona interessata all'intervento ha una superficie di oltre 18 ettari ed è compresa tra il nuovo raccordo alla statale 195, via Campo Scipione, via Mincio e via San Paolo. Al suo interno si trovano un grande terreno incolto in cui in passato sostava il circo, la cabina Enel con adiacenti i vecchi edifici industriali, le case ridotte ormai a ruderi tra via Mincio e via Campo Scipione, ma anche i due campi da calcio utilizzati dal La Palma Monteurpinu e l'ex cantiere edile dell'impresa Soldati. E poi, appunto, c'è il campo rom: una bomba ecologica dentro la città che tutti fingono di non vedere.
Massimo Ledda