Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

E ora la “pianta dell'ammiraglio” sta rischiando davvero di morire

Fonte: L'Unione Sarda
21 giugno 2018

VIA SAN LUCIFERO. Neanche l'impalcatura sembra più in grado di reggere i rami dell'albero

 

 

 

Di quel maestoso albero se è occupato anche Siro Vanelli, il grande botanico scomparso il 4 febbraio di 18 anni fa. Ed è stato proprio lui, spulciando tra i vecchi numeri de L'Unione Sarda , a scoprire la storia della prosopis torquata che, da quasi duecento anni, campeggia all'interno del Parco delle rimembranze, all'angolo tra via Sonnino e via San Lucifero. Un albero maestoso che, però, non sembra godere di buona salute, nonostante le impalcature sistemate per reggere i suoi rami.
LA STORIA Cagliari rischia di perdere, in tempi più o meno brevi, un albero che ha una storia affascinante da raccontare. E che, addirittura, si fregia di un nome di “battesimo”. È “l'albero dell'ammiraglio”. Intorno al 1840 una nave britannica approdò in città, non si sa se per affari o soltanto per trovare un riparo dalle avverse condizioni meteorologiche. Quello che è certo è il fatto che l'equipaggio della nave (adibita al trasporto di alberi per scopi commerciali) fu accolto in città con un grande ricevimento. E il comandante della nave decise di ricambiare l'ospitalità donando un esemplare di una piante originaria delle zone aride e desertiche dell'America del sud, la prosopis torquata, detta anche albero ferro, per la robustezza del suo legname.
LA PRESENZA Per quasi duecento anni, l'albero ha fatto bella mostra di sé proprio davanti all'ingresso dell'Exma. E ha avuto anche “figli”: un esemplare di prosopis torquata, nato proprio dal seme della pianta di via San Lucifero, è cresciuto all'interno dell'Orto botanico. Alberi splendidi, maestosi che, tra l'altro, producono piccoli legumi a forma di mezzaluna che vengono utilizzati per scopi decorativi.
LA SITUAZIONE Ma sia l'albero del Parco delle rimembranze che quello dell'Orto botanico stanno benissimo. «Questa volta», interviene proprio il direttore dell'Orto botanico Gianluigi Bacchetta, «nessuno ha colpe: non sono responsabili i giardinieri né chi ne ha il compito di occuparsene». Il problema è che la natura fa il suo corso. «Questa», riprende Bacchetta, «non è una pianta longeva. Tra l'altro, a rendere ancora più breve la sua vita è il fatto di trovarsi in piena città». Il Comune ha piazzato un'impalcatura per reggere i rami. Ma l'intervento è solo un palliativo. «Purtroppo», conclude il direttore dell'Orto botanico, «potrebbe bastare un colpo di vento o un forte temporale a farlo collassare definitivamente». E a cancellare definitivamente la storia della “pianta dell'ammiraglio”.
Marcello Cocco