I tagli dopo la riforma digitale dell'Istituto previdenziale che trasferisce molti servizi sul web
No dei sindacati e dei vertici regionali: penalizzati gli anziani La scure del presidente nazionale dell'Inps Tito Boeri, che ha deciso di non fare un passo indietro sullo spostamento di gran parte dei servizi sul web, si abbatte sulla Sardegna. Per effetto della riforma digitale annunciata dall'Istituto di previdenza, dettata soprattutto dall'esigenza di contenere i costi, l'Isola perderà undici agenzie su diciotto: Assemini, Carbonia, Lanusei, Senorbì-Isili, Tempio, Alghero, Ozieri, Ghilarza, Sorgono, Siniscola, Macomer.
L'ALLARME «In questo modo verranno tagliati solo i servizi», denuncia Fabrizio Carta, presidente del comitato provinciale Inps Cagliari. Martedì scorso l'organismo ha incontrato i sindacati per rilanciare l'allarme dopo l'ultimo atto ufficiale di Roma: cioè, la pubblicazione della determina che conferma la volontà di tirar dritto senza considerare che la Sardegna ha specificità diverse dalle altre regioni. «Si tratta di una riforma calata dall'alto che non tiene in considerazione le nostre peculiarità e cancella oltre la metà delle agenzie sarde con un danno che colpisce soprattutto la fascia di cittadini più deboli», i pensionati appunto, soprattutto coloro che abitano nelle zone più interne e periferiche dove i collegamenti sono spesso un incubo. Contraria ai criteri della riforma che rischiano di cancellare le sedi è anche la direttrice regionale dell'Inps Cristina Deidda: «Comprendiamo lo spirito della riforma ma i criteri sui quali poggia sono inconciliabili con la Sardegna perché rischiano di penalizzare i pensionati che hanno ancora necessità di poter contare sullo sportello fisico».
I CRITERI Il piano dell'Istituto di previdenza prevede, infatti, il taglio di tutte le agenzie presenti nei territori che non raggiungono i 60.000 abitanti, la cui forza lavoro sia inferiore a dieci unità. Di fronte a questi parametri, in Sardegna spariranno le agenzie di Senorbì-Isili, Tempio, Alghero, Ozieri, Ghilarza, Sorgono, Siniscola, Macomer, Assemini, Lanusei e Carbonia. Considerato, inoltre, che 119 Comuni sardi sono sotto i 1.000 abitanti, e l'annosa questione, più volte denunciata, della carenza di personale, «alla direzione generale dell'Inps dobbiamo spiegare che i criteri proposti non si possono applicare all'Isola e che bisogna studiarne di nuovi, più adatti alla realtà socio-economica della Sardegna», spiega Fabrizio Carta.
LA BATTAGLIA Difendere la presenza delle sedi fisiche, nonostante la rivoluzione digitale in atto, non è un capriccio della Sardegna. «È una necessità», ribadisce Carta, «perché qui, con il problema della mobilità locale, raggiungere una sede più lontana è molto più complicato che in altre regioni e perché la Sardegna ha un indice di vecchiaia molto più elevato». A questo va aggiunto il divario digitale che rende difficile, spesso impossibile, riuscire a gestire certi servizi interamente su una piattaforma digitale. Non bastasse tutto questo, c'è poi il paradosso della solidarietà. Nonostante il personale sia insufficiente, infatti, sulla Sardegna è stata scaricata anche la gestione di pratiche per il Veneto. «Un fatto grave», conclude Carta, «soprattutto perché nella sede di Cagliari, per esempio, si accumulano pesanti ritardi. Chiediamo anche l'intervento della Regione affinché l'organico nell'Isola sia aumentato attraverso i concorsi, già banditi, o attraverso eventuale mobilità da altri enti».
Mauro Madeddu