SCUOLA.
Studenti al Massimo per lo spettacolo della Compagnia dei ragazzini
Il teatro per dire no al bullismo «I miei allievi hanno sentito il bisogno di affrontare questo tema»
«Il teatro è una necessità, l'emergenza di dire qualcosa», afferma Monica Zuncheddu. E i suoi allievi, i giovani della “Compagnia dei ragazzini” da lei creata, avevano il bisogno di raccontare qualcosa. Di parlare del bullismo. E ieri, davanti a una platea formata da coetanei delle scuole di via Piceno, Manno, Spano e Colombo, hanno portato in scena, al teatro Massimo, “Stop bullying around”, uno spettacolo che racconta due vicende parallele, legate dal filo comune del bullismo (reale e digitale).
Le reazioni
Quel minuto (e oltre) di applausi quando è calato il sipario sta a dire che gli spettatori hanno recepito perfettamente il messaggio. Silenzio totale quando gli attori hanno raccontato le storie di “Principessa”, Andrea, bullizzato per il suo essere gay, e di Noemi, vittima, a causa di un ingenuo selfie (autoscatto per chi usa il linguaggio pre internet), di sexting (invio di materiale, più o meno, sessualmente esplicito). «Non sono», spiega Zuncheddu, «due storie vere. Ma, da quello che mi dicono i ragazzi, rappresentano esempi di vicende, purtroppo, molto comuni».
L'incontro
Al termine dello spettacolo, scritto dai ragazzi insieme a Zuncheddu e a Laura Santucciu, sono salite sul palco la procuratrice della Repubblica del Tribunale dei minori Anna Cau e Grazia Maria De Matteis, garante regionale per l'infanzia e l'adolescenza, raggiunte, qualche minuto più tardi, da Francesco Greco, dirigente della Polizia postale. E anche i loro interventi sono stati seguiti con attenzione. In particolare, quello di Greco che ha raccontato tutti i pericoli che si nascondono nel web. Pericoli imminenti, come l'adescamento da parte di pedofili o i giochi pericolosi, promossi da alcuni siti deviati. Ma anche rischi a lunga scadenza: tanti ragazzini non si rendono conto che la “reputazione virtuale” che si crea nel web segna anche il loro futuro.
Il risultato
Il messaggio è arrivato. Anche perché i giovani attori sono stati bravi nel raccontare quelle due storie usando il linguaggio, a volte anche sboccato, dei giovanissimi. «Perché il teatro», conclude Zuncheddu, «serve a creare momenti di riflessione».
Marcello Cocco