Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Il mondo sommerso scoperto dagli speleosub Sott'acqua c'è un tesoro Grotte e cavità naturali con acc

Fonte: L'Unione Sarda
6 luglio 2018

CALAMOSCA-SANT'ELIA.

Il mondo sommerso scoperto dagli speleosub Sott'acqua c'è un tesoro Grotte e cavità naturali con accesso dal mare

Il tesoro è sott'acqua. Non solo grotte e anfratti disseminati sotto l'asfalto, nella città sotterranea che custodisce una ricchezza solo in parte svelata ai comuni mortali. Nello specchio di mare tra Calamosca, Cala Fighera e Capo Sant'Elia si nascondono autentici gioielli marini, di straordinario valore, beni supertutelati con i vincoli del Piano paesaggistico regionale. Chi li ha mai visti?
FASCINO SOTT'ACQUA Le conoscenze dei cagliaritani non vanno oltre la famosa Grotta dei colombi, una delle tante cavità naturali sotto la Sella del diavolo. Ci si arriva dal mare, dove si affaccia il suo tipico ingresso triangolare, con gommone o barca ma l'accesso è off limits ai più: solo esperti speleologi, certificati e autorizzati, possono avventurarsi nell'esplorazione per le loro attività. Chiunque altro lo farebbe a suo rischio e pericolo: è assolutamente proibito avvicinarsi alle falesie di Capo Sant'Elia, con limiti di distanza di 150 metri imposti dalle ordinanze di Capitaneria e Guardia costiera e di 15 per il pericolo frane. «A meno che non si venga autorizzati, come nel mio caso», spiega Daniela Pani, speleologa cagliaritana di fama internazionale, nonché geofisica presso la direzione generale della Protezione civile.
CENSIMENTO Ci si deve affidare agli esperti per scoprire le cavità marine di Cagliari: nel mare nostrum la Federazione speleologica sarda ha censito 17 grotte (non turistiche), ognuna documentata nel catasto speleologico regionale, unica fonte d'informazione e documentazione su grotte e aree carsiche della Sardegna. Alcune cavità sono completamente sommerse in acqua, raggiungibili solo da subacquei speleologici, abilitati da una commissione (presieduta dal sardo Leo Fancello) della società speleologica italiana.
IL CASO THAILANDIA Anche gli occhi della Sardegna sono puntati in questi giorni sul salvataggio dei ragazzi intrappolati nella grotta di Tham Luang. «Eravamo pronti a partire anche noi, come corpo del contingente italiano di soccorso», spiega Pani, esperta di grotte in Thailandia e Cina, «la burocrazia ce l'ha impedito: ho seguito tutte le operazioni in collegamento con gli americani e gli inglesi. Ero certa che li avrebbero trovati, ma avrebbero subito dovuto chiamare gli speleosub. Da noi non potrebbe mai accadere una situazione del genere e, in ogni caso, con il nostro Soccorso speleologico italiano, di cui i sardi sono la componente più forte, non sarebbe passato così tanto tempo». Una grande macchina dei soccorsi che lavora in silenzio, mossa anche dall'impegno di gruppi speleologici, come il Centro studi ipogei Specus, in prima linea con addestramenti e lezioni, coordinate da Francesco Randaccio, sui sotterranei della città. La regola vale per tutti: mai improvvisarsi esploratori.
C. Ra.