Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Questa è la piscina che non c'è

Fonte: L'Unione Sarda
10 settembre 2018

TUVIXEDDU. Sull'area i vincoli del Ppr: Comune e Regione si rimpallano le responsabilità

 

Da dieci anni l'impianto dell'istituto Meucci è abbandonato

 

 

Un buco nell'acqua. La piscina olimpionica all'aperto dell'istituto Meucci, in via Bainsizza, è abbandonata: colpa di burocrazia, vincoli e mancanza di buona volontà da parte di chi dovrebbe gestire in modo migliore la cosa pubblica. Costata centinaia di milioni di lire, la struttura (dotata di spogliatoi, impianto di riscaldamento fotovoltaico e di tutti gli spazi necessari) avrebbe necessità di una copertura così da essere utilizzata anche durante la stagione fredda. Niente di più facile, visto che è stata individuata anche una società sportiva in grado di gestirla, compatibilmente con le esigenze scolastiche. La piscina, però, sorge a Tuvixeddu, area sottoposta a vincoli paesaggistici che né Comune né Regione riescono a superare.
LA STORIA DEL RUDERE La piscina olimpionica del Meucci è stata realizzata dalla Provincia su iniziativa del preside dell'epoca, componente dell'associazione che ha preso il nome dalla scuola. Entrata in funzione nel 2004 è riuscita a sopravvivere per circa tre anni, poi i costi per il riscaldamento e per la gestione erano cresciuti. Così l'utilizzo era limitato ai mesi più caldi, quando la scuola, oltretutto, era chiusa per le vacanze. Era necessario costruire una copertura e permettere agli studenti di nuotare anche durante la stagione fredda. La costanza e l'intraprendenza dei dirigenti scolastici riuscì, grazie a un progetto presentato alla Regione, a ottenere un finanziamento Por da 160 mila euro. Soldi che, sommati ai 100 mila euro a disposizione dell'istituto, erano sufficienti a coprire i costi per l'appalto. Nel 2006 la gara fu aggiudicata a una società che però, avendo calcolato male i prezzi del materiale, rinunciò alla gara. Nel 2007, inoltre, la preside Daniela Diomedi, seguendo le tracce del suo predecessore, riuscì a far installare un impianto da 106 pannelli fotovoltaici della potenza di 20 Kw in grado addirittura di cedere energia alla rete elettrica e 24 pannelli solari per riscaldare la piscina olimpionica inutilizzata.
I VINCOLI Nel 2006 il Piano paesaggistico voluto da Renato Soru congela il pasticcio . Tuvixeddu diventa un'area ad alto interesse ambientale e archeologico. Sono consentiti esclusivamente i lavori di manutenzione e di mantenimento. La copertura, seppure con il sistema a soffietto comporterebbe un aumento di volumi non consentito. Il progetto per la piscina diventa carta straccia e i 260.000 euro di finanziamento ottenuti dalla Provincia (ora Città metropolitana) e dall'istituto devono essere restituiti all'Europa.
Nel frattempo la struttura va in malora. L'impianto di riscaldamento è inutilizzabile, le erbacce prendono il sopravvento, gli spogliatoi diventano impraticabili. I costi per il suo recupero sfiorano i 200.000 euro. Ma la preside Diomedi non alza bandiera bianca. Vedere l'impianto in quelle condizioni è uno sfregio, anche perché potrebbe offrire opportunità di lavoro e prospettive agli studenti (una su tutte i corsi per bagnino). La dirigente scolastica individua una società sportiva intenzionata a occuparsi della piscina che in cambio del comodato d'uso gratuito per tutto l'anno, compatibilmente con le esigenze scolastiche dell'impianto, è disposta a farsi carico dei costi per il ripristino. Sembrava fatta. Non è così: il blocco paesaggistico è insormontabile.
IL CORTOCIRCUITO Per uscire dall'impasse del vincolo dovrebbe essere sufficiente buon senso, anche perché la scuola, evidentemente, è un bene di interesse pubblico. Comune e Regione si rimpallano le competenze tra Puc (piano urbanistico comunale) e Ppr (Piano paesaggistico regionale). Il progetto sprofonda nelle sabbie mobili burocratiche. «Abbiamo chiesto alla Regione di recepire la coopianificazione all'interno del Ppr in modo da poter modificare il Puc», afferma Francesca Ghirra, assessora comunale all'Urbanistica. «Per scavalcare il vincolo è sufficiente una delibera della Giunta regionale e inserire nella legge la formula “salvo le opere di interesse pubblico».
L'assessore regionale all'Urbanistica Cristiano Erriu rimanda la palla nell'altro campo. «L'adozione di una variante al piano vigente è possibile e consente l'intervento urbanistico se relativo a opere di pubblica utilità. È il Comune che deve fare la modifica urbanistica. Non è necessaria alcuna delibera regionale: in questi casi, al netto dei pareri della Sovrintendenza, il Puc può essere modificato senza tener conto del Ppr».
Andrea Artizzu