Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Nella trincea del porta a porta Gli operai raccolgono i rifiuti e anche lo sfogo degli utenti

Fonte: L'Unione Sarda
16 maggio 2019

CASTELLO. Un solo mezzo per tutto il rione, le tappe al deposito, i giri infiniti

Nella trincea del porta a porta Gli operai raccolgono i rifiuti e anche lo sfogo degli utenti

In via San Giuseppe qualcuno ha buttato il sacchetto con gli escrementi del cane tra i bustoni della plastica. «Vede l'inciviltà? Succede spesso, anche se per fortuna sempre meno. Piano piano i cagliaritani si stanno abituando ma ci vorrà ancora tempo».
Una moglie e due figli, 53 anni, Tore è l'operaio della Econord addetto al ritiro dei rifiuti nel quartiere di Castello. Fa questo lavoro da 30 anni, sino a pochi mesi fa si occupava dello spazzamento ma poi è stato dirottato alla raccolta. Un cambio che sembra non aver gradito. «Faccio quello che mi dicono di fare».
Il tour per Castello
Ieri abbiamo seguito Tore nel suo giro mattutino per scoprire com'è il porta porta visto da un'altra prospettiva, quella di chi ogni giorno - col sole o la pioggia - batte le strade della città fermandosi a ogni portone a raccogliere la nostra spazzatura per salari che vanno dai 1.200 ai 1.700 euro al mese, spesso in cambio di insulti e persino minacce. «È capitato a tanti, non in questa zona che è tranquilla ma ci sono rioni decisamente difficili. A volte la gente ha pretese assurde e purtroppo se uno è arrabbiato se la prende con noi senza capire che facciamo solo il nostro lavoro e non decidiamo nulla».
Il suo turno inizia alle 8.30 da piazza Indipendenza. Il mercoledì a Castello si ritira la plastica. Al volante di un Porter Piaggio, l'unico mezzo che riesce a districarsi nelle strette stradine dell'antico rione, Tore percorre via Mazzini, fermandosi ogni 20-30 metri a raccogliere i bustoni trasparenti. Scende, ritira, scarica, risale. Un infinito numero di volte. Non ci sono situazioni di degrado. «Qua non abita tanta gente e sono tutti molto tranquilli», ripete. Il piccolo mezzo percorre via Canelles, via San Giuseppe, via Cammino Nuovo e via Università. Qui però deve fermarsi: il cassone è già colmo. Sono solo le 9,10. «Succede con la plastica e la carta, umido e secco sono meno voluminosi. Altri mezzi? No, ci sono solo io. Devo finire il quartiere da solo». Per ora, a stare larghi, ha fatto il 20% del lavoro.
Gli intoppi
Tore chiama la centrale e viene dirottato in via Monteverdi a Genneruxi, dove troverà un camion in cui scaricare la plastica raccolta. Peccato che una volta arrivato - a 40 chilometri orari di media - scopre che in realtà quel mezzo è carico di carta. Non gli resta che andare a svuotare il cassone alla stazione di trasferimento, un deposito intermedio sulla 131 Dir sorvolato dai gabbiani e dal quale arriva una puzza nauseabonda. Il viaggio è lungo, il traffico intenso. Poco prima delle 11 Tore riesce finalmente a tornare a Castello col Porter vuoto. Per completare il ritiro lo attendono almeno altri 4 viaggi di andata e ritorno alla stazione. Il suo turno finisce alle 14.30 e forse sforerà l'orario. Saluta con un sorriso: «Una cortesia, scrivetelo chiaro che noi siamo qui solo per lavorare».
Massimo Ledda