Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Un commissario al Lirico?

Fonte: L'Unione Sarda
27 settembre 2018

Alla base dell'iniziativa ci sono i due milioni previsti da un vecchio accordo sindacale

 

 

Il ministero dei Beni culturali ha avviato l'iter: oggi la replica

 

 

 

Appena affidato il ruolo di presidente all'avvocato cagliaritano Giuseppe Andreozzi dopo la prematura scomparsa del predecessore Mario Scano (ex giudice della Corte dei conti), il Teatro Lirico deve affrontare una nuova grana dai risvolti incerti. Il ministero dei Beni culturali ha avviato la procedura di commissariamento: iniziativa basata su alcune presunte inadempienze della Fondazione, la principale delle quali riguarda il mancato recupero dei circa 2 milioni di euro riconosciuti tra il 2008 e il 2011 ai dipendenti per il loro lavoro sulla base di un accordo sindacale. Emolumenti che in seguito sono stati ritenuti non dovuti e che i vertici del Teatro dovevano recuperare. Non è stato fatto, e ora Roma ne sta chiedendo conto. La lettera è arrivata ad agosto e oggi presidente e consiglio invieranno le necessarie controdeduzioni nel tentativo di bloccare un iter scivoloso. «A mio parere non ci sono i presupposti per il commissariamento», sostiene Andreozzi, «abbiamo i conti in regola. Domani incontrerò i sindacati territoriali e le Rsu per spiegare la situazione. Per riservatezza ho evitato finora un'uscita pubblica delle notizie».
I RILIEVI L'avvocato, 65 anni, ex consigliere comunale dei Rossomori, ha assunto la carica lo scorso 14 settembre su indicazione del sindaco Massimo Zedda. Appena il tempo di insediarsi e ha dovuto studiare i rilievi del Mibac. Il primo passo risale al 2017, quando gli uomini inviati dal ministero delle Finanze erano sbarcati in città per un'ispezione al Teatro. In quel caso erano stati mossi rilievi su vicende minori (quali la fornitura di telefoni cellulari per qualche centinaio di euro senza passare dal Consip, la centrale acquisti della pubblica amministrazione) e su altre dallo spessore maggiore: diverse transazioni giudiziarie, il doppio compenso che aveva avuto il maestro Mauro Meli (alcuni anni fa aveva ricoperto contemporaneamente il ruolo di sovrintendente e direttore artistico) e i due milioni concessi ai lavoratori tra il 2008 e il 2011.
«NULLA DA NASCONDERE» Ad aprile è stata inoltrata la prima risposta, e Roma ha sollecitato alcuni chiarimenti. Il 13 luglio è stata chiesta anche una consulenza all'avvocatura dello Stato e ai revisori dei conti, ma ad agosto è stata avviata la procedura. «Stiamo lavorando sulla vicenda, non abbiamo alcunché da nascondere», spiega Andreozzi che ha convocato quattro riunioni del consiglio e chiesto un incontro con i rappresentanti del Ministero. Sulla base delle risposte odierne, la procedura potrebbe andare avanti, essere sospesa o revocata.
IL RECUPERO Per risolvere il problema relativo agli emolumenti non dovuti «è stato dato al sovrintendente Claudio Orazi l'incarico si chiederne la restituzione ai dipendenti». Ma sul tavolo c'è anche l'ipotesi di prelevare le cifre necessarie dagli stipendi (poco alla volta) o di agire in sede contabile per un eventuale danno a carico di chi aveva preso la decisione.
I CONTI «Abbiamo i conti a posto», sottolinea Andreozzi: «Il patrimonio netto disponibile ha un valore positivo, quello indisponibile ha avuto un incremento di quasi un milione di euro, l'utile di esercizio è passato da un rosso di 4,3 milioni nel 2014 a un attivo di 1,2 milioni nel 2017. È cresciuta la qualità della produzione operistica e concertistica, sono state realizzate produzioni in cooperazione a livello internazionale, è cresciuto il numero di spettatori paganti e del punteggio Fus, il fondo unico per lo spettacolo erogato dal Mibac sulla base dei risultati e della qualità. Il punteggio è passato dagli 852 punti del 2015 ai 1.269 del 2017». Del resto «la decisione sarà presa dal ministro, dunque è discrezionale e avrà valore politico. Ed eventualmente sarà impugnabile davanti al Tar del Lazio».
An. M.