Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

È festa in Marina: ritorna suor Teresa Riesumata la salma dopo 54 anni

Fonte: L'Unione Sarda
25 febbraio 2019

VINCENZIANE. Oggi il corteo da Bonaria

 

 

Ci sono le sue consorelle di oggi, alcune entrate nella congregazione vincenziana delle Figlie della Carità quando lei già era per tutti la mamma dei “marianelli”. E poi, defilati, quasi intimoriti, ci sono anche loro, is piccioccus de crobi che lei amava e che maternamente chiamava i “monelli di Maria”. Sono passati 54 anni dalla sua morte, ma ora suor Teresa Tambelli lascia la cappella del cimitero di Bonaria - amabilmente messa a disposizione dalla famiglia Guidetti - per far ritorno nella strade della “sua” Marina.
Silenzio e rosario
Una piccola folla è radunata davanti alla cappella Guidetti. «Abbiamo voluto che questo primo momento fosse una cerimonia privata», dice suor Rina Bua, attuale Visitatrice provinciale delle religiose di San Vincenzo. Un momento di famiglia. E infatti con loro ci sono i marianelli e un piccolo gruppo di amici. C'è silenzio e raccoglimento. Si recita il Rosario, interrotto all'arrivo dell'arcivescovo Arrigo Miglio.
Estumulazione
Dalla cappella arrivano i colpi di mazza con cui gli operai del Comune, coordinati dalla direzione del Cimitero, abbattono il muretto che nasconde la bara della Serva di Dio. Dapprima viene portata all'esterno un piccola urna che contiene le ossa di un'altra religiosa, suor Gabriella Spagnoli, morta nel 1939 e sepolta insieme alla sua consorella. Ancora alcuni colpi ed ecco, intatta, apparire la bara che contiene le spoglie mortali di suor Tambelli. La ricognizione, alla presenza di monsignor Miglio, è questione di pochi minuti. Sono gli stessi operai del Comune a deporre quel sarcofago - che al contatto dell'aria in parte si sbriciola - in una nuova urna di zinco destinata ad accogliere i resti della religiosa, avviata alla beatificazione.
Reliquie
Un frammento di quella bara è nelle mani di suor Rina che la custodirà come preziosa reliquia di una consorella che ha scritto pagine di storia cristiana di una Cagliari che dovrà attendere i primi anni del secondo dopoguerra per rinascere da quelle miserie corporali e spirituali che nei vecchi rioni si respiravano assieme al tanfo dei loro squallidi bascius . Tutti vorrebbero entrare in quella angusta (e decadente) cappella cimiteriale, toccare quei legni, ancora una volta stare vicino alla “Madre Teresa” cagliaritana. Viene portato all'esterno il crocifisso che ornava quella bara e subito è una corsa verso quella reliquia - nelle mani di una sua consorella - per segnarsi a quel metallo ormai verdastro e ossidato ma capace ancora di emanare raggi di una fede abbagliante.
I “marianelli”
Nonostante acciacchi e dolori personali, loro, i figli veri di suor Teresa, non potevano mancare. Quando capiscono che la cerimonia della estumulazione sta per cominciare, sale alto al cielo il loro inno, il canto dedicato alla loro mamma, «quella che, da ragazzi veniva a svegliarci a casa per la Messa e ci infilava le calze perché non tardassimo», come scrive suor Rita Columbano nel suo libro “Il pane della carità”. «Suor Teresa è quella che mi ha comprato le scarpe per la Prima Comunione, che mi ha aiutato a studiare e a conseguire la licenza media. Mi ricordo» - prosegue Benito Mazzuzzi, uno dei marianelli di suor Teresa - «anche la pratica dei primi venerdì del mese. Conservo ancora la Madonnina che regalava a chi rimaneva fedele a quella devozione per tutti i nove mesi».
Festa in Marina
«Il suo ritorno nel quartiere della Marina» aggiunge Carlo Boi, che dei marianelli è una sorta di portavoce «è una consacrazione per tutto il quartiere, vero cuore commerciale di Cagliari e rione autenticamente popolare. Che ora diventa anche il cuore della fede cittadina». Oggi le spoglie mortali della religiosa Serva di Dio torneranno, scortate dalle consorelle Figlie della Carità e dalla guardia d'onore dei suoi “marianelli”, nel rione che la vide passare, leggera e lucente come angelo, a confortare e sostenere poveri e malati, bambini e famiglie schiacciati da ogni forma di miseria. Alle 10, dal Cimitero, il corteo che attraverserà le strade del centro fino all'Asilo della Marina in via Baylle.
Con la Beata Nicoli
Nella cappella dello storico istituto tutto è pronto da tempo per accogliere suor Teresa Tambelli che adesso riposerà di fronte a chi l'ha preceduta alla scuola della Carità, la Beata Giuseppina Nicoli. In questa riunione c'è ora la consacrazione dell'Asilo della Marina a “santuario della carità” cittadino nel segno di queste Figlie di San Vincenzo finalmente riunite.
Paolo Matta

 

I ricordi in un libro

Quella campanella che chiamava tutti di prima mattina

 

«Il periodo storico che suor Tambelli attraversa è quello fra le due guerre. Una tragedia senza precedenti saranno i bombardamenti del febbraio-maggio 1943 che faranno di Cagliari - e del “suo” quartiere della Marina - un cumulo di macerie, un dramma nel dramma». Così scrive suor Rita Columbano nell'introduzione al suo libro “Il pane della carità” dedicato a suor Teresa Tambelli, «religiosa che si farà carico di fatiche di ogni genere, offrendo a tutti il pane della bontà, della solidarietà, della vicinanza facendosi essa stessa pane di carità». Parole cui segue un ritratto della religiosa, «un campanello in mano, un battito di mani alle prime luci del giorno per le viuzze della Marina per svegliare alla domenica mattina i suoi Marianelli e condurli puntuali a Messa a Sant'Eulalia». E fra le tante religiose presenti alla estumulazione della Serva di Dio c'era anche suor Cecilia Amat che da giovanissima conosce suor Tambelli e vivrà con lei vent'anni nell'Asilo della Marina. A braccetto con la Visitatrice ha voluto toccare quel legno, gli occhi umidi ma riconoscenti quell'alta testimonianza di Carità evangelica. ( p. mat )