Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Addio show, arrivano le auto

Fonte: L'Unione Sarda
27 febbraio 2019

SANT'ELIA. Gli spettacoli emigrano alla Fiera e lo spiazzo è in abbandono

 

Da palcoscenico a parcheggio: il declino dell'Arena grandi eventi

 

L'epitaffio più sagace, senza alcun dubbio, fu quello prodotto dalla mente del consigliere comunale d'opposizione Aurelio Lai: la definì “Arena grandi venti”. Sistemarla davanti a stadio e Borgo nuovo Sant'Elia, praticamente sul mare, era stata una scelta romantica, quasi poetica, accompagnata da un messaggio sociale: il coinvolgimento, nella vita cittadina, di un quartiere che vive innegabili difficoltà non per colpa sua, ma di chi l'ha pensato così com'è. Però la vita vera - come sempre - è altro da ciò che si immagina e desidera: la realtà è che bastava un alito di maestrale per avere freddo, sugli spalti, anche la notte di Ferragosto. E ora che l'Arena grandi eventi non c'è più, accanto alla passeggiata che conduce - pur in maniera discontinua - in via Roma, resta solo il ricordo dei concerti di Ligabue e Fabri Fibra, delle esibizioni di Enrico Brignano e degli artisti de “Il gobbo di Notre Dame”. Sempre lì, a pochi passi da vecchio e attuale stadio, Giulini presentò il suo “primo” Cagliari allenato da un certo Zeman.
La musica è finita
L'epitaffio, dunque, c'era già grazie a chi gliel'aveva scritto quando l'Arena grandi eventi ancora era in vita. Mancava solo la lapide (almeno, così pareva), e invece a guardar bene ce ne sono diverse, tutte metalliche: sono i segnali stradali sparsi nella zona, che indicano la direzione per raggiungere quello che ora è soltanto uno spazio recintato. Loro sono rimasti, l'Arena invece no. Il suo destino - nel senso dello spiazzo - è diventare un parcheggio per un'altra Arena: quella che si chiama “Sardegna” e ospita le partite casalinghe del Cagliari. Così, paradossalmente, tutta quella segnaletica ben curata e distribuita porta a un vuoto urbano, che vuoto rimarrà.
Gli amici se ne vanno
Morta ogni anno e risorta in quello successivo (si montava per la bella stagione e la si smontava in autunno), dell'Arena grandi eventi del Comune resta solo l'insegna, oltre che uno spiazzo con pavimentazione che consente la crescita di erbacce. Gli amici, cioè il pubblico, per concerti e grandi eventi traslocano alla Fiera in viale Diaz, dunque in centro, con tanti saluti al Borgo e al suo isolamento. Lo spazio per gli spettacoli muore e si sposta in un altro cadavere della città che però - a differenza dell'area davanti al mare di Sant'Elia - cammina ancora e potrebbe rialzarsi in tempo, evitando il non richiesto omaggio di un epitaffio tutto per sé.
Che inutili serate
Abbastanza lontano da non togliere il sonno - con i suoi watt - a chi la mattina dopo deve alzarsi presto per andare al lavoro, ma troppo lontano dal Borgo per fare di Sant'Elia un luogo di Cagliari: per assistere a uno spettacolo all'Arena grandi eventi, non era necessario entrare nel quartiere che - quindi - non è diventato un'attrattiva per tutti i cagliaritani come lo è, invece, l'ex Lazzaretto. Serate inutili, insomma, sul piano dell'inclusione. «Abito nel Borgo», commenta una ragazza che fa giocare i suoi due cagnolini davanti allo spiazzo vuoto, «ero venuta a sentire i Modà, ma da fuori: non li avevo, cinquanta euro da spendere per il biglietto. I vantaggi per il quartiere? Nessuno: l'Arena era fuori dal Borgo nuovo, non era uno spazio di Sant'Elia». Fallita la missione di trasformare il popoloso e popolare rione staccato dal centro urbano in un quartiere vissuto da tutta la città, all'Arena era rimasto soltanto il vento freddo di maestrale, che spesso sferzava il pubblico durante i concerti, gli spettacoli di comici (Enrico Brignano, Lapola) e le serate finali della Sagra del pesce di Sant'Elia, ancora imbattuta nella classifica delle attrattive per altri cagliaritani nel quartiere. E come tutte le storie malinconiche quell'area, che un qualche blasone l'ha pur avuto, per contrappasso diventa un posto senz'anima: come può esserlo solo un parcheggio utilizzato per qualche ora, una volta ogni due settimane, quando c'è la partita. Riposi in pace.
Luigi Almiento