Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Consumi record: 440 litri a testa

Fonte: L'Unione Sarda
2 luglio 2018

Tutti i segreti della rete idrica cittadina che è tra le peggiori in Italia per gli sprechi

 

 

In Italia consumiamo ogni anno quasi 14 miliardi di litri di acqua minerale, circa 200 per abitante, pari a sette miliardi di bottiglie. Ci sono 168 stabilimenti che imbottigliano oltre 300 marche diverse e la spesa media per ogni famiglia è stimata in oltre 200 euro.
Numeri impressionanti, che però impallidiscono di fronte a quelli relativi al consumo di acqua pubblica. Nonostante anche i cagliaritani per bere preferiscano (anche se sempre meno) l'acqua in bottiglia, l'utilizzo di quella fornita dalla rete cittadina è da record: secondo i dati di Abbanoa complessivamente a Cagliari vengono distribuiti in media 1.020 litri al secondo, con una dotazione idrica giornaliera pari a circa 440 litri per abitante, il doppio della media italiana che secondo gli ultimi dati Istat è di 220 litri e ben undici volte superiore al fabbisogno minimo stabilito dall'Onu che è di 40 litri pro capite. Un dato in cui sono compresi anche i consumi della cosiddetta “popolazione fluttuante”, cioè persone che gravitano nel capoluogo ma risiedono altrove.
Ma da dove arriva l'acqua di Cagliari che secondo l'indagine di Altroconsumo è la quinta migliore d'Italia? Attualmente tutto l'approvvigionamento è garantito da due impianti di potabilizzazione - quello del Simbirizzi in territorio di Quartucciu e quello di San Michele sotto l'omonimo colle - che rendono potabile l'acqua grezza proveniente di norma dal lago Mulargia. In casi eccezionali, come accaduto nei giorni scorsi, possono essere attivati dei collegamenti alternativi che convogliano nei potabilizzatori l'acqua proveniente dai bacini del Tirso e del Cixerri. Una volta resa potabile l'acqua viene stoccata nei serbatoi cittadini - che sono in tutto sei - e poi distribuita attraverso 380 chilometri di condotte che scorrono sotto il suolo e la portano in ogni casa. I sei grandi serbatoi si trovano in tre diversi punti della città: tre sono a San Vincenzo, dove sopravvive ancora una parte del primo deposito realizzato nel 1861, due si trovano a Monte Urpinu e uno a San Michele.
Complessivamente il volume di accumulo è pari a circa 110.000 metri cubi, il che garantisce un'autonomia di circa 24 ore. Buona parte del fabbisogno della città dipende dal serbatoio sotterraneo di San Michele che ha una capacità complessiva di quasi 48 milioni di litri. Costruito 22 anni fa è il più recente e anche il più grande della città.
I controlli sulla qualità dell'acqua immessa nella rete - assicura Abbanoa - sono stringenti e attuati con tecnologie all'avanguardia. Tutti i serbatoi sono infatti dotati di sonde a immersione e a ultrasuoni, misuratori di portata a induzione elettromagnetica collegati al sistema di telecontrollo. «È un sistema altamente tecnologico che consente una gestione efficiente e in tempo reale dell'intero acquedotto cittadino», spiegano da Abbanoa.
L'altra faccia della medaglia è però rappresentata dalla grande quantità di acqua che viene dispersa a causa delle troppe falle di una rete in parte ormai obsoleta. Proprio in questi giorni in via Saturnino, dal muro che sostiene il terrapieno una falla ne riversa litri e litri sulla strada. Stando alle pagelle verdi stilate nell'ultimo rapporto “Ecosistema urbano” da Legambiente e Ambiente Italia, tra i 104 capoluoghi di provincia Cagliari è al 93esimo posto per le perdite della rete (oltre la metà dell'acqua immessa viene dispersa) e al 61esimo per consumo idrico pro capite. Uno spreco inaccettabile che pesa in termini ambientali quanto l'eccessivo utilizzo di materiale plastico.
M. Le.