Rassegna Stampa

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Il Consiglio regionale celebra ‘Sa Die’: “È la giornata dell’autodeterminazione”

Fonte: web sardiniapost.it
29 aprile 2019

Il Consiglio regionale celebra ‘Sa Die’: “È la giornata dell’autodeterminazione”


Il Consiglio regionale celebra ‘Sa Die de sa Sardigna’ in un’aula tutt’altro che vuota. Dopo lo scontro dei giorni scorsi, sull’opportunità o meno di convocare la seduta in un giorno festivo, gli onorevoli sono arrivati quasi tutti. Tra i banchi della maggioranza solo sei assenti su trenta; nella fila della minoranza quattro su diciotto; al completo invece l’intero gruppo degli M5s. Presenti pure i cinque assessori della ‘Giunta mini‘. Ma, come ipotizzato, non c’è stata né la nomina né il giuramento degli altri sette componenti dell’Esecutivo.

I lavori li ha aperti il presidente del Consiglio, Michele Pais, che prima di arrivare in aula ha accompagnato il governatore Christian Solinas in cattedrale, dove l’arcivescovo Arrigo Miglio ha detto messa in limba. Solinas e Pais si sono poi spostati nel Palazzo Viceregio per la relazione del comitato di ‘Sa Die’, con un intervento della professoressa Carmen Campus. Sono seguiti gli interventi dei capigruppo. A chiusura della seduta, cominciata alle 11,30, il canto di ‘Procurade ‘e moderare’, l’inno della Sardegna.

Solinas ha parlato coi giornalisti prima che iniziasse il Consiglio. Il governatore ha invitato a “riflettere sul mondo di oggi” spiegando che ‘Sa Die’ non è “solo rievocazione storica”.

Nel suo lungo discorso di apertura, Pais ha parlato di “giornata che deve essere occasione per riflettere sul momento storico che attraversiamo, sulla nostra situazione economica e sociale, sul nostro essere sardi. Oggi – ha proseguito – è importante essere qui, non solo per celebrare il passato, ma soprattutto per costruire il nostro futuro, onorando le vite di uomini valorosi che hanno lottato per ottenere il sacrosanto diritto alla libertà”. Il presidente dell’Aula ha quindi annunciato che “è arrivato il momento di pensare ad un intervento innovativo sul nostro Statuto”. Poi il passaggio più politico in cui ha messo in evidenza “il tasto dolente dei rapporti con lo Stato centrale che hanno toccato in questi anni il punto più basso. La Sardegna sconta pesanti ritardi infrastrutturali e di sviluppo. La vertenza entrate è lungi dall’essere risolta, ai sardi non è neppure garantito il diritto fondamentale alla mobilità”.