Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Zedda: «No a chi fomenta odio»

Fonte: L'Unione Sarda
24 settembre 2018

LA POLEMICA. «La città è accogliente, ma preoccupa il clima che rende il Paese più insicuro»

 

 

Il sindaco attacca Salvini dopo l'episodio di razzismo al Civile 

 


«Cagliari è una città accogliente, ma preoccupa il diffondersi in tutto il Paese di fatti come questo. Sono episodi da condannare». Il sindaco Massimo Zedda interviene sull'episodio di razzismo denunciato da una dottoressa cagliaritana che è diventato un caso nazionale e ne approfitta per attaccare il ministro dell'Interno. Senza citarlo accusa Matteo Salvini di essere responsabile del clima di intolleranza che si respira nel Paese.
Cristina Deidda si occupa di cure palliative al San Giovanni di Dio, in un reparto particolare dove le famiglie instaurano un rapporto molto stretto col personale medico. Proprio per il contesto delicato in cui lavora ha deciso di denunciare su Facebook che, nella sala d'attesa, vedendola andare via con un giovane paziente senegalese, si sono lamentati perché avrebbero dovuto aspettare «per colpa di un negro».
«CLIMA PREOCCUPANTE» La storia ha avuto molta eco sulla stampa nazionale e il primo cittadino ha deciso di intervenire per difendere la sua città, cogliendo l'occasione per attaccare il leader della Lega. «Preoccupa ancora di più la facilità con cui atteggiamenti di questo tipo stanno prendendo spazio - ha aggiunto Massimo Zedda - dovuta al loro sdoganamento da parte di chi fomenta odio anziché garantire una maggiore sicurezza: alimentare odio rende il Paese più povero e più insicuro». Esplicito e diretto il riferimento al titolare del Viminale che cavalcando le paure degli italiani ha costruito un gigantesco consenso popolare. «Il clima sta diventando preoccupante», aggiunge Zedda. L'attacco di ieri non è il primo, l'ultima volta era stata quando il ministro dell'Interno aveva vietato l'attracco della nave Aquarius e il sindaco aveva parlato di «scelta scellerata e demagogica».
PARLA LA DOTTORESSA Non pensava di sollevare un simile polverone la dottoressa Cristina Deidda. «Non vorrei che la mia denuncia fosse interpretata con finalità politiche. La mia era un'osservazione sull'intolleranza per il diverso, sulla mancanza di empatia verso gli altri - commenta - lavoro in un'isola felice, dove ci prendiamo cura del paziente e dei familiari. Con le cure palliative noi ci prendiamo cura anziché curare. Ho deciso di denunciare l'episodio perché bisogna parlare di più per sensibilizzare, altrimenti ci si abitua e ci si anestetizza dal punto di vista morale ed empatico».
Marcello Zasso