Rassegna Stampa

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Confindustria ‘convoca’ Pigliaru e gli altri potenziali candidati alle Regionali

Fonte: web sardiniapost.it
18 luglio 2018

Confindustria ‘convoca’ Pigliaru e gli altri potenziali candidati alle Regionali

Francesco Pigliaru, Stefano Tunis, Paolo Maninchedda, Mario Puddu, Christian Solinas e Raffaele Paci. Sono loro i sette invitati all’Assemblea generale di Confindustria Sardegna meridionale, in programma questo venerdì – 20 luglio – nella sede di viale Colombo a Cagliari. All’ordine del giorno le politiche della Regione in materia di industria, un settore che nell’Isola registra “un’incidenza tra le più basse d’Italia e d’Europa – ha fatto scrivere nella locandina il presidente Maurizio de Pascale – e viene raffigurato come non sinergico e anzi alternativo ad agricoltura, turismo, servizi e ict”.

Confindustria chiede sul punto un cambio di rotta e prova a raggiungere l’obiettivo chiamando a raccolta il governatore uscente, ancora in partita per le Regionali del prossimo anno, e i suoi potenziali sfidanti. Una scelta che Confindustria non rende esplicita, ma a microfoni spenti trova in qualche modo conferma, anche perché i relatori coprono non casualmente l’intero arco politico. Cerchiamo allora di capire in questo pezzo perché l’associazione guidata da de Pascale abbia invitato all’appuntamento di venerdì proprio questi sette esponenti della politica sarda, affidando i saluti al sindaco del capoluogo, Massimo Zedda. Del resto non c’è mai stata una campagna elettorale senza che Confindustria non si sia schierata con questo e quel candidato.

Quanto a Francesco Pigliaru, è storia nota che il capo della Giunta non ha ancora sciolto le riserve su un’eventuale corsa bis in Regione. Meglio: l’unica volta che un giornale sardo ha scritto che non si sarebbe candidato, dalla portavoce del governatore arrivò la smentita. Vero che il gradimento di Pigliaru non è elevato, complice anche il problema di una comunicazione istituzionale che sembra aver inciso poco in questi quattro anni e mezzo. Tuttavia il presidente può giocarsi tutti gli investimenti fatti durante la legislatura e stiamo parlando di milioni e milioni di euro. Se però Pigliaru dovesse rinunciare a presentarsi alle urne una seconda volta, non si può escludere che sia Paci, l’assessore più in vista dell’Esecutivo, a prendere il suo posto. Paci si è anche allenato un anno fa a fare il presidente, proprio nel periodo in cui Pigliaru aveva avuto qualche problema di salute.

Sul fronte di Forza Italia, Stefano Tunis è uno dei candidati di cui più si parla come papabile, sebbene lui si guardi bene dal manifestare già da ora la propria disponibilità. Il consigliere regionale, ex direttore generale dell’Agenzia sarda del lavoro, ha dalla sua l’età – compie 46 anni a luglio – e il fatto di non avere alcuna indagine pendente. E in tempo di giustizialismo in salsa grillina, un simile curriculum può diventare un prezioso alleato perché assicura sul piano giudiziario la non attaccabilità da parte degli avversari. Non è poco, specie in un partito come quello azzurro che sulla contrapposizione con la magistratura ha costruito la propria fortuna, ma sono finiti i tempi del bipolarismo, quando l’unico avversario di Berlusconi era il centrosinistra. Adesso il quadro politico si è arricchito delle forze antisistema, molti sensibili alle vicende giudiziarie.

Per questa stessa ragione, Mario Puddu, ex sindaco M5s di Assemini, si sta facendo processare con rito abbreviato nell’inchiesta che lo vede imputato per abuso d’ufficio: è accusato di aver riorganizzato, dal 2013 al 2018, gli uffici del Municipio demansionando una dirigente e affidando la guida tecnica del Comune a una squadra di professionisti esterni. Puddu si sta giocando il tutto per tutto: se verrà assolto, dovrebbe essere lui il candidato M5s alle Regionali del 2019, anche in virtù del fatto che da coordinatore delle Politiche 2018 ha fatto vincere ai Cinque Stelle tutti i nove collegi uninominali e il movimento ha superato nell’Isola il 40 per cento. Nel caso in cui sarà condannato, dovrà obbligatoriamente uscire di scena.

La possibile candidatura di Paolo Maninchedda offre più opzioni di accordi: l’ex assessore ai Lavori pubblici, leader del Partito dei Sardi, da quando ha lasciato la Giunta, a maggio 2017, ha le mani libere per contestare l’operato del centrosinistra, pur governando la Regione insieme al Pd. Ma per un altro verso pezzi di Partito democratico – su tutti il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau – guardano a lui come leader della coalizione, nel caso in cui Pigliaru rinunci. Maninchedda piace ad alcuni esponenti dem per la sua capacità di raccogliere i voti indipendentisti, essendo il Pds la forza politica col maggior consenso in quest’area. Ma Maninchedda ha un dialogo aperto pure coi Riformatori che non necessariamente correranno col centrodestra.

Infine il senatore Christian Solinas, segretario del Psd’Az e deus ex machina delle epurazioni interne ai Quattro Mori per togliere definitivamente la voce alla esigua minoranza che ancora resiste a non allinearsi con Salvini (leggi qui). Solinas è stato il fautore dell’accordo con la Lega in cambio di un seggio sicuro a Palazzo Madama. Non solo: nell’ultimo Consiglio nazionale di giugno, Solinas ha detto di aver rinunciato all’incarico di sottosegretario per avere più posti di sottogoverno (enti e partecipate nazionali) da “distribuire nel partito“, chiosò. Ma adesso prende corpo un altro canovaccio: Solinas punta a fare il candidato governatore e sta organizzando incontri riservati nei territori per autosponsorizzarsi.

La strada che porterà alla definizione dei potenziali governatori è ancora lunga: solo a novembre si capirà quali saranno le coalizioni e come si presenteranno alle urne. Ma da qui all’autunno nessuno rinuncia a giocarsi la propria partita. Senza esclusioni di colpi, anche all’interno di identici o simili perimetri elettorali. Come è il caso di Tunis e Solinas, ma anche quello di Pigliaru, Paci e Maninchedda.

Alessandra Carta
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