Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

I giovani sognano il posto pubblico L

Fonte: L'Unione Sarda
25 luglio 2018

Il rapporto Young business talents. Scura (Confcommercio): «Manca la cultura d'impresa»

I giovani sognano il posto pubblico L'indagine sugli under 21 sardi: pronti anche a lasciare l'Isola


Sognano un impiego pubblico a tempo indeterminato, non amano lavorare per conto terzi e in mancanza di un lavoro soddisfacente sarebbero pronti anche a fare le valigie per trovarlo fuori dall'Isola o addirittura oltreconfine. Sono i giovani sardi tra i 15 e i 21 anni inquadrati dall'annuale rapporto Young Business Talents sulle inclinazioni accademiche e occupazionali degli studenti pre-universitari. Il documento è riuscito ad analizzare progetti e speranze di un universo di 2,5 milioni di giovani italiani in procinto di affrontare da adulti uno dei più difficili periodi economici dal dopoguerra,
INCERTEZZA Ecco forse spiegato perché in un contesto di estrema incertezza i giovani di oggi preferiscano la sicurezza di un posto fisso da dipendente pubblico. Impiegato, insegnante, militare o postino: poco importa quale carriera si prospetti, oltre un terzo degli intervistati (il 33,65%) desidera ricevere ogni mese uno stipendio sicuro, con tanto di tredicesima, ferie e pensione assicurate. In Italia solo i giovani calabresi (col 36,84%) rappresentano una fetta maggiore dei residenti.
CARRIERA AUTONOMA La vita da libero professionista o imprenditore invece stenta ad affascinare le nuove generazioni sarde rispetto ai loro coetanei italiani. Solo il 38%, la percentuale più bassa del Paese, vorrebbe infatti una carriera autonoma. Mentalità opposta a quella registrata nelle regioni del nord, dove, per esempio, circa la metà dei giovani di Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Toscana (oltre il 54%) sogna un'azienda propria.
NEL PRIVATO Ancora meno gettonato è un futuro da dipendente nel settore privato. Dei giovani sardi intervistati solo il 28% (davanti solo al 22% della Calabria) non disdegnerebbe una professione subordinata. «La cultura d'impresa in -Sardegna è quasi sconosciuta o, ad essere più buoni, considerata una seconda scelta - commenta Giuseppe Scura, direttore Confcommercio Sud Sardegna - spesso l'imprenditore è un self made man , con buone idee ma talvolta deboli sotto il profilo della sostenibilità nel medio periodo. Senza considerare che le imprese neonate non possono fruire di un adeguato tutoraggio che consenta di superare i primi anni, più difficili e difficoltosi».
GLI SCENARI Il panorama non è certo dei più rosei, ma la tenacia dei sardi è di certo l'ultima a morire. Lo dimostra l'altissima percentuale (40,1%) di giovani che vede ai prossimi cinque anni con ottimismo dal punto di vista professionale. Una fiducia che non necessariamente verrà avvalorata nella loro terra. Gli studenti sardi, dopo quelli campani e calabresi, sono i più numerosi (il 90%) a essersi detti disponibili a oltrepassare il Tirreno per trovare una buona occupazione. Percentuale che rimane elevata (83%) anche nel caso il destino li porti all'estero.
I PROGETTI Da tempo abbiamo comunque osservato come ci siano tantissimi giovani che al posto fisso preferiscono mettersi in gioco, credendo nelle loro potenzialità e facendo impresa - dice Antonio Matzutzi presidente regionale Confartigianato imprese - lo dimostrano le 2.918 imprese under 35 in Sardegna. Donne e uomini, che hanno sfidato la crisi creando, migliorando e vendendo prodotti e servizi in tutta l'Isola, nel resto dell'Italia e in molte parti del mondo. Scambiandosi idee, esperienze, collaborazioni ma anche concretizzando il passaggio di testimone con genitori o nonni. A queste nuove leve dell'artigianato sardo dobbiamo tanto, rappresentano oggi il futuro di un'Isola che non si arrende all'emigrazione. Dobbiamo supportarli perché, oltre a svolgere la loro professione, ogni giorno si battono per costruire nuove opportunità di occupazione attraverso collegamenti tra i percorsi di istruzione, formazione e informazione ed il mercato del lavoro. Tutto ciò per avere professionisti preparati, competenti, aperti al mercato, che sappiano coniugare il sapere e il saper fare».
Luca Mascia