Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Le stelle Nba da sole non bastano se il movimento non produce talenti

Fonte: La Nuova Sardegna
7 agosto 2009

VENERDÌ, 07 AGOSTO 2009

Pagina 46 - Sport

L’Italia può ancora raggiungere gli Europei ma a Cagliari sono emersi i limiti del gruppo

di Roberto Sanna
CAGLIARI. Questione di pochi punti, se vogliamo vedere il bicchiere mezzo pieno. Perché dal punto di vista numerico quando in gioco c’è la differenza canestri, vincere la prima partita di un punto o perderla di tre è praticamente uguale perché comunque bisogna vincere la seconda. Il problema è che la nazionale di basket a Cagliari cercava altre risposte e non le ha avute, oppure sono arrivare solo in minima parte.
Il morale. In casa, per di più in quello che è ormai un piccolo feudo estivo azzurro, è sempre meglio vincere. I giocatori sarebbero usciti in trionfo come gladiatori, l’Italia si sarebbe sentita più forte e muscolosa, la Francia avrebbe fatto meno paura. Non è sembrata un rullo compressore nonostante tutto, il problema è che gli azzurri continueranno ad arrotolarsi nei rovelli che già hanno accompagnato l’avvicinamento alla prima sfida dell’Additional round.
Il movimento. La nazionale è l’espressione del movimento e la carenza di risultati e gioco negli ultimi anni, nonché le difficoltà di assemblare una formazione competitiva, dimostrano che la produzione di giocatori di alto livello ha subìto un rallentamento. I più nuovi hanno avuto un impatto duro (Poeta, per esempio), altri evidenti limiti (Amoroso, altro esempio), sotto canestro non ci sono gli eredi di Marconato e Chiacig. Lo starting-five ha bucato l’avvio e per due quarti e mezzo l’Italia si è portata dietro il fardello, alla fine le cose migliori sono venute da chi è abituato a togliere le castagne dal fuoco anche nel suo club. Mancinelli, miglior italiano della scorsa stagione, è stato immarcabile (se non si fosse infortunato a una spalla alla fine del terzo periodo, probabilmente sarebbe finita diversamente). Idem Gigli, concretissimo.
L’equivoco Nba. Una sfida targata Nba, certo. Ma il trapianto è sempre faticoso. In estate questi giocatori hanno un regime tutto loro, possono anche rispondere alla chiamata delle nazionali ma difficilmente si presenteranno tirati come invece saranno qualche mese dopo. E nelle loro teste ormai si agitano meccanismi diversi. Negli Usa non si fanno sconti, più uno è bravo (e pagato) più i club lo controllano. Guardando in casa altrui, Parker è stato richiamato al primo dolorino e Noah non ha avuto il permesso. Allora non stupiamoci se Bargnani non è in condizione e Belinelli prima tarda a carburare e poi gioca da solo. È gente che ormai gioca un altro basket e vive in un altro mondo, le figuracce estive delle superstar statunitensi non nascono per caso. Il problema casomai è il cast di supporto: se il trapinato non regge e il resto del gruppo ha troppe lacune, vincere è difficile.
Il cammino. Battere la Finlandia e poi il 14 a Pau vincere con due canestri di scarto. Non è un progetto impossibile, servono miglioramenti tecnici e mentali. Preoccupa la gesyione tattica degli ultimi due minuti, quando l’Italia sembrava aver trovato l’allungo giusto. Avanti di 5, in casa, dopo una rimonta faticosissima ed essere sopravvissuti ai due match-ball giocati dai francesi negli ultimi 30’’, si poteva fare di meglio. Difendere duro per due possessi invece di lasciare tirare coi piedi per terra. E ragionare in attacco, senza scaraventarsi a testa bassa contro una difesa che, più forte fisicamente e atleticamente, ha avuto buon gioco. Belinelli l’ha messa sul piano della sfida personale con Batum e l’ha persa, dare due palloni sotto a Bargnani forse sarebbe stato meglio. Un uomo da cinquanta milioni di dollari, per quanto poco incline a essere leader e magari anche non al top, non può stare fuori dai momenti caldi. Mancava anche Gallinari, si dirà, ma questo è un altro discorso. Senza sottovalutare il fatto che ormai un po’ tutte le squadre europee hanno uomini nell’Nba e devono convivere con problemi di presenze a singhiozzo e inserimento in un sistema di gioco profondamente diverso. O vogliamo pensare che Tony Parker, se anche ci sarà a Pau, sarà allo stesso livello di gioco che lo ha visto vincere 3 titoli Nba e un trofeo di Mvp delle finali? Certo è che fallire la qualificazione agli Europei, dopo il misero nono posto raccolto nell’ultima edizione, suonerebbe come una bocciatura solenne per tutto il movimento.