Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Senza casa, in tenda da mesi Coppia di disoccupati costretta a vivere nel parco: aiutateci

Fonte: L'Unione Sarda
28 agosto 2018

VIALE BUONCAMMINO.

Niente luce, materassini da mare per dormire e bottiglie per lavarsi Senza casa, in tenda da mesi Coppia di disoccupati costretta a vivere nel parco: aiutateci

Una tenda a due posti piantata nel parco di viale Buoncammino da quasi due mesi è la casa di Debora Serra, 44 anni, e Maurizio Chessa, 50 anni. Due materassini da spiaggia sono i loro letti, un muretto fa da credenza e quattro bottiglie al sole lo scaldabagno. Le valigie sono sotto un albero, coperte da un telo e sui rami sono stesi degli indumenti. Lei disoccupata, vedova senza pensione di reversibilità, beneficiaria dei contributi della legge 20; lui pensionato, invalido al 75 per cento per una broncopolmonite cronica. Sono stati sfrattati il 13 luglio dalla casa in cui vivevano da 4 anni, in via Lepanto: 45 giorni vissuti in strada nella vana ricerca di una casa che ponga fine a questo incubo.
IL SUSSIDIO La coppia gode del contributo comunale di integrazione dei canoni di locazione per famiglie indigenti e, una volta firmato un regolare contratto d'affitto, il Comune verserà direttamente il saldo di 450 euro al padrone di casa. Ma sono loro a dover trovare l'abitazione. «Finora non siamo riusciti a trovare niente: tutti gli annunci offrono stanze o posti letto riservati esclusivamente agli studenti - spiega Serra -. Pur sapendo della scadenza del contratto della casa di via Lepanto e dell'impossibilità di rinnovarlo, per motivi di restauro, speravamo che fosse possibile restare lì almeno temporaneamente, finché non avessimo trovato una nuova sistemazione. Invece ci hanno voltato le spalle: siamo dovuti andare via di corsa, lasciando anche dei mobili e portando con noi solo le nostre valigie».
La pioggia e il caldo estivo rendono ancora più difficile la vita, con la pioggia sono costretti a restare tutto il giorno nella piccolissima tenda e quando c'è il sole vanno alla costante ricerca di un po' di fresco all'ombra. Il parchetto è spesso frequentato da bambini e turisti ed è difficile trovare intimità e pace. «Alcuni ci chiamano clochard, altri ci ringraziano perché teniamo l'ambiente pulito, e altri ancora ci promettono un aiuto che non arriva mai - racconta commossa Serra -. Non possiamo spostarci perché abbiamo tutte le nostre cose qui. Lavarci davanti a tutti è terribile: riempiamo le bottiglie, le lasciamo scaldare al sole e quando fa buio cerchiamo di arrangiarci. Ancora peggio è non avere la corrente: il mio compagno, a causa dei suoi problemi ai polmoni, deve fare tre aerosol al giorno, ma è impossibile in queste condizioni. Ovviamente non possiamo nemmeno cucinare e stiamo andando avanti mangiando cibo in scatola. Soffro di un disturbo ai reni, e sto sempre peggio a causa della vita che sono costretta a condurre».
L'APPELLO «Non abbiamo nessuno e ci sentiamo abbandonati, stanchi e disperati. Siamo disposti a tutto pur di ricominciare a vivere dignitosamente: per il momento accetteremmo anche un garage o una stanza doppia con uso bagno e cucina - è il loro appello -. I pagamenti del Comune sono diretti e grazie alla pensione siamo anche in grado di pagare un po' di più rispetto al sussidio. L'assistente sociale ci ha suggerito di rivolgerci alla Caritas e ad altri enti, ed è quello che stiamo facendo, ma per ora non sono in grado di aiutarci. Vorremmo soltanto un tetto sopra la testa».
Sara Piras