Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Cagliari capitale dello sport, dietro il vuoto

Fonte: La Nuova Sardegna
24 agosto 2018

 


Il presidente del Coni Gianfranco Fara invita i Comuni a un confronto sul futuro: «Servono programmi a lungo respiro»

 


SASSARI. Si parla di sport e il pensiero corre alla Juve di Ronaldo o a Roma, capitale e matrigna, sede dei ministeri e di tutte le leve del potere. Uno studio commissionato dal Sole 24 ore a una società di statistica, dimostra che la realtà è diversa. Il podio delle “città più sportive d’Italia” vede al primo posto Triestre, al secondo Trento e al terzo - udite udite - Cagliari. Un errore? Niente affatto, Il capoluogo sardo è nel gruppetto di testa in base tutti gli indicatori utilizzati per compilare la classifica finale. Un miracolo - come spiega il presidente regionale del Coni Gianfranco Fara - ma che «non è arrivato per caso».

Cagliari al top in Italia. Se lo aspettava?

«Il balzo in classifica è stato importate, però devo dire che a Cagliari stiamo lavorando da anni in sinergia con il Comune, con l’Anci e con diverse federazioni sportive. Non so se sia giusto parlare di miracolo. Io preferisco utilizzare il termine programmazione».

La notizia è comunque clamorosa.

«I più sorpresi erano proprio i giornalisti del Sole 24 ore che si sono occupati del servizio. Non capita spesso di trovare una citta sarà tra le eccellenze in campo nazionale. Questa volta è così e mi fa piacere che il buon esempio venga dallo sport».

C’è un segreto per questa “medaglia di bronzo”?

«C’è tanto lavoro. E c’è un’idea comune condivisa tra diversi soggetti. Pensi che negli ultimi anni il Coni nazionale ha investito in infrastrutture 50 milioni di euro. Oltre 15 sono arrivati in Sardegna».

Nel 2017 Cagliari è stata la capitale europea dello sport. C’entra qualcosa con le classifiche di oggi?

«Non credo. La nomina di capitale europea dello sport è una cosa più simbolica che altro. I motivi della crescita sono diversi. Abbiamo lavorato molto sull’impiantistica sfruttando le caratteristiche uniche di questa città e abbiamo scommesso su due progetti importanti mirati ai giovani e agli over 65. Quando si fanno le cose per bene i risultati arrivano».

Perchè le altre città dell’isola sono più indietro?

«Questo è il nostro crucio. Io credo che ci sia meno capacità di andare fino in fondo ai problemi. Però Sassari non è messa male e spero che possa crescere».

Parliamo proprio di Sassari. Che cosa non ha funzionato?

«C’è una collaborazione più macchinosa. Forse la distanza con Cagliari si fa sentire e forse c’è anche un problema di burocrazia che rende tutto più difficile. Con il Comune di Sassari abbiamo provato più volte ad avviare un dialogo ma poi le cose sono rimaste a metà».

Nelle altre città sarde va anche peggio.

«Purtroppo sì. Pensi che Nuoro ha restituito nove milioni di euro che erano stati stanziati per il Palazzetto dello sport, per ristrutturare il bocciodromo e per il campo di atletica. La vecchia amministrazione ha lasciato scadere i termini per gli appalti e il risultato si riflette nelle classifiche del “Sole”: Nuoro è la quartultima città d’Italia come indice complessivo di sportività».

A Oristano non va molto meglio

«Però almeno qualcosa si sta facendo. Il palazzetto, per esempio, è stato realizzato. Manca ancora qualche rifinitura, ma c’è e mi auguro che si possa inaugurare presto».

Come presidente del Coni cosa più fare per ridurre il gap tra il capoluogo e il resto dell’isola?

«Non ho la bacchetta magica, ma qualcosa si può fare. Io ho già invitato tutti, più volte, a sedersi intorno a un tavolo per cominciare a parlare del futuro. Adesso approfitto della “Nuova” per rilanciare la proposta. Guardiamo avanti. Non all’anno che verrà o alle prossime elezioni ma con un respiro più ampio. Programmiamo gli interventi per i prossimi 20 anni. La scommessa è questa. E la qualità della classe politica si vede proprio dalla capacità di guardare avanti».

Lei ha fatto politica è non era vicino alle posizione del sindaco Zedda. Eppure la collaborazione funziona.

«Massimo
è nato nell’appartamento sopra il mio e l’ho conosciuto che era un bambino. Detto questo io faccio il presidente del Coni e quando mi siedo dietro alla scrivania penso solo al bene dello sport. Ai colori politici - mi creda - preferisco quelli sociali».

Antonio Ledà