LA PROTESTA.
Il Vecchio Borgo ha iniziato la preparazione nel piazzale davanti al Lazzaretto
Sant'Elia, squadre senza campo Due impianti nel rione: uno è abbandonato, l'altro costa troppo
A Sant'Elia ci sono due campi di calcio di fatto off-limits per ragazzi e bambini del rione. Uno, davanti al Lazzaretto, è abbandonato: i lavori per l'adeguamento sarebbero dovuti iniziare da oltre un anno. Ma è tutto fermo e ora regnano erbacce e degrado. L'altro, l'impianto di via Schiavazzi, è gestito da un consorzio. «Il risultato? I ragazzi e le squadre del quartiere sono senza campo. Non sanno dove allenarsi. I nostri giovani e i bambini sono costretti a giocare in mezzo alla strada», denunciano i responsabili delle società Vecchio Borgo Sant'Elia e Fc Lazzaretto, insieme al comitato di quartiere e all'associazione Sant'Elia viva.
ALLENAMENTO IN STRADA Si parla tanto di rilancio, anche sociale, di Sant'Elia ma lo sport sembra essere all'ultimo posto. Eppure gli abitanti del quartiere stanno facendo i salti mortali per evitare che i ragazzi possano prendere “cattive strade”. «Sentiamo le istituzioni distanti», è l'osservazione comune. Il caso del Vecchio Borgo, squadra che milita nel campionato di Promozione, è emblematico. Ieri è iniziata la preparazione ma i ragazzi allenati da Miro Murgia non hanno un campo. Così si sono trovati nel piazzale davanti al Lazzaretto per l'inizio della preparazione. «Siamo in mezzo a una strada. Per ora non abbiamo alternative». Scarpette e pallone per una prima seduta sull'asfalto.
LAVORI FERMI La beffa è doversi allenare proprio davanti a un impianto chiuso e abbandonato. «Il Comune dovrebbe tutelare una sua struttura sportiva», aggiunge Murgia. «Invece nel campo davanti al Lazzaretto crescono le erbacce. Il progetto per il suo rifacimento, con tanto di posa di manto d'erba sintetica, è ancora bloccato: i lavori sarebbero dovuti iniziare da più di un anno». La struttura di via Schiavazzi è diventata troppo cara: «È gestita da un consorzio», ricorda Murgia spalleggiato da Billo Vistosu, presidente del comitato di quartiere. «Ci è stato proposto di utilizzare il campo dalle 13 alle 15, 60 euro all'ora. Orario e costi improponibili per la nostra società. Anche in questo caso il Comune non fa nulla per consentire al quartiere di poter fare sport: senza un impianto non potremo mai avviare il progetto di una scuola calcio per bambini».
I RISCHI L'impossibilità di usare le strutture sportive («Non solo campi di calcio», denuncia una mamma, «nel nostro rione non ci sono nemmeno strutture pubbliche per il basket o per la pallavolo») è un problema anche per i più grandi. «Disputiamo il campionato amatori», racconta Luciano Astero, uno dei fondatori della società Fc Lazzaretto. «Siamo diventati un punto di riferimento per molti trentenni e quarantenni che altrimenti trascorrerebbero le serate senza far nulla. Ma alla fine non possiamo allenarci nel nostro quartiere. Il campo di via Schiavazzi sarebbe stato disponibile, ovviamente a pagamento, soltanto una volta alla settimana e dopo le 21. Così rischiamo di perdere i giocatori».
VIA DAL QUARTIERE Con i ragazzi del Vecchio Borgo impegnati nella prima sudata stagionale, le proteste non si placano. Anche una dozzina di ragazzini piazzano quattro pietre nei parcheggi e iniziano una partita. «Ecco come siamo ridotti», attaccano Vistosu e Gabriella De Agostini. «Questo è lo sport a Sant'Elia. E dobbiamo ringraziare il Comune per questo». Murgia aggiunge: «In quattro anni siamo arrivati dalla Terza categoria alla Promozione, ringiovanendo la squadra con il coinvolgimento di tanti ragazzi del rione. Ma probabilmente, con grandi sacrifici, saremo costretti ad andare via da Sant'Elia. Con il paradosso di aver pagato per quattro anni un consorzio semplicemente per giocare a casa nostra». Il pensiero è rivolto soprattutto ai ragazzi e ai bambini. «C'è chi gioca in mezzo alla strada, con gli inevitabili rischi», evidenzia Vistosu. «E quando i bambini entrano nel campo di via Schiavazzi, violando una proprietà privata per dare quattro calci a un pallone sull'erba sintetica, c'è chi chiama i carabinieri per far identificare quattro ragazzini», sbotta la De Agostini. «Purtroppo non hanno alternative. Per questo siamo pronti a mettere in atto qualche forma di protesta per far sentire la nostra voce alle istituzioni».
Matteo Vercelli