Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Il Ppr è stato una sciagura, questa legge farà anche peggio»

Fonte: L'Unione Sarda
11 luglio 2018

Antonio Sardu, imprenditore: da rivedere i vincoli delle norme paesaggistiche

«Il Ppr è stato una sciagura, questa legge farà anche peggio» 

«Bandi, graduatorie e poi la decisione politica per dirti se devi costruire oggi o fra dieci anni. Così, chi ha investito denaro sui terreni, si ritrova davanti alla peggiore delle situazioni: l'incertezza. Prima, per le zone di espansione vicine al centro abitato, il progetto si portava in consiglio comunale, con questa nuova legge no. È assurdo».
Antonio Sardu, 70 anni, imprenditore con trascorsi da consigliere regionale e comunale nelle file del Pci, è un fiume in piena. «Ma le pare ammissibile che se io voglio realizzare qualcosa debba essere costretto a rivolgermi a qualche politico? Perché le procedure previste nelle nuove norme a questo ti portano». La proposta della giunta Pigliaru sull'urbanistica non gli piace. «Si continua a parlare di vincoli e di salvaguardia. Io sono d'accordo, ci mancherebbe pure, con la tutela dell'ambiente, dei beni identitari e storici, che ci sia una distanza tra questi e le nuove costruzioni. È giusto. Ma prima vediamo quali sono questi beni identitari, perché se nell'elenco si mettono, giusto per farle un esempio, anche le chiese edificate cinque anni fa non mi sta più bene».
Lei cosa farebbe?
«Intanto metterei mano al Piano paesaggistico regionale, che si è rivelato per quello che era: una sciagura. Ha distrutto il movimento cooperativo, ora letteralmente scomparso insieme a centinaia e centinaia di posti di lavoro. E, soprattutto, ha inserito la retroattività delle norme. Basti pensare a quanto accaduto a una coop a Piscinnì dopo un investimento di 10 milioni di euro. Non è una legge di tutela è una legge di vincoli. Nel '90, quasi trent'anni fa, a Villasimius ho costruito a 5 chilometri dal mare e ho venduto tutto. Oggi non sarebbe più possibile».
Suggerimenti alla politica?
«Ripeto, cancellerei subito la retroattività delle norme. Altrimenti i nostri consiglieri regionali devono trovare il coraggio di dire che in Sardegna non si può più fare nulla. Il segretario della Cgil Carrus, che dovrebbe avere a cuore il futuro della Sardegna, sostiene che l'urbanistica è un problema secondario e che la Regione dovrebbe puntare sulle politiche del lavoro. Ma che lavoro può essere creato con queste norme? Si riempiono tutti la bocca con il turismo, tirando fuori numeri per affermare che nell'Isola sono tornati i grandi flussi che sembravano dimenticati».
Non è così?
«Sono stupidaggini. La verità è che noi stiamo intercettando i turisti che fino a qualche anno andavano nel nord Africa e che oggi, per il timore degli attentati terroristici, hanno cambiato destinazione. Mi preoccupa, semmai, il fatto che si gioisca per il ritorno nell'Obiettivo 1. Stiamo tornando indietro dopo anni di scelte politiche sbagliate, come si può esserne felici?».
Da consigliere regionale ha avuto modo di lavorare con Luigi Cogodi, rimpianto assessore all'Urbanistica, cosa è cambiato da allora?
«Tutto, e radicalmente. Lui era aperto e la sua legge (la 45/89, ndr ), che ha posto fine alle speculazioni edilizie sulle coste, è stata approvata dopo aver sentito tutti. Ha impiegato un anno e mezzo per la stesura. Giusto per intendersi, Soru ci ha messo quindici giorni per il suo Ppr. Pensato da lui e avvallato dalla sua maggioranza dalla quale, nonostante ci fossero molte divergenze, non è stata pronunciata una parola per accennare anche la minima osservazione. Adesso arriva questa proposta messa su da quattro dirigenti con l'intento di assestare il colpo finale all'urbanistica sarda».
Perché questo pessimismo?
«Il mio è realismo. L'articolo 29 racchiude quanto le dico. Prevede un “dibattito pubblico per le opere di grande impatto”. Quindi, porti e aeroporti, strade e ferrovie, infrastrutture varie e opere di importi superiori ai 50 milioni di euro. Ora, a prescindere dalla demagogia di uno strumento simile, che peraltro non è consultivo ma vincolante, trovo sia piuttosto difficile coinvolgere la grande massa dei cittadini del territorio interessato. Più facile che a partecipare a questi “dibattiti” saranno le associazioni ambientalistiche che, per loro natura, sono contrarie a qualsiasi intervento infrastrutturale. La conseguenza è evidente così come i danni per i sardi».
In sintesi, questa legge non deve essere approvata.
«No, nel modo più assoluto. Mi preoccupa che Soru continui ad avere ancora tanta influenza sulle politiche del Partito democratico. Finché c'è lui, sarà impossibile rivedere il Ppr e pensare di migliorare il governo del territorio. Le sue pressioni hanno fatto eliminare l'articolo 43 della nuova legge, l'unica parte in cui si intravedeva un'ipotesi di sviluppo turistico».
Vito Fiori