Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Tuvixeddu: avvisi a due dirigenti comunali

Fonte: La Nuova Sardegna
7 aprile 2008


Muri abusivi sulla necropoli scoperti dal Corpo Forestale



Presto la Procura deciderà se bloccare il cantiere del parco

MAURO LISSIA

CAGLIARI. Arrivano gli avvisi di garanzia per i muraglioni abusivi costruiti dal Comune nel parco archeologico di Tuvixeddu: esaminata la relazione del corpo forestale il sostituto procuratore Daniele Caria ipotizza l’accusa di violazione delle norme ambientali per il capo della divisione urbanistica Paolo Zoccheddu e per il funzionario Giancarlo Manis, responsabile del cantiere. Gli avvisi sono stati notificati ieri agli indagati attorno a mezzogiorno, direttamente negli uffici comunali. Nessuno si è sorpreso, perchè i contenuti del rapporto elaborato dalla Forestale - duecento pagine e settanta allegati firmati dall’ufficiale Fabrizio Madeddu - e consegnato nei giorni scorsi in Procura erano stati anticipati dai giornali. Le accuse sono ancorate a due realtà inoppugnabili: al posto delle fioriere larghe ottanta centimetri previste nel progetto esecutivo l’impresa incaricata dal Comune ha realizzato camminamenti larghi quattro metri a ridosso delle tombe puniche. Strutture enormi - come le immagini che pubblichiamo dimostrano - e assolutamente incompatibili con il paesaggio e con la delicatezza del sito storico. L’altra realtà è questa: i manufatti ‘extralarge’ sono indicati solo nel progetto esecutivo ma non in quello definitivo e quando i tecnici dell’amministrazione comunale si sono accorti che la Forestale era impegnata in controlli accurati dei documenti hanno cercato di correre ai ripari, chiedendo all’ufficio regionale tutale paesaggio una sorta di autorizzazione postuma. E’ accaduto ad agosto e a novembre del 2007: le richieste - come ha accertato la Forestale - riguardano proprio quelle modifiche, che gli ispettori avevano rilevato e fotografato quasi tre mesi prima. Peraltro l’ufficio regionale ha negato decisamente il via libera alle variazioni, mettendo il Comune con le spalle al muro: abuso evidente, senza possibilità di sanatoria. Da qui l’apertura dell’inchiesta giudiziaria, che per ora coinvolge soltanto un dirigente e un funzionario ma che presto potrebbe allargarsi. C’è da capire chi abbia lanciato l’idea di ‘sforare’ sul progetto esecutivo approvato in Regione, chi l’abbia avvallata e chi abbia girato la testa dall’altra parte mentre gli operai lavoravano alacremente alla realizzazione di un parco archeologico finito nella bufesa giudiziaria ancor prima di nascere. Perchè non c’è solo la Procura a valutare la regolarità degli interventi in corso: il 30 maggio - coi lavori sospesi in base a un accordo raggiunto davanti ai giudici amministrativi - sarà il Consiglio di Stato a decidere sul futuro del cantiere. Ma già ora - stando alle conclusioni della Forestale - emerge la leggerezza con la quale sono state assunte decisioni fondamentali per lo stato della necropoli punica. L’amministrazione Floris, all’indomani della sentenza Tar favorevole al riavvio dei lavori, aveva annunciato una richiesta di risarcimento per dieci milioni di euro nei confronti della Regione. Ora però sono i documenti a dimostrare come sia stata la Regione a voler contenere l’intervento attorno alle tombe, mentre il Comune ha scelto di ingigantire tutte le strutture murarie previste nel parco. Con una giustificazione: muri di pietre al posto del calcestruzzo - è stato detto ieri negli uffici comunali, all’arrivo degli avvisi - perchè ogni manufatto fosse rimovibile. Una spiegazione sufficiente a salvare i responsabili da un processo penale e l’amministrazione da un giudizio di responsabilità politica? La risposta spetta al magistrato, che nei prossimi giorni deciderà se ordinare il sequestro cautelativo del cantiere. Forse il provvedimento sarebbe già partito se nel frattempo l’impresa comunale - così come i privati - non si fosse impegnata a tenere le betoniere a riposo almeno fino alla sentenza del Consiglio di Stato. L’iniziativa del pm Caria mette comunque un grosso punto interrogativo su quanto accadrà dopo il 30 maggio: se anche i giudici di Roma dovessero confermare la sentenza del Tar la Procura potrebbe bloccare i lavori proprio in seguito all’abuso riscontrato dalla forestale. E qui la giunta Soru non c’entra: se qualcuno ha sbagliato, si trova all’interno degli uffici tecnici comunali. I danni dovranno pagarli altri.