Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Quegli orrori non si ripetano»

Fonte: L'Unione Sarda
1 febbraio 2019

GIORNO DELLA MEMORIA. Medaglia per il soldato internato

 

 

La sua colpa? Beniamino Carcangiu, militare di Genoni, all'epoca ventiduenne, aveva rifiutato, dopo l'otto settembre, di aderire alla Repubblica di Salò. Una colpa pagata con l'internamento in uno stammlager (un campo di prigionia) nella Westfalia, a qualche chilometro da Dortmund. E, ieri, Corrado Cabras, nipote del soldato internato dai nazisti il 1° ottobre 1943, ha ricevuto una medaglia commemorativa, consegnata dalla prefetta Romilda Tafuri e dalla vicesindaca Luisa Anna Marras. È stato il culmine della cerimonia per il “Giorno della memoria”, celebrata nel palazzo Regio.
Il nipote di Carcangiu non ha avuto bisogno di ricordare le sofferenze patite dal nonno in una sala del Consiglio metropolitano affollata di autorità e studenti: prima della consegna della medaglia, si sono spente le luci ed è stato proiettato il video dell'intervista fatta, qualche giorno fa, dai ragazzi del Dettori. «Si è rifiutato», ha raccontato Cabras, «di collaborare con i tedeschi e, pochi giorni dopo l'otto settembre, è stato internato». Una prigionia segnata dalle sevizie. «Ogni giorno veniva sputato in faccia e insultato. Più di una volta, gli hanno strappato le unghie con le tenaglie». Impossibile mangiare. «Prendeva solo alcuni cibi perché, dove c'era carne, sono stati trovati resti umani».
Il momento più forte della cerimonia. Ma importanti sono state anche le parole pronunciate dalla prefetta. «Le leggi razziali e la persecuzioni degli ebrei», ha detto, «rappresentano una macchia indelebile e infamante nella nostra storia». Un orrore del quale i responsabili non sono solo i gerarchi che l'hanno deciso. «A portare a questo sono stati anche la complicità, la paura e l'indifferenza di tanti». Difficile non leggere un riferimento alla situazione attuale. Non è sembrata casuale la libera citazione di una famosa frase di Hegel: «La storia è maestra ma noi siamo cattivi discepoli».
Non l'unico intervento della lunga mattinata: intervallati dai pezzi intonati dal coro delle voci bianche del Conservatorio, hanno parlato anche il presidente della Regione Francesco Pigliaru, l'arcivescovo Arrigo Miglio e il rappresentante della consulta degli studenti. Perché, in fondo, il “Giorno della memoria” è destinato proprio ai giovani che devono ricordare quegli orrori perché non si ripetano più. ( mar. co. )