Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Mareggiate ed erosione: allerta massima

Fonte: L'Unione Sarda
2 luglio 2019


Studiare livelli di profondità a ridosso della costa, movimento e tipo di sabbia sopra e sotto il mare, conformazione del fondale. Analisi che ha l'obiettivo di creare un sistema di allerta utile a prevenire mareggiate che causino inondazioni. L'allarme scatterebbe con un anticipo di almeno quattro giorni: così, per esempio, si potrebbero evitare danni alle infrastrutture e attrezzature che insistono sul Poetto. L'acqua, del resto, in futuro potrebbe arrivare ben più all'interno: con l'eliminazione della posidonia, l'uso di strumenti moderni per la pulizia dell'arenile e l'edificazione costante «si abbassa il profilo della spiaggia e basterà un'onda di un metro» perché il mare prenda il sopravvento», spiega Sandro Demuro, docente di Geografia fisica e Geomorfologia, morfodinamica e conservazione dei litorali all'Università cagliaritana.
La banca dati delle spiagge
Le conseguenze delle «buone e cattive pratiche» dell'uomo sulle coste della Sardegna, e del capoluogo in particolare, sono state illustrate ieri all'inaugurazione del “Medcoastlab”, il nuovo laboratorio in via Riva di Ponente nel quale confluiranno i dati raccolti negli ultimi tre anni (e nei prossimi tre) da un gruppo di lavoro composto da docenti dell'Università di Cagliari, Pisa, Ferrara e Auckland in Nuova Zelanda all'interno del progetto “Neptune 2”, che studia i processi di erosione, trasporto e sedimentazione assieme ai Battellieri cagliaritani e alla coop Sardegna progetta. Il Medcoastlab, inaugurato alla presenza di Massimo Deiana (presidente dell'Autorità portuale), del pro rettore Francesco Mola e del sindaco di Quartu (Stefano Delunas), è la banca dati col Dna geologico-morfologico delle spiagge.
Giorgino e il Poetto
È stata cartografata l'area tra Villa D'Orri e Margine Rosso e sono stati studiati e catalogati 1.200 campioni di sabbia. In Sardegna sono «in forte modificazione 160 chilometri di spiaggia», ha detto Demuro, e pur non essendoci «segnali di innalzamento del livello del mare» nell'Isola «occorre essere prudenti». I problemi principali sono «l'uomo» e i suoi «interventi spesso scoordinati». Un esempio illuminante: sino agli anni Quaranta la sabbia di Giorgino grazie al mare finiva su una spiaggia all'altezza dello stadio Sant'Elia e da lì, coi venti, arrivava al Poetto, che riceveva nuova linfa anche dai cedimenti del costone della Sella del Diavolo. La prima strada ora è bloccata una una barriera artificiale, l'altra dall'impianto sportivo. Dunque, il male «non sono i fenomeni naturali». L'odiata posidonia protegge l'arenile: livellarlo, magari con le ruspe, «è una pessima pratica e crea l'erosione ben prima dell'inondazione». Di questo passo «tra dieci anni non ci sarà più una spiaggia così, altro che inondazione».
Le correnti
Ecco la necessità di uno studio con l'uso anche di «telecamere e boe oceanografiche» per «capire come si muovono le correnti». Sfruttando anche il ripascimento del 2002, che tanti danni ha creato («oggi è tornato l'equilibrio»): è una sabbia diversa da quella preesistente ed è stato possibile tracciarne gli spostamenti. È arrivata al Margine Rosso. Tornerà?
Andrea Manunza

 

 

L'esperienza della Nuova Zelanda, dove le onde fanno paura


Già da decenni ci si è accorti che in Sardegna le spiagge erano in pericolo. «La presenza dell'uomo era eccessiva», ha spiegato Sandro Demuro, che ha indicato la spiaggia Rosa di Budelli nell'arcipelago della Maddalena come esempio più evidente di una «pressione» insostenibile. «Non si capiva la fragilità del sistema».
Ma se in Sardegna ancora non si hanno «segnali di innalzamento del livello del mare», in altre parti del mondo il fenomeno è più evidente e comincia a creare timori nelle popolazioni. «In Nuova Zelanda fa paura», conferma Giovanni Coco, docente della “School of environment” dell'Università di Auckland, componente del progetto Neptune nel quale si occupa dell'impatto delle onde e della creazione di un sistema di previsione di inondazione costiera.
Spiegando quali possano essere i rischi dell'aumento della temperatura globale e del comportamento scriteriato dell'uomo, il docente ha mostrato alcune immagini di come potrebbe diventare la capitale neozelandese prima e dopo l'innalzamento del mare: intere zone di territorio, alcune edificate anche dove non si poteva, finirebbero sommerse nell'arco di pochi decenni. «L'acqua scende e sale di livello e provoca l'erosione», ha spiegato Coco, ma «saranno tempeste e maree a creare molti danni». Già ora gli «allagamenti» si ripetono, e «accadrà sempre più frequentemente».
In Sardegna ancora non accade, ma è meglio prevedere e prevenire. «Al Poetto ci sono dinamiche quasi uniche al mondo, il moto ondoso è importante come in Nuova Zelanda». Per questo «stiamo lavorando al sistema di allerta». (an. m.)

 

Posidonia: i bagnanti si spostano


A dimostrare quanto non ci si renda conto dell'utilità della posidonia, basterebbe leggere le cronache di questi giorni estivi (e di tanti altri, tutti uguali, in ogni stagione calda). Sindaci e rappresentanti comunali di cittadine costiere a ritmo regolare chiedono alla Regione di autorizzare l'eliminazione dalle spiagge di quelle che comunemente (e impropriamente) vengono chiamate alghe. Fastidiose al tatto e alla vista, rovinano la vacanza e fanno fuggire i turisti.
Se gli amministratori, i quali dovrebbero sapere che la posidonia protegge e ricostruisce la spiaggia, ragionano col portafogli piuttosto che con cognizione di causa, figurarsi i normali bagnanti. Infatti capita che in questi giorni gli abituali frequentatori della parte più a est del Poetto, dove venti e maree hanno portato a riva quei vegetali fastidiosi, si siano riversati in massa a ovest, dove l'acqua e la sabbia sono “puliti”.
Eppure le pulizie («pessima pratica», come da definizione di Demuro) portano via detriti costituiti al 90 per cento da sabbia. Quindi? (an. m.)