Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

I misteri su Badas super architetto

Fonte: L'Unione Sarda
3 agosto 2009

È stato il più importante architetto cagliaritano del Novecento, eppure molte sue opere non sono di sicura attribuzione per un motivo banalissimo: Ubaldo Badas non era laureato, dunque non poteva firmare i progetti delle ville e dei palazzi da lui ideati. Ecco perché periodicamente partono conflitti di attribuzione, e in questi giorni è in corso una vera e propria battaglia politico - culturale - giuridica sulla villa costruita a Cagliari nel 1957 in via Milano 42 dall'ingegner Filippo Ferrari. Anche ricorrendo a un film intervista realizzato su You tube dal regista Enrico Pau ( La casa ritrovata ) la proprietaria, figlia dell'ingegner Ferrari, sostiene che l'edificio venne realizzato su progetto di Ubaldo Badas. La querelle muove passioni non soltanto artistico - culturali, ma anche edilizie. Ma è soltanto una delle questioni sollevate dal singolare, non unico, caso di Ubaldo Badas. Fra gli altri anche Carlo Scarpa, l'architetto veneziano fra i più rilevanti nell'Italia del Novecento, non aveva nel cassetto la laurea in Architettura.
Ubaldo Badas, cagliaritano nato nel 1904, l'Università l'aveva frequentata: aveva studiato per qualche anno Matematica. Ma nel 1928 il suo genio artistico, che comprendeva anche la pittura e poi si realizzò da designer soprattutto nel campo dell'artigianato, venne colto dall'allora podestà Enrico Endrich, che lo assunse nell'Ufficio tecnico del Comune.

In via Roma Badas studiò e realizzò opere notevoli, esempio cagliaritano del razionalismo architettonico. «Negli Anni Trenta - spiega lo storico dell'arte Franco Masala - è evidente l'uso del mattone a vista, nello stile di Piacentini, nella sistemazione del Terrapieno, nei Giardini pubblici, nella Scuola all'aperto Mereu oggi occupata da abusivi. In precedenza si era occupato della ristrutturazione della Galleria comunale d'arte. Sono tutte opere da lui non firmate, ma sicuramente attribuibili a Badas perché conosciamo le delibere del Comune nelle quali si ha notizia di gratifiche a lui assegnate per i lavori realizzati. Nella ricerca delle sue opere gli studiosi hanno fatto ampiamente ricorso anche alle pagine dell'Unione sarda, che cita i lavori del giovane architetto Badas ».
Risalgono al periodo fascista in modo inequivocabile anche il Sacrario ai caduti di piazza Gramsci e la Colonia Dux, poi Ospedale marino, oggi abbandonata a un insolente degrado. Del 1943, costruito anche come ricovero per quanti perdevano la casa sotto i bombardamenti, è l'Albergo del povero, in viale fra Ignazio, mentre precedente è il palazzo di piazza Kennedy realizzato per conto del Comune, per abitazioni popolari, anzi "popolarissime". Abitazioni nelle quali il professor Masala rileva in particolare nei balconi riferimenti al Bauhaus tedesco, segno di un uomo aperto, non laureato ma autodidatta, curioso di ciò che si muoveva nell'architettura in Germania e nel mondo.
Sino alla Seconda Guerra Mondiale sembra semplice attribuire a Badas ciò che è di Badas. Più complicato è avventurarsi nella sua produzione del dopoguerra, quando, dopo aver abbandonato l'Ufficio tecnico del Comune per occuparsi di artigianato all'Enapi, poi all'Isola, Badas modifica il suo stile. «Il Badas del dopoguerra - sostiene Masala, autore per Ilisso di una Storia dell'architettura dall'Unità d'Italia al Novecento in Sardegna - passa dal razionalismo a uno stile che negli anni Cinquanta è stato chiamato neoliberty. Si segnala nelle sue opere l'uso di materiali diversi accostati fra loro, la fisicità dei materiali a vista, il ritorno alla decorazione, legato nel suo caso anche all'esperienza nel campo del design artigianale». È il Badas che rilancia con l' Isola l'artigianato sardo mettendo insieme la sua grande manualità e la sua straordinaria cultura artistica. La sua grande creatività si esprime al meglio nel Padiglione intitolato all'altro protagonista della stagione di rilancio dell'artigianato, Eugenio Tavolara. Costruito a Sassari per la Biennale del 1956, l'edificio è oggi colpevolmente abbandonato, ma nella storia dell'architettura del Novecento in Sardegna è uno dei lavori più interessanti.

L'opera vede la presenza di materiali multicolori, vetrate luminose, decorazioni ardite, vasche a richiamare percorsi mediterranei, ceramiche di Giuseppe Silecchia. Lo stessa ceramista è l'autore delle decorazioni color marrone del cagliaritano palazzo Costa Marras, nel Largo Carlo Felice, che una brutale ristrutturazione ha cancellato.
Restano invece in piedi il palazzo del Banco di Roma (del 1955) all'angolo fra piazza Yenne e il Corso, il palazzo della Regione, in viale Trento, al quale Badas ha certamente contribuito, il Padiglione dell'Agricoltura della Fiera campionaria. «Maggiori dubbi - spiega ancora Franco Masala - riguardano le opere private, firmate da altri per via della mancata laurea di Badas. Fra i maggiori collaboratori in questo senso l'ingegner Enrico Pisano, con il quale aveva realizzato la Colonia Dux al Poetto. Con lui progettò la casa Usai in via San Benedetto, quella con giardino antistante e travi di cemento armato nella loggia della terrazza. Sicuramente di Badas è il palazzo nel quale viveva con la sua famiglia in via Toscana, caratterizzato da curiosi bowindows.
Il professor Masala ritiene che anche la villa Ferrari in via Milano sia di Badas: «I riferimenti stilistici sono tipici del suo lavoro, come l'accostamento fra materiali diversi quali cemento e legno». Nel dopoguerra la svolta, definita da alcuni studiosi internazionalista, è evidente rispetto al razionalismo degli Anni Trenta. E notevole è il suo gusto per i particolari decorativi. Si dedicò anche all'arredamento, ad esempio del cinema Quattro Fontane. Non era laureato, eppure è stato un grande architetto. E oggi il suo nome si staglia nella storia della città che lo vide nascere (e morire nel 1985) più di quanti lo combatterono, accusandolo di esercizio abusivo della professione.
GIANCARLO GHIRRA

02/08/2009